I consigli della psicologa Giulia Marchesi e della doula Francesca Palazzetti per parlare con bambine e bambini di sessualità con serenità e consapevolezza
Come nascono i bambini? Cosa significa “fare sesso”? Cosa sono le mestruazioni? L’elenco potrebbe continuare ancora a lungo: le curiosità dei bambini intorno alla sessualità sono tante, ma non sempre da genitori si è preparati a rispondere, per imbarazzo o difficoltà nel capire cosa è meglio dire e quando farlo. Ma, come raccontano la psicologa Giulia Marchesi e la doula Francesca Palazzetti nel loro libro “I bambini non nascono sotto i cavoli”, non è mai troppo presto per l’educazione sessuo-affettiva che, contrariamente a quanto si pensa, non riguarda soltanto rapporti sessuali e contraccezione, ma investe molti altri temi. Uno su tutti: l’educazione al consenso, importante anche in termini di prevenzione e contrasto alla violenza di genere.
Nel loro libro Marchesi e Palazzetti – che si occupano di divulgazione sul tema con il progetto @webinarperdirlo – offrono molti spunti pratici su come gestire le conversazioni intorno alla sessualità con i bambini. Qui ci raccontano da dove cominciare.
C’è un’età “giusta” per parlare ai bambini e alle bambine di sessualità?
L’età giusta è quella in cui bambine e bambini chiedono: se le domande arrivano da loro, vuol dire che sono pronti a ricevere una risposta. Questo non vuol dire che, se le domande non arrivano, non si possa introdurre l’argomento. Il nostro libro parla di educazione sessuale e affettiva dagli zero anni perché fin dalla nascita abbiamo a che fare con il corpo e l’anatomia, che ci danno spunti per parlare di molte cose. Un esempio: la conquista dell’autonomia nel lavarsi da soli porta con sé elementi di educazione sessuale, al consenso e alla privacy, che sono tutte parti del macrotema dell’educazione sessuo-affettiva. A seconda dell’età ci sono poi livelli di approfondimento diversi, ma non c’è nulla che non possa essere affrontato.
Più che il famoso “discorso”, da fare una volta per tutte, è una conversazione che evolve man mano che i bambini crescono?
Affrontare il tema da subito, con piccoli tasselli che costruiscono un dialogo più ampio ha un grande vantaggio: evita l’urgenza di affrontare un discorso che, preso tutto insieme, può risultare impegnativo e imbarazzante per tutti, per noi e per loro. In questo modo la sessualità diventa un argomento, come tanti, di quelli di cui si parla tra genitori e figli.
Spesso la difficoltà principale è proprio l’imbarazzo di noi adulti nell’affrontare certi temi. Come gestirlo?
Ciascuno di noi arriva alla genitorialità con vissuti personali legati al corpo, alla sessualità e al consenso diversi. Se proviamo imbarazzo, può essere un’occasione per capire come mai ciò avviene, anche chiedendo un supporto, se necessario. Affrontare presto il tema con i propri figli aiuta a familiarizzare con noi stessi che ne parliamo e a farlo gradualmente. Ad esempio, abituiamoci con loro a nominare correttamente i genitali da subito: questo renderà quelle parole normali anche nei discorsi futuri, che non suoneranno strani né a loro né a noi.
Come molte delle domande dei bambini, anche quelle sulla sessualità possono arrivare all’improvviso e nelle situazioni più disparate. Cosa fare se non ci si sente pronti?
Anche se ci siamo preparati, può capitare che certe domande ci colgano di sorpresa. In questo caso, si può prendere del tempo e dire loro che risponderemo in un altro momento perché abbiamo bisogno di capire come farlo nel modo migliore. L’importante è che poi la risposta arrivi e che non sia solamente un modo per evitare di rispondere. Può servire anche chiedere che cosa sanno loro di un certo argomento, che cosa si immaginano, dove ne hanno sentito parlare, per poi discuterne partendo da lì.
Anche perché bambini e ragazzi parlano tra di loro e spesso circolano informazioni sbagliate o confuse…
Parlare coi bambini di sessualità sin da piccoli fa sì che poi non abbiamo dubbi sulle informazioni bizzarre che possono sentire. Anzi, possono essere loro di aiuto ai coetanei per unire puntini e far circolare informazioni corrette.
E se, invece, di sessualità non si è mai parlato e i bambini sono già grandicelli?
In questo caso, le eventuali informazioni sbagliate che hanno sentito possono essere l’occasione per affrontare il tema, decostruendo le informazioni non corrette o prendendo spunto da quelle giuste per ampliare il discorso. In ogni caso, non dobbiamo essere spaventati dal fatto che possano arrivare loro informazioni non precise: la cosa importante è costruire un dialogo che rimanga sempre aperto. Non dimentichiamoci che, man mano che bambini e bambine crescono, subentra l’aspetto del digitale: se con loro siamo abituati a parlare di sessualità, in qualunque cosa dovessero incappare, sarà più facile per loro chiederci spiegazioni e aiuto.
Qual è, invece, il ruolo della scuola, considerando che l’Italia è uno dei pochi Paesi in Europa nei quali l’educazione sessuo-affettiva non è contemplata?
Ed è un peccato: l’educazione sessuo-affettiva a scuola, inserita nei programmi, garantirebbe a tutti l’accesso a informazioni corrette, al di là degli strumenti e delle possibilità delle singole famiglie, ad esempio rispetto all’educazione al consenso, un tema collegato e importantissimo in termini di prevenzione di violenza di genere. Tra l’altro, più si cresce più certi temi entrano per forza di cose nelle classi: i ragazzi e le ragazze si aspettano che dietro la cattedra ci sia qualcuno che possa dare loro risposte. E, invece, spesso gli insegnanti non sono in grado perché in imbarazzo o perché non hanno ricevuto alcuna formazione su come farlo adeguatamente.
Nel libro affrontate anche temi come PMA, GPA, adozione: come parlarne con i bambini?
Come di qualsiasi altra nascita, in maniera onesta e sincera. Ognuno e ognuna di noi porta con sé una storia, che ha della favola per i suoi elementi di attesa e di ricerca. A volte questi vissuti vengono visti come un tabù, ma ci si dimentica che dietro ogni nascita c’è un mondo bello da raccontare che, semplicemente, ha preso delle strade alternative a quella che conosciamo di più. È un modo per familiarizzare con l’idea che esistono storie differenti, che vanno tutte bene e ciascuna ha valore. Altrimenti, il rischio è di passare l’idea che esistano storie e vissuti che hanno più importanza di altri.
Ci sono dei libri che possono aiutarci a parlare di sessualità con i bambini?
Ce ne sono molti. Ad esempio, dai tre anni consigliamo “Il tuo corpo è tuo” di Lucia Serrano, dai 6 anni, ma leggibile anche da prima insieme, “Dai un bacio a chi vuoi tu” e “La sessualità spiegata a bambine e bambini di ieri, oggi e domani” di Chiara Gregori. Dai sette anni “Sesso è una parola buffa” di Cory Silverberg e dai 14 anni “Questo libro non parla di sesso” di Erika Moen e Matthew Nolan. La cosa importante è considerare il libro un supporto, che però non deve sostituire il dialogo con bambini e ragazzi. E serve adottare un approccio critico: i libri possono contenere imprecisioni o stereotipi, ma possiamo usarli comunque come spunti preziosi per il dialogo.