Sono passati 40 anni dall’esordio dei Puffi nella TV italiana: in realtà gli amici blu nascono nel ’58 dalla penna del fumettista belga Peyo
Era il 1981 quando la TV italiana trasmetteva per la prima volta la serie animata dei Puffi, prodotto americano diretto da Hanna Barbera.
Un mondo nuovo e del tutto inventato che catturava i giovanissimi spettatori italiani al richiamo della sigla cantata da Cristina D’Avena.
E’ bastato pochissimo tempo per vedere i Puffi trasformati in gadget, dall’abbigliamento alla cartoleria.
Per non parlare della interminabile collezione di statuine collezione, oggi conservate gelosamente in soffitte e cantine, che godono secondo alcuni di un loro valore economico ma soprattutto affettivo. E oggi la collezione è di nuovo di moda, ancora più bella e dipinta a mano: è prodotta dalla Schleich e distribuita in Italia da Selegiochi.
Che poi, interminabile non dovrebbe essere, perché ufficialmente i puffi sono 105.
Sul piccolo e grande schermo
E’ proprio in occasione del compleanno tutto italiano che i Puffi tornano sul piccolo schermo in una nuovissima versione Computer-Generated, con un doppio episodio sul canale Nickjr di Sky e una serie che vedrà l’ingresso di nuovi personaggi.
Non dimentichiamo che i Puffi hanno di recente anche conquistato il grande schermo. Dopo anni di contrattazione sui diritti d’autore, finalmente i Puffi arrivano al cinema. Nel 2011 esce I Puffi – il Film, in tecnologia 3D, diretto da Raja Gosnell.
Il grande successo ha portato alla produzione di I Puffi 2 nel 2013 e I Puffi – Viaggio nella foresta segreta, nel 2017.
La vera storia dei Puffi
I folletti blu sono ufficialmente nati nel 1958 dalla penna e dalla fantasia di Peyo, fumettista belga: prima di vedere la prima pubblicazione esclusiva fanno la loro prima comparsa nel famoso fumetto dell’epoca Journal de Spirou.
Nella loro terra d’origine e in Francia sono conosciuti come Schtroumpf, ma in Italia il nome belga ricordava una parolaccia e per questo motivo sono stati ribattezzati Puffi, parola che ha una certa assonanza con Buffi.
I Puffi arrivarono subito in Italia nel ’59 con il primo fumetto,“Les Schtroumpfs Noir” (I Puffi Neri), che però è stato graficamente rivisto.
Perché i Puffi piacciono anche agli adulti
Al contrario dell’Italia, in molti paesi, in particolare in Nord-Europa, la collezione di fumetti dei Puffi è molto apprezzata dal pubblico di ogni età.
I Puffi vivono in un mondo che temporalmente si colloca nel periodo del Medioevo. Le vicende di questa comunità “chiusa” di uomini ( e una donna) conducono il lettore a riflessioni sui valori della comunità: la convinvenza, il ruolo di ognuno all’interno della propria comunità, la democrazia, l’anarchia, la necessità di un capo (Grande Puffo) e molto altro.
Peyo visse intensamente il periodo della seconda guerra mondiale e dell’occupazione nazista del Belgio ma anche il dopoguerra e la divisione del mondo in due grandi ideologie.
Numerosi sociologi hanno analizzato la sua opera alla ricerca di elementi che conducano al nazionalsocialismo da un lato e al comunismo dall’altro.
L’immagine del Grande Puffo che riconduce a Marx e le case tutte uguali sono in contrasto con il nome ebreo del gatto di Gargamella (Azrael), con l’immagine di Gargamella stesso – ufficialmente identificato come caricatura di un rabbino – e con i capelli biondi dell’unica femmina, Puffetta.
Tanti elementi invece, sono riconducibili a entrambe le ideologie: gli uomini blu non hanno nome se non quello corrisponde alla loro funzione all’interno della comunità.
In conclusione, sono comunisti o filonazisti? Probabilmente nessuno dei due: rappresenta una critica o un’adesione politica, ma semplicemente si tratta di una rielaborazione dei nuovi modelli sociali che avevano avuto un impatto maggiore nella vita di Peyo.
Una cosa è certa: non sono anarchici e non sono in grado di auto-organizzarsi, perché quando Grande Puffo va via è un gran caos.