Basta l’odore del fumo a tenere lontano un bambino. Ma vedendo gli adulti con la sigaretta in mano, la curiosità di provare prima o poi arriva. Ecco perché è importante tenere i giusti comportamenti in famiglia.
Ne abbiamo parlato con la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori. A rispondere Marcella Dittrich, psicologa dei Centri Antifumo e Manuela Lacapra, che si occupa delle attività di informazione nelle scuole primarie. “La prima sigaretta si accende presto: il passaggio dalla scuola media alla prima superiore è un momento di transizione importante. In prima superiore la percentuale di ragazzi che fumano si impenna ed è per questo motivo che gli insegnanti chiedono di intervenire con programmi di prevenzione precoci, per evitare che il legame metta le fondamenta. Si prova a fumare in quarta elementare o addirittura prima: è un atto proibito, nascosto, legato all’avventura, alla sfida di sentirsi grandi e anche per vedere cosa si prova a trasgredire. Tutto nasce dalla curiosità di capire perché ci sono tanti adulti che sembrano trarre tanto piacere dal fumo. Poi naturalmente c’è l’aspetto del volersi vedere grandi come il fratello maggiore, l’amico o il cugino con la sigaretta in mano. Ma alle elementari rarissimamente il fumo è un’abitudine. Per come ragionano i bambini è difficile metter insieme i due aspetti: se fa male perché i grandi lo fanno? È una contraddizione che nel loro pensiero lineare è difficile da tenere insieme”.
Genitori e fumo: in Inghilterra è allo studio una legge che vieta di fumare in casa, sul balcone, in macchina. Come si può gestire la vita quotidiana di mamma e papà fumatori? “Oggi, parlando con i genitori di figli piccoli, vediamo sempre molta attenzione e consapevolezza. Sono pochi a fumare in casa, così come in auto. Molti stanno attenti anche a non farsi vedere dai figli. Fumare resta una criticità per la salute personale e, in attesa del momento giusto per smettere definitivamente, si possono trovare spazi lontani dai figli. Ricordo una mamma che lasciava il passeggino al compagno, restava indietro volutamente sul marciapiede per fumare e guardarsi con calma una vetrina. Non bisogna commettere l’errore di sacrificarsi interamente ai figli, alla famiglia o al lavoro. Siamo esseri complessi e ci sono molti aspetti di noi che non dobbiamo dimenticare di nutrire per stare bene. Coltivare i propri interessi personali, le amicizie, un certo modo di stare in coppia (quindi tempo e spazi per condivisioni piacevoli) salvaguarda il proprio benessere e rende meno necessario il piacere che sembra riservare la sigaretta quando diventa una delle poche pause che ci si concede dall’ipercoinvolgimento con i figli. Se ci sentiamo appagati, diventa più facile sentirsi liberi di scegliere di smettere”.
E se arriva il fratellino o la sorellina? “Spesso le donne sospendono il fumo in gravidanza e durante l’allattamento per proteggere il bambino, ma poi riprendono quando questo periodo è terminato, perché in realtà il legame non si era interrotto ma solo sospeso. Non c’è stata una vera separazione e resta il pensiero di ritrovare quel pezzo di vita personale. Spesso smettere completamente di fumare in gravidanza non è possibile perché comunque si tratta di un periodo di cambiamenti significativi e anche di stress. L’unica accortezza che è importante tenere a mente è fumare dopo aver allattato, perché il corpo ha bisogno di un intervallo di circa due o tre ore prima di smaltire le sostanze nocive che entrano in circolo. Il nostro corpo è intelligente e tende a mettere in moto un processo di pulizia interna che ripristina la integrità originaria. Per questo vale sempre la pena di smettere di fumare, anche dopo anni di dipendenza”.
[Marta Vitale Brovarone]