Buongiorno, ho due bambine di 4 e 7 anni: con mio marito ci domandiamo quale può essere l’approccio giusto riguardo agli eventi di attualità e ciò che succede nel mondo. Fare vedere i telegiornali e le immagini di guerre, attentati, calamità: sì, come, a che età, dicendo cosa? Cosa ci consiglia? Grazie e saluti, Marta
Cara Marta, la sua domanda è molto attuale dal momento che i bambini passano tanto tempo davanti alla televisione: notizie di cronaca nera, attentati, calamità naturali suscitano nel bambino emozioni forti che non è in grado di metabolizzare. Le immagini trasmesse in televisione non consentono alla psiche del bambino, che non ha ancora sviluppato un pensiero critico, di prendere coscienza di ciò che viene proiettato sullo schermo; agiscono sull’inconscio, risvegliando in lui paure, rabbie, memorie, stati di aggressività latenti.
Per questo motivo si sconsiglia di esporre un bambino in età prescolare alle notizie di attualità. Un bambino di età inferiore ai 6 anni non distingue ancora bene tra finzione e realtà e ha difese psichiche poco consolidate. È possibile che interpreti come reali, e dunque realmente pericolose, situazioni fantastiche oppure che tenti di imitare comportamenti possibili nella finzione scenica ma non accettabili nella vita reale o ancora modelli di aggressività negativi che apprende per condizionamento. A questa età è bene non guardare certi tipi di programmi o notiziari in presenza del bambino oppure distrarlo con attività ludiche piacevoli.
L’unico strumento attraverso il quale proporre al bambino un confronto con il male, l’aggressività, la morte è la fiaba, che il genitore può inventare a piacere o leggere la sera. La strega, la morte dei genitori, le forze occulte del male sono un modo per aiutare il piccolo a prendere contatto con questi aspetti di sé e del mondo. D’altro canto, a partire dall’età scolare in poi, l’esposizione alle immagini reali e a volte cruente dei telegiornali consente al bambino di mettersi a confronto con la realtà. Le immagini televisive violente possono servire da specchio per guardarsi dentro, per confrontarsi con le proprie paure, con la propria aggressività inconscia e crescere; fungono da “principio di realtà” con il quale il bambino deve imparare a confrontarsi. Ciò che fa la differenza è l’approccio con cui l’adulto e il bambino si accostano alle immagini proposte in tv. In linea di massima si può parlare quasi di qualunque cosa purché vi sia in famiglia la consuetudine di farlo e si rispettino i tempi e le naturali difese dei piccoli. I bambini vanno preparati con parole semplici ed esempi comprensibili a quello che potrebbero vedere sullo schermo del televisore.
Naturalmente non dobbiamo terrorizzarli, piuttosto far loro capire che nella realtà esistono persone buone e persone meno buone, che nel mondo e nella natura succedono cose belle ma anche terribili, esattamente come nelle fiabe. Possiamo aiutarci accostando nel discorso notizie positive e notizie negative. Un’altra regola generale è che i bambini non devono restare da soli davanti alle notizie; deve esserci sempre un adulto pronto a spiegare ciò che non riescono a capire e cambiare canale nel caso in cui appaiano immagini troppo dure che potrebbero turbarli tanto da provocare incubi o insonnia. È sempre bene chieder loro cosa pensano di ciò che stanno vedendo e ascoltando in quel momento in modo da veicolare all’esterno eventuali pensieri negativi e angosce. Il segreto è comunicare con delicatezza – che non vuol dire censura o menzogna – e sensibilità e usare quanto proiettato sullo schermo per aprire un dialogo empatico e portare il rapporto genitore-figlio a un livello maggiore di profondità.
[Francesca Maria Collevasone]