Quando Caterina ha compiuto 40 anni avrebbe voluto fare un discorso. Un discorso bello, profondo, pensato per onorare le amicizie di una vita, una per una e tutte insieme, per ringraziare chi aveva contribuito a rendere l’esistenza fino a quel momento così divertente, ampia e comunque, anche nei dolori, intensa e condivisa con gli affetti più vicini.
Ma a 40 anni era ancora (ancora!) timida, Caterina, e quella sera di marzo del 2014 pioveva, e lei era felice e sofferente perché l’amore nella sua vita c’era ma era complicato e aveva fatto tanti chilometri nella notte per lasciarle un mazzo di rose e un biglietto dolce e poi era ripartito subito, e poi pioveva pioveva pioveva, e pioveva anche sulla torta alla panna e le candeline franavano tra le fiammelle e l’acqua sul pandispagna e bisognava soffiare in fretta e tagliare in fretta e l’attimo del discorso se l’erano mangiato la timidezza e la pioggia, mentre le parole si erano sciolte in gola come pois di zucchero colorati, la musica la danza i calici la confusione avevano fatto il resto e Caterina aveva detto vabbè, poi quando ne avrò 45 lo farò, il discorso e anzi canterò pure, canterò e farò un discorso e romperò uno dei tabù di quando ero bambina, di quando mio padre mi diceva ma quanto sei stonata figlia mia, stai zitta ti prego.
Realizzare desideri in sospeso
Prenderò lezioni di canto, pensava Caterina nei primi giorni dopo i quaranta, voglio cantare due o tre canzoni, riprendermi la voce, il piacere di cantare, la gioia. E poi il tempo era passato, le lezioni di canto le aveva prese sì, ma la maestra non era contenta, la spronava a fare di più, più esercizi, più fatica, più vocalizzi e poi un monito: devi andare a correre per rafforzare il diaframma perché per cantare bisogna avere un corpo forte, allenato, capace di sostenerti. E Caterina aveva mollato. I 45 li aveva festeggiati con le amiche del cuore, davanti a una torta ricoperta di fiori freschi e una buona bottiglia di vino francese e tante tantissime risate. Niente discorsi o canzoni, ma molti sguardi calorosi, abbracci, gioia.
Eppure, i desideri incompiuti continuano a bussare alle porte della notte, a cercare la loro via per fiorire alla luce del giorno. E così, per il suo ultimo compleanno, il quarantottesimo, Caterina ha trovato un modo, più semplice e più agile, per realizzare i suoi due desideri in sospeso, senza dover fare per forza una performance per la quale non sarebbe mai stata pronta. Avrebbe cantato, sì, le sei canzoni più importanti della sua vita ma non da sola: le avrebbe cantante insieme alle sue amiche, e ciascuna di loro era invitata a cantare le proprie. Un karaoke in allegria, in poche parole.
Parole come orientamenti sonori
Ma anche un karaoke pieno di sentimento, di vita vissuta, di ricordi e della voglia di condividerli. E così è stato: Caterina ha cantato Sei nell’anima di Gianna Nannini per ricordare quella volta in cui numerose lettere di ragazze e ragazzi sconosciuti arrivarono nella sua cassetta della posta di tredicenne, dopo che il mensile Tuttomusica aveva pubblicato una sua lettera in cui parlava di come si era sentita a un concerto della Nannini e lei aveva scoperto così il potere delle parole che ti connettono alle persone, Marlon Brando è sempre lui di Ligabue per ricordare gli anni belli dell’università e il suo amico Andrea che ora non c’è più ma continua a dirle, attraverso le canzoni e le rondini che volano nel cielo, di vivere la vita fino in fondo e di danzare, La canzone dei vecchi amanti di Battiato perché tiene insieme il tempo dell’amore in un abbraccio struggente e carico di complessità e di senso, Dancing in the dark di Bruce Springsteen per la musica che ti rimette in piedi quando stai crollando, Voyage Voyage di Desireless perché come si fa a stare fermi e a stare soli quando c’è tutto il mondo da vedere e le amiche con cui condividere ogni scoperta e infine Anna e Marco di Lucio Dalla perché “l’America è lontana, dall’altra parte della luna” e figlio bello e grande di Caterina, è davvero ora che torni dalla tua mamma, da questa parte della luna.
La vita va celebrata spesso, e insieme
Per ogni canzone Caterina ha detto due parole, un piccolo discorso dedicato a ciascuna delle amiche presenti e, nel riflettere sul perché fossero canzoni così importanti, ha capito tante piccole cose di sé e, con un po’ di ambizione, forse anche della vita, parole come bussole, orientamenti sonori che collegano il passato al presente e si aprono al futuro. Anche le amiche di Caterina hanno condiviso esperienze e pensieri e la serata è stata la quintessenza della festa e della commozione. Ma: mancavano almeno due amiche care di Caterina e quindi bisogna rifare presto un’altra festa, un altro giro di karaoke e di meraviglia, che gli anni passano e la vita va celebrata sempre più spesso e sempre di più. E insieme.