25 novembre e violenza sulle donne: un anno nero

da | 25 Nov, 2020 | Lifestyle

Il lockdown ha triplicato i casi di violenza, il tasso di femminicidi è in crescita e molti centri anti-violenza non sono più attivi: che fine hanno fatto le misure di protezione e prevenzione per contrastare il fenomeno della violenza contro le donne?

Durante il lockdown è stato registrato un calo di omicidi, ma non possiamo dire lo stesso per i femminicidi, che hanno raggiunto il record di un caso ogni due giorni. 

La violenza contro le donne è aumentata: la convivenza forzata non ha dato via di scampo alle donne prigioniere nelle proprie mura domestiche, e paradossalmente sono diminuite anche le denunce, ovviamente ostacolate dalle limitazioni del lockdown stesso.

La dipendenza economica prima di tutto

La differenza di salario e la rinuncia dell’impiego a causa della maternità  sono problematiche all’origine della disuguaglianza economica tra donne e uomini in Italia. Essere dipendenti economicamente significa per le donne non potersi allontanare in tempo da un compagno violento e non avere risorse a disposizione per prendere in mano la propria vita e quella dei figli a carico.

Nonostante si tratti di un’evidenza ormai indiscutibile, i dati recenti non promettono nulla di buono.  Secondo una recente indagine, una ragazza su quattro in Italia con età inferiore ai 30 anni non studia e non lavora

Il nostro paese registra uno dei peggiori trend in Europa e ci lascia intravedere un futuro non troppo diverso per le nuove generazioni. Mancano leggi in grado di imporre parità dei salari e politiche a sostegno dell’impiego femminile. Nel 2020 la pandemia ha assorbito gran parte dell’attività politica, è vero, ma possiamo tranquillamente dire che non è stato fatto alcun passo avanti. 

I fondi perduti dei centri anti-violenza 

Se gli sforzi attuati fino a oggi – a livello legislativo, istituzionale e delle organizzazioni e movimenti delle donne – non solo non hanno ancora ridotto il fenomeno, ma le principali strutture di accoglienza delle vittime soccombono di fronte a chiusure e tagli di fondi a loro dedicati. Secondo ISTAT sono quasi 50mila (49.394) le donne accolte nei Centri antiviolenza (Cav) nel 2018, una percentuale in aumento ogni anno del 13,6%.

Il ritardo della consegna dei fondi necessari ha portato alla riduzione e interruzione delle attività, decurtando posti letto. 

Chiudere le strutture di supporto e accoglienza significa togliere alle donne che subiscono violenza la possibilità di essere assistite.

A questo proposito ActionAid ha dato vita all’iniziativa “Donne che contano”, per monitorare l’utilizzo delle risorse pubbliche destinate a contrastare la violenza contro le donne, promuovendo un’azione di trasparenza nell’assegnazione e nella gestione dei fondi, mediante l’analisi con dati aperti. 

Tra questi, emerge un monitoraggio realizzato nel 2019 sui fondi impegnati nel 2018: le Regioni avevano liquidato soltanto il 25,9% delle risorse destinate al potenziamento delle strutture antiviolenza ripartite dal Dipartimento per le Pari Opportunità. 

Un’onda che deve essere fermata

Se il 2020 è stato l’anno nero a causa della pandemia, lo è stato anche per i casi di violenza commessi da uomini su donne e spesso anche sui proprio figli. Ogni 72 ore in media avviene un femminicidio: basta quindi con i proclami, è necessario passare alle azioni. Cosa serve davvero?

I milioni di fondi stanziati e non spesi dovrebbero essere investiti in progetti di sostegno alle strutture di assistenza, ma anche di prevenzione ed educazione focalizzati al contrasto della violenza. 

Servono programmi precisi in grado di coinvolgere istituzioni, associazioni di settore e amministrazioni locali, che gestivano e sostengano (anche sul piano economico) le vittime. 

Le donne che segnalano situazioni difficili non devono essere abbandonate, ma assistite e sostenute nel delicato passaggio della denuncia. Un processo che non deve essere affidato alla generosità dei volontari, che oggi sono quelli che consentono a questi Centri di sopravvivere.

Leggi anche –> 25 novembre e violenza contro le donne: 10 cose che dobbiamo ricordare

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