La nuova famiglia di Blé: una bellissima storia di integrazione

da | 14 Feb, 2025 | Featured, Lifestyle, Storie di famiglia

Dall’incontro tra un ragazzo ivoriano arrivato in Italia dopo una infanzia molto difficile e una famiglia brasiliana straordinariamente generosa nasce una nuova, insolita e bellissima, famiglia

Ci sono famiglie che nascono da un incontro di cuori: Blè ha 22 anni ed è nato in Costa d’Avorio. Michelle, Bruno ed Enzo sono brasiliani. Si sono conosciuti nel 2023, a Rivarolo, in Piemonte, dove vivono. E da questo incontro, fortuito e del tutto improbabile, è nata una famiglia. Meravigliosa.

La storia di Blé

Blé ha solo 22 anni ma ha già vissuto tante vite, attraversato esperienze dure e dolorose che dalle nostre esistenze protette possiamo solo immaginare. “Sono orfano e fino a 10 anni ho vissuto con mia nonna nel nostro villaggio, Teison. La nonna preparava medicine e rimedi tradizionali a partire dalle radici delle piante: grazie al suo lavoro ha potuto pagare i miei studi. Il primo giorno di scuola è stato uno dei più felici della mia infanzia: ricordo ancora la gioia e l’emozione. Eravamo una sessantina di bambini, c’era un solo maestro, ma imparare insieme è un’esperienza fantastica!”. Nel 2012 la nonna muore. “Non sapevo più dove vivere, non sapevo che fare. Ero solo al mondo”. Un uomo del villaggio che era stato guarito dalla nonna decide di ospitare Blè in casa sua: “Nel fine settimana lo aiutavo nel lavoro nei campi, era molto faticoso, ma durante la settimana potevo andare a scuola, che per me era importantissimo. Quando ho preso il diploma elementare desideravo continuare a imparare, ma purtroppo nel villaggio non c’erano altre scuole. Il signore presso cui vivevo conosceva una persona che viveva nella capitale presso cui avrei potuto alloggiare, in cambio di qualche lavoro domestico. Così sono partito, ho preso un bus e lui mi aspettava alla stazione. Nelle prime settimane tutto è andato bene: di giorno lavorava – faceva il vigile – e io andavo a scuola. La mattina mi dava dei soldi e di ritorno a casa acquistavo gli ingredienti per preparare la cena”.

Da solo, per strada, di notte

Purtroppo la situazione precipita nel giro di poche settimane, perché il vigile è violento, alcolizzato. “A volte la mattina si dimenticava di darmi i soldi per le commissioni, e ci ritrovavamo la sera senza nulla da mangiare. Oppure mi accusava di averglieli rubati, i soldi, e mi picchiava. Una notte è ritornato a casa molto ubriaco e mi ha picchiato forte. Sono scappato e mi sono ritrovato per strada nel buio. Avevo paura, faceva freddo e non sapevo che cosa fare, ero disperato. La mattina, camminando per la città, mi sono imbattuto in un gruppo di ragazzini che lucidavano le scarpe e mi sono unito a loro. Ho guardato come facevano e imparato il mestiere. Con loro la notte dormivamo in un edificio abbandonato, senza finestre o soffitti, ma almeno eravamo tutti insieme”. Un giorno, per una di quelle coincidenze particolari che costellano la vita di Blé, un suo cliente cui lustra le scarpe regolarmente trova un lavoro per lui in un ristorante libanese. “Pulivo il locale e di notte potevo dormire in uno stanzino lì. Avevo di nuovo un tetto e cibo caldo. I soldi che guadagnavo riuscivo a metterli da parte perché non facevo altro”.  Ma la parentesi tranquilla non dura a lungo. Il vigile alcolizzato viene messo sotto processo per molestie a una ragazzina e Blé testimonia in tribunale del suo carattere violento. “È stato incarcerato, ma non appena è uscito di prigione è venuto a cercarmi minaccioso. Una sera è entrato nel locale e ha spaccato tutto. Allora sono scappato di nuovo”.

Alla ricerca di un luogo in cui vivere

“Mi hanno consigliato di andare in Tunisia, c’è tanto lavoro lì, mi dicevano. Con i soldi messi da parte ho pagato dei trafficanti per fare il viaggio.  Sono arrivato da solo in Mali, dove mi aspettavano dei tipi incappucciati che mi hanno nascosto in macchina. Il viaggio è durato due giorni, io ero chiuso in macchina senza poter uscire. Giunti al confine tra Libia e Tunisia mi hanno lasciato lì, per terra, in mezzo alla strada e sono ripartiti. Ero completamente disidratato, oltre che affamato, non stavo neanche in piedi. Sono rimasto lì, sul ciglio della strada, senza nessuna idea di cosa fare e senza le forze per alzarmi. Poi è passata una macchina: a bordo c’erano un uomo e una donna. Si sono fermati e mi hanno dato da bere. Erano proprietari di campi, cercavano aiutanti e io mi sono fermato da loro, per 8 mesi. Con i primi soldi guadagnati mi sono comprato un telefono. Non per comunicare con amici o famiglia, che non avevo, ma per la prima volta nella mia vita ho iniziato a navigare su web. Con il tempo mi è venuta l’idea di potermi rifare una vita al di là del mare. Su Internet ho trovato i riferimenti di alcuni trafficanti e li ho contattati. Avevo risparmiato abbastanza per poterli pagare. Anche questa volta si sono presentati mascherati. Mi hanno lasciato in un villaggio sulla costa, dove eravamo tantissimi. Ci hanno detto che il giorno dopo sarebbe arrivata la barca”.

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Da Lampedusa a Rivarolo

Era il 25 aprile 2023, alle 22, quando arriva la barca. Blé ha un ricordo nitido e preciso di quel momento e del viaggio da incubo che ne è seguito. “La navigazione è durata tre giorni. Tre giorni di puro inferno. Pensavo che se fossi morto sarei sparito nel nulla, nessuno se ne sarebbe accorto o avrebbe sentito la mia mancanza. Ho visto cose tremende, persone che morivano, bambini in mare. Queste immagini non se ne vanno più dalla mia mente, anche ora che la mia vita è così tanto cambiata. Durante la navigazione ci alternavamo al timone anche noi passeggeri. Io stesso, senza alcuna esperienza, ho guidato la barca con il solo aiuto di una bussola. Così abbiamo finito per perderci ma alcuni pescatori ci hanno aiutato a ritrovare la rotta. Era il 27 aprile, era notte, quando siamo sbarcati a Lampedusa. Ricordo ancora con emozione il momento in cui è giunta la Croce Rossa: ci hanno portato viveri e coperte e si sono presi cura di noi. Dopo un paio di giorni a Lampedusa siamo stati smistati, il primo maggio sono arrivato a Rivarolo ed è iniziata la mia nuova vita, in Italia. Con un centinaio di migranti come me eravamo ospitati all’Hotel Europa. È lì che ho conosciuto Bruno”.

Una nuova vita

Una delle prime cose che Blé fa una volta arrivato in Italia è diventare volontario per la Croce Rossa. “Durante la traversata in barca, di fronte ai tanti orrori che vedevo, mi ero ripromesso che, se fossi arrivato vivo a destinazione, avrei fatto qualcosa per dare una mano alle persone in difficoltà. Così ho subito cercato la Croce Rossa, seguito il corso, superato l’esame. Ora sono un volontario, e ne sono davvero felice. La vita in Italia è una vita come non l’ho mai conosciuta, piena di cose belle e momenti sereni. Imparo l’italiano, sono tirocinante cuoco, faccio volontariato. Mi trovo benissimo”.

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Dal Brasile all’Italia

Anche Michelle e Bruno, con il loro figlio Enzo, di 12 anni, sono arrivati in Italia nel 2023, a febbraio. “Siamo entrambi di origine italiana – raccontano – quindi non avevamo problemi a ottenere la cittadinanza qui. Siamo partiti per dare un’educazione migliore a nostro figlio: le scuole in Brasile sono o private e costosissime oppure pubbliche ma di livello non alto. E poi ci piaceva anche l’idea di cambiare vita e sperimentare insieme una grande avventura. Trasferirsi in un altro Paese è stato emozionante, e oggi in Italia stiamo davvero bene. Ogni giorno facciamo nuove scoperte, sperimentiamo cose diverse. Ad esempio, il clima qui è diverso rispetto al Brasile, meno caldo, ma ha il suo fascino con le stagioni così ben definite e diverse. E abbiamo toccato la neve!”.

Il trasferimento è un grande passo, a volte faticoso, per via della burocrazia e leggi sempre nuove da conoscere. Anche trovare casa non è stato semplice. “Essendo stranieri, le agenzie immobiliari ci richiedevano tante garanzie, in particolare in Toscana, dove avremmo voluto vivere in un primo momento. Siamo finiti a Rivarolo un po’ per caso, perché abbiamo trovato un appartamento per il quale non erano necessari troppi documenti”.

La famiglia si ambienta in fretta nella cittadina del Canavese. I genitori trovano entrambi un lavoro. “Anche Enzo si sta adattando benissimo: a scuola va alla grande ed è un ragazzo brillante, pieno di energia e voglia di imparare”. Finito il periodo di ambientamento, Michelle e Bruno iniziano a pensare che sarebbe bello allargare la famiglia. Lei per problemi di salute non può portare a termine una nuova gravidanza quindi l’idea è quella di adottare un bambino o una bambina.

L’incontro con Blé: una sintonia di cuori

Bruno incontra Blé il suo primo giorno di lavoro presso l’Hotel Europa, nel maggio 2023. “Blé era sempre sorridente, sempre disposto ad aiutare. Mi ha colpito per il suo carattere solare e pian piano abbiamo iniziato a comunicare. Lui ancora non parlava italiano ma comunicavamo con i gesti e qualche parola di inglese. Mi ha raccontato la sua storia e mi ha impressionato come, nonostante la sua vita così difficile, fosse rimasto profondamente buono, disponibile, generoso. Ho visto il suo cuore, era bello e grande, mi ricordava mio nonno, che avevo molto amato. Avevo la sensazione di averlo sempre conosciuto”.

Blé segue un corso di italiano presso il CPIA. Lì conosce l’insegnante Eva, entusiasta e molto vicina ai suoi allievi. “Molto di più di insegnante, ci faceva sentire parte di una grande famiglia. Con lei c’era uno scambio importante, facevamo tante cose insieme e le raccontavamo le nostre vite”. Sempre a scuola, Blè conosce Michelle. “Bruno mi parlava spesso di lui – dice Michelle – e anche io ho scoperto una persona straordinaria, con un cuore immenso”. Ed è da questa conoscenza che man mano si fa più stretta che prende forma la nuova famiglia. “Noi vogliamo adottare un figlio – ci siamo detti –  perché non lo facciamo? Ne abbiamo parlato con Enzo, e lui era d’accordo con noi. Così ci siamo riuniti, tutti e quattro, e abbiamo detto a Blé: ‘Noi desideriamo essere il tuo papà e la tua mamma. Che cosa ne pensi?’. Lui inizialmente era preoccupato di essere un peso per noi, ma ci ha pensato per due giorni e alla fine ci ha detto di sì. Noi lo vogliamo davvero come figlio e più lo conosciamo più ne siamo certi”.

Diventare una famiglia, passo dopo passo

Il processo di adozione inizierà una volta che Blé avrà ottenuto il permesso di soggiorno, altrimenti le procedure sarebbero troppo complicate. Nel frattempo la famiglia si sta formando, a piccoli passi. “Trascorriamo sempre più tempo insieme. Vogliamo che Blé da noi si senta a casa, e gli diciamo ‘Apri il frigo e prendi quello che vuoi, non devi chiedere il permesso!’. Siamo sempre stupiti dalla sua bontà, e dal fatto che non sia arrabbiato con il mondo, nonostante la vita difficile che ha vissuto. Impariamo tanto da lui, e lui sta contribuendo davvero tantissimo al nostro cammino di crescita, come genitori e come famiglia”.

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