Alta Langa: meno conosciuta e misteriosa

da | 28 Giu, 2024 | Lifestyle, Tutto food, Viaggi

Un territorio da scoprire a ritmo slow, magari attraverso passeggiate ed escursioni tra natura e cultura: l’Alta Langa è tutta da vivere

La Langa singolare e non langhe al plurale. Singolare come il suo territorio formato da tre sistemi collinari paralleli dai crinali lunghi e sottili, disegnati dai fiumi Bormida, Belbo e Tanaro. La Langa deve essere vissuta, camminata, respirata. Capita ed esplorata a più livelli, dal paesaggistico al gastronomico, dal naturale al monumentale, dall’artistico allo storico.

Una Langa affascinante e misteriosa

Bassa e Alta Langa. Questa è forse l’unica vera divisione. La prima, tra i 300 e i 600 metri di altitudine, degrada verso il fondovalle Tanaro ed è caratterizzata dalla vasta presenza di vigneti. Molto conosciuta e frequentata da visitatori provenienti da tutto il mondo in parte richiamati dal mito del Barolo che qui si produce. Ma c’è una Langa meno conosciuta, affascinante e misteriosa quella che si sviluppa dai 600 sino ai 900 metri. Qui la natura è più varia. Man mano che si sale in altitudine la natura diventa più selvaggia, le vigne lasciano il posto a noccioleti, a pascoli di capre e pecore che offrono due formaggi iconici, la toma di Murazzano e la robiola di Roccaverano, a campi di grano autoctono che contribuiscono a rendere cromaticamente ancora più bella questa terra, e, poi, a boschi di faggi e castagneti. I centri abitati diradano e sono arroccati nei pendii vicino al crinale. La percezione è immediata. La differenza balza subito all’occhio.

Da scoprire lentamente

“Terra letteraria: i partigiani di cui scrive Fenoglio, i gorghi del Belbo che inquietavano Pavese, la strada del sale e dell’acciuga che porta in Liguria cara a Nico Orengo […]. È terra di cose belle e buone”, scrive Aldo Cazzullo nell’introduzione al libro Alta Langa di Slow Food Editore (ottimo compagno per visitare e capire questi luoghi). Non va dimenticato che questi sono i luoghi della Malora (dal famoso romanzo di Beppe Fenoglio), qui la gente ha fatto vite grame. Terra dura da dissodare. I prodotti che si traevano poco valorizzati. Grandi ondate migratorie e la piaga dello spopolamento verso il nuovo mondo e verso il richiamo dello stipendio sicuro delle fabbriche di città. Negli ultimi anni le cose sono cambiate grazie alla nocciola, la tonda gentile tribolata, una varietà autoctona che ha doti particolari apprezzate in pasticceria. Invece chi vive di pastorizia fa ancora fatica. Qui la Langa ha ancora mantenuto l’anima dei suoi abitanti, i langhetti (e non langaroli). Dopo ogni curva, un paesaggio straordinario, panorami che tolgono il respiro: non c’è luogo che non abbia qualche meraviglia più o meno nascosta. Per questo l’Alta Langa è da vivere slow, per dimenticare le frenesie della quotidianità, e ci sorprenderà.

Perle incastonate in paesaggi unici

Ogni paese ha un castello, una pieve, un monastero, torri che meritano una sosta. Un patrimonio troppo nascosto e poco conosciuto come le decorazioni della pieve di San Martino a Saliceto o quelle della chiesa campestre di San Fiorenzo di Bastia Mondovì. Il castello degli Scarampi di Prunetto attorno al quale è sorto il paese. Senza trascurare la chiesa romanica della Madonna della Pieve a Cortemilia o quella della Madonna dell’Acqua Dolce di Monesiglio, la torre medievale di Camerana o quella di Murazzano. O paesi come Bossolasco con le insegne dipinte e le rose, Paroldo con l’ecomuseo della pecora o Sale San Giovanni che a fine giugno si colora di viola per la fioritura della lavanda. Fino a giungere alla sommità della Langa, a Mombarcaro dove nelle giornate limpide si vede il Mar Ligure da cui soffia il marin, un vento caldo e umido, che secondo alcuni forgia il carattere dei langhetti. L’elenco potrebbe continuare, perché l’Alta Langa è disseminata di queste perle incastonate in paesaggi naturalisti unici che, insieme ai panorami, si susseguono a ogni cambio di direzione.

A piedi tra natura e cultura

La Langa è da camminare e i percorsi non mancano. Il principale da fare in più giorni è la Grande Traversata della Langa, da Saliceto a Santo Stefano Belbo che invita a scoprire “al ritmo dolce della pedalata o del passo” questo angolo di Piemonte per una visione d’insieme. La passeggiata alle sorgenti del fiume Belbo, un’area protetta straordinaria, un altipiano ondulato dove si alternano boschi e prati. In questa zona umida, insolita in Langa, crescono diverse specie botaniche tra cui 22 orchidee selvatiche. Da Castello Uzzone, frazione Poggiolo, si parte per il Bricco dei Faggi, una faggeta con esemplari ad alto fusto. Ci sono sentieri che uniscono natura e cultura come quelli dedicati a Fenoglio e Pavese. Merita sicuramente una sosta San Benedetto dove Fenoglio trascorreva lunghe giornate e ha ambientato la Malora. Qui una passeggiata ad anello con pannelli esplicativi racconta il rapporto tra lo scritto e il paese e la Langa. Sempre per scoprire i luoghi fenogliani interessante è ripercorrere il sentiero del partigiano Johnny da San Bovo di Castino alla chiesetta di Sant’Elena. Ben quindici sono i sentieri pavesiani, la partenza è a Santo Stefano Belbo.

Da segnare anche cinque sentieri organizzati dal Multimedia Outdoor Museum: un viaggio virtuale per addentrarsi nel mondo pavesiano. Dalla frazione Camo parte una passeggiata tra 90 opere di artisti che hanno soggiornato nella zona. Una tappa in osteria potrebbe essere l’ideale conclusione per assaporare piatti che sono l’ideale continuazione del paesaggio e dell’agricoltura respirati qualche istante prima.

di Valter Musso

slowfood.it

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