Allenare l’intuizione numerica sin da piccoli attraverso giochi e attività divertenti per rendere la matematica accessibile e stabilire una buona connessione emotiva
La matematica è la rappresentazione astratta del mondo che ci circonda: ci permette di analizzare e interpretare la realtà. Non solo numeri e calcoli, ma anche quantificazione, spazio, geometria, dimensione, misura.
Percepita spesso a scuola come materia ostica, difficile, per cui non ci si sente “portati” o addirittura non abbastanza intelligenti.
Non raggiungere risultati soddisfacenti è un fatto comune: a parlare sono le prove INVALSI 2024, che segnalano la necessità di mettere in atto interventi mirati per migliorare l’insegnamento della matematica.
Eppure, si può provare a superare questo grande scoglio ripensando alla modalità di insegnamento e ai tempi secondo i quali numeri e quantità vengono proposte ai bambini.
Ne abbiamo parlato con Barbara Franco, autrice e ideatrice della collana educativa QUID+, che da anni diffonde l’idea del crescere allenando e sviluppando al meglio l’intelligenza numerica attraverso libri e giochi educativi come La mente matematica, Il mago delle tabelline o Coding con le fiabe.
Visualizzare le quantità
L’intuizione matematica, conosciuta come subitizing, è una capacità innata che ci permette di riconoscere il numero di oggetti in un insieme senza doverli contare uno per uno. Questa capacità, che hanno anche gli animali, in misura minore, può essere allenata quando si è piccoli ed il nostro cervello è ancora molto plastico, ma è una possibilità che non abbiamo più da adulti.
“La matematica è tutto intorno a noi, eppure i bambini non sempre sono esposti a stimoli che li portino ad allenare questa abilità e mantenerla nel tempo”, spiega Barbara Franco, laureata in Ingegneria, che con i numeri ha grande dimestichezza.
“Visualizzare le quantità è una competenza fondamentale. Normalmente una persona ha un subitizing di 3 ma, allenando i bambini fin da piccoli, si può addirittura arrivare a subitizing 100. Per farlo, si possono utilizzare, per esempio, delle carte che rappresentano quantità, arrivando a risultati sorprendenti”.
Ufficialmente, il vero insegnamento della matematica come la conosciamo inizia con la scuola primaria. “Molti bambini alla primaria fanno fatica a comprendere concetti matematici astratti perché non hanno avuto esperienze concrete di manipolazione e visualizzazione delle quantità. La matematica all’inizio è assolutamente visiva, e uno degli ostacoli dell’apprendimento tradizionale è l’inserimento precoce delle cifre, che sono una rappresentazione simbolica. Insegnare a scrivere il numero 5 prima di visualizzarlo significa saltare un passaggio importante. È come imparare a scrivere in italiano prima di saper parlare”.
Motivare, coinvolgere, divertire
I libri e i giochi incoraggiano i genitori e gli educatori a introdurre attività ludiche che permettano ai bambini di esplorare e capire le quantità in modo tangibile.
“La manipolazione di oggetti, i giochi di conteggio e le attività pratiche sono fondamentali per costruire una solida base di comprensione numerica perché la matematica non è un compito gravoso ma può essere un gioco stimolante, un’avventura e una sfida positiva. E quando i bambini si divertono sono più motivati e più aperti all’apprendimento”.
Ad esempio il calcolo mentale spesso non viene adeguatamente allenato nella scuola primaria, eppure è un’attività che andrebbe, nel modo giusto, presentata già alla scuola dell’infanzia.
“Sono convinta però, che al di là della scuola, noi genitori possiamo fare la differenza. Durante le camminate in montagna, ad esempio, proponevo a mio figlio la matematica come ‘scacciapensieri’: lo divertiva, teneva allenata la capacità di calcolo e percorreva distanze senza accorgersene. Sono attività che portano benefici più avanti, è importante allenare questa competenza prima del 7 anni di età, ovvero prima che la matematica diventi materia scolastica. Come avviene con la lettura condivisa sin da piccoli, lo stesso dovremmo fare con numeri, calcoli e quantità, per favorire successivamente un apprendimento più naturale e coinvolgente, e non traumatico come spesso avviene”.
L’importanza dell’educazione prescolare
Anche se le linee guida per la scuola dell’infanzia indicano l’importanza di sviluppare competenze di base come la comprensione dei numeri, la quantità, lo spazio e le relazioni, non sempre vengono proposte attività pratiche in grado di allenare davvero l’intuizione matematica.
“I benefici sarebbero tantissimi: i bambini sviluppano una comprensione più profonda delle quantità, migliorano le loro capacità di calcolo mentale e acquisiscono una maggiore sicurezza nelle proprie competenze matematiche”.
Per farlo, Barbara Franco ha scelto metodi come quelli di Glenn Doman e Makoto Shichida. Secondo Doman, le flashcard sono utilissime per allenare le capacità numeriche dei bambini, e basta visualizzarle solo per pochi secondi. Shichida dimostra invece che l’infinito potenziale del bambino non può prescindere dalla presenza e dal coinvolgimento del genitore.
“Esistono tante attività molto efficaci che possono essere proposte già dai due anni. I bambini vedono riconoscono le quantità e memorizzano in modo incredibile. Anche integrare l’allenamento visivo con la percezione sensoriale è un buon metodo, come salire le scale e contare i gradini, oppure toccare gli oggetti e percepirne le forme e le dimensioni, seguendo il metodo montessoriano. Tutto ciò contribuisce a creare un ambiente positivo e stimolante, dove i bambini possono esplorare la matematica senza paura di sbagliare”.
Una materia vittima di pregiudizi
Con il giusto approccio, la matematica può diventare una materia amata e compresa, senza paura e senza stress. Serve “seminare” nel modo giusto e con i giusti tempi, perché se durante l’apprendimento delle basi a scuola si riscontrano già delle difficoltà, quando il gioco si fa più complicato, i compiti a casa e in classe si trasformano in un incubo: non è solo questione di allenamento, ma di connessione emotiva e di influenza culturale.
“Da sempre se un allievo riesce bene in matematica, gli insegnanti lo etichettano come intelligente, se lo stesso avviene in italiano o inglese è semplicemente bravo o brava o si impegna. Eppure, secondo Gardner, siamo dotati di nove intelligenze, e quella logico-matematica è una di queste. Non è una questione di DNA, ma di corretto allenamento. E quando arriva il momento di scegliere la scuola secondaria di secondo grado, chi è etichettato come ‘non portato in matematica’ si auto-elimina da alcuni percorsi scolastici, e chi riesce bene in matematica invece si sente libero di scegliere qualsiasi percorso gli piaccia di più. Il rapporto con questa disciplina, quindi, influisce anche nella scelta del percorso futuro.
E poi c’è spesso anche un condizionamento dettato dall’esperienza che il genitore ha con la materia: se da piccola ho avuto un pessimo rapporto con la matematica e la collego a emozioni negative, facilmente trasmetterò a mio figlio la mia esperienza. Se ci pensiamo, chi cresce in una famiglia che ama la musica, probabilmente a scuola avrà un approccio positivo con questa materia”.
Giusta connessione emotiva con la disciplina, stimoli divertenti che provengono da scuola e famiglia, allenamento dell’intuizione numerica prima dei 7 anni: sono questi gli ingredienti che possono portare alla costruzione di una relazione positiva con la matematica.
“Ovviamente, una volta iniziata la scuola primaria, il metodo adottato dall’insegnante diventa fondamentale. Il supporto della calcolatrice, per esempio, non deve essere considerato, perché allenare il calcolo mentale è fondamentale. E poi, sdrammatizzare se i compiti a casa sono ripetitivi e noiosi, magari diluendoli in più giornate aggiungere una componente attiva e multisensoriale, come misurare il cortile della scuola oppure pensare gli ingredienti per fare una ricetta”.