L’allattamento al seno è un gesto d’amore bellissimo. Oggi è più che mai sentito come un diritto delle mamme, dei bambini e del genere umano
Completo e capace di trasformarsi giorno dopo giorno, seguendo i bisogni e la crescita del bambino, il latte materno è il miglior alimento per la vita dei neonati. In occasione della SAM, settimana mondiale per l’allattamento materno, sei mamme ci raccontano le loro storie di allattamento, anche in pubblico o come ci pare. Con un unico denominatore: hanno tutte un lieto fine.
L’allattamento secondo Gemma: “Ogni bambino ha un modo tutto suo”
L’allattamento al seno è un momento di intensa relazione con il bambino ma ciascun bimbo è un universo a sé. Solo ascoltandolo attentamente si capiscono i suoi bisogni.
“Alla nascita della mia prima figlia, Eleonora, volevo allattare a richiesta, ma mi sentivo impreparata – racconta Gemma, che oggi è mamma di tre figli -. Tuttavia Eleonora era una bimba facile: a 2 mesi ciucciava al massimo sei volte durante il giorno e una di notte. Dopo l’introduzione delle pappe, ho ridotto il numero delle poppate e a 13 mesi è arrivato il rifiuto del seno”.
Due anni dopo è nata la sorellina. “Manuela è nata ciucciando: pochi minuti dopo la nascita era già attaccata al seno e non si è più staccata per i primi quattro mesi. Ha continuato con ritmi serrati e pause non più lunghe di mezz’ora. Nemmeno lo svezzamento ha cambiato qualcosa. La grande svolta è arrivata a due anni e mezzo: molto gradualmente ho cercato ridurre le poppate diurne e, in un secondo momento, quelle notturne”.
A questo punto Gemma è rimasta incinta del terzo figlio e Manuela, grazie anche al papà, ha imparato ad addormentarsi senza richiedere il seno. “In gravidanza la produzione di latte cala naturalmente, per questo motivo il passo per arrivare al completo svezzamento è stato breve. Ma con il nuovo nato, è di nuovo un’altra storia. Una storia diversa dalle prime due”.
Elisabetta: “Ho allattato un bimbo con il frenulo corto”
L’allattamento di Federico è cominciato in salita. La prima settimana, ancora in ospedale, a Elisabetta è stato chiesto di tirarsi il latte e nutrire il piccolo con il biberon. “Tornati a casa mi sono rivolta al consultorio di zona, dove un’infermiera pediatrica ci ha seguiti a giorni alterni. Non riuscivo a nutrire Federico e non capivo perché. Il problema era che non riusciva a prendere più di 10 centilitri di latte in due ore: troppo poco per crescere bene”.
Per stimolare la produzione di latte, al posto del biberon a Elisabetta viene consigliato il Das, uno speciale contenitore da riempire di latte e appendere al collo, con due tubicini che si attaccano ai seni. “La situazione però non è migliorata, perché nonostante il maggior flusso di latte, Federico non riusciva a ingerirne a sufficienza. Dopo un mese e mezzo di tribolazioni, ho sentito parlare del problema del frenulo corto”.
Elisabetta si è accorta del problema perché aveva notato che quando il bambino piangeva, Federico aveva la lingua a forma di cuore.
“Ho pensato che forse la causa delle sue difficoltà di suzione era dovuta a questo, così sono andata dal pediatra che ha confermato l’intuizione. Federico è stato operato al pronto soccorso, con un intervento semplice e non invasivo.
Dopo appena quindici giorni, ha abbandonato il biberon perché riusciva ad alimentarsi autonomamente al seno. Oggi, a 3 anni, Federico continua felicemente a ciucciare”.
Tiziana: “E’ stato un inizio difficile”
Alcuni ostacoli sembrano insormontabili, ma le mamme, si sa, riescono ad affrontarli e ad avere ragione di tutto. Così Tiziana, durante un’ecografia all’ottavo mese di gravidanza, è venuta a sapere che la pleura del piccolo era piena di liquido e schiacciava il polmone destro. I medici hanno aspirato il liquido mentre il bimbo era ancora nella pancia e lo hanno fatto nascere con un parto cesareo.
“Nicolò stava bene – racconta Tiziana – e presto è arrivato il latte. Sembrava tutto risolto, ma dopo pochi giorni il liquido si è riformato. L’allattamento è stato sospeso, Nicolò è stato messo in incubatrice e ci è rimasto circa un mese, alimentato con la flebo e con il latte speciale. Per tutto questo tempo io mi tiravo il latte e mi chiedevo se ne valesse la pena: le altre mamme lo davano ai loro bimbi, mentre io lo congelavo. Pian piano, il latte diminuiva, ma fortunatamente non spariva del tutto”.
Dopo un mese, il liquido nei polmoni di Nicolò ha smesso di formarsi e Tiziana è stata invitata a dargli il suo latte. “Finalmente lo potevo prendere in braccio! Nicolò si è avvicinato al capezzolo e si è attaccato come se l’avesse sempre fatto. Alternavo le poppate con il latte che avevo conservato e dopo una settimana ero arrivata a dargli solo il mio. Ho imparato che anche dare dieci millilitri è meglio di zero”. Nicolò è arrivato a casa quando ha compiuto un mese e mezzo. Il latte della mamma è stato sufficiente a nutrirlo, senza bisogno di aggiunte. Ora ha 5 mesi, sta benissimo e continua a essere allattato in maniera esclusiva e a richiesta.
Francesca: “Ho allattato in tandem i miei due bambini”
Allattare in tandem significa allattare contemporaneamente due fratelli di età diverse. Francesca, 30 anni, è la mamma di Tommaso e Matteo. Quando ha scoperto di essere incinta di Tommaso, Matteo era piccino: aveva solo dieci mesi. “Ho sentito che era meglio continuare ad allattarlo, senza curarmi di chi mi consigliava di smettere, né preoccuparmi di quel che sarebbe potuto accadere.
La gravidanza procedeva bene e allattare non mi dava fastidio. Un ricordo che ho molto caro è il momento in cui, in ospedale, ho rivisto Matteo dopo la nascita di Tommaso: mi ha subito chiesto il seno e così ho una foto della loro prima poppata insieme”.
Francesca ha sempre lasciato che i suoi due figli ciucciassero contemporaneamente e Matteo ha diviso da subito (e di buon grado) il seno. “Dopo il primo mese mi sentivo stanca e anche Matteo, avendo una suzione più vigorosa, mi dava un po’ fastidio.
Così ho stabilito dei turni: una volta cominciava uno e una volta l’altro. La situazione è migliorata e oggi Matteo non ciuccia quasi più, giusto qualche volta di ritorno dal nido, mentre Tommaso continua. Ho notato che allattare in tandem ha aiutato Matteo a gestire la gelosia verso il nuovo arrivato e ha creato un legame speciale tra loro”.
Lara: “Ho allattato anche un fratello di latte”
Lara, in attesa della quarta bimba, è mamma di Alex, Alyssa e Alyne. Nella sua storia però ci sono anche altri bimbi.
Uno di questi è Kabir, figlio di Tania, carissima amica, nato tre ore dopo Alyssa. “Ho sempre avuto un sacco di latte. Raccoglievo col tiralatte quello in eccesso e lo congelavo. Tania invece aveva problemi, perché Kabir, nato prematuro, pesava meno di due chili e non ciucciava a sufficienza.
L’idea di dargli il mio latte è nata spontaneamente. Tania passava a ritirare il latte con la borsa frigo, ma un giorno che eravamo insieme e lui aveva fame, Tania mi ha chiesto di attaccarlo al seno. A fine poppata sembrava in estasi! Grazie al forte legame che c’era tra noi mamme, abbiamo vissuto questo fatto tranquillamente e così Alyssa e Kabir sono diventati fratelli di latte”.
Tania però non si è arresa e alla fine è riuscita ad allattare Kabir fino a due anni e mezzo. Intanto la voce si è sparsa tra le altre conoscenti. “Alcune amiche erano in difficoltà e mi hanno chiesto di aiutarle. Alla fine ho dato il mio latte ad altri tre bimbi. Con loro ci incontriamo ancora, ma sono conoscenti lontani, mentre con Tania e Kabir, che Alyssa chiama ‘il mio gemellino’, ci vediamo spesso e abbiamo sempre festeggiato i compleanni insieme”.
Nicoletta: “Ho gestito contemporaneamente l’allattamento e il lavoro”
La storia di Nicoletta è incoraggiante per le mamme che temono il ritorno al lavoro dopo il congedo di maternità. Nicoletta è un avvocato e lavora a tempo pieno, ma nonostante l’impegno professionale continua ad allattare a richiesta la sua seconda bimba, Elisa, di 3 anni.
“L’allattamento della mia prima figlia, Veronica, è stato breve e faticoso, forse per mancanza di informazioni. Con Elisa mi sono orientata su scelte più consapevoli e naturali. Lei amava ciucciare a letto in dormiveglia.
Lo ha fatto fino a dodici mesi. Ho introdotto il cibo solido a otto mesi e mezzo, dandole piccoli assaggi e continuando ad allattare a richiesta”.
Nicoletta ha chiesto e ottenuto un anno sabbatico per coprire i primi quindici mesi di Elisa, fino all’inserimento al nido. Rientrata al lavoro, Elisa si è adattata al nido, ma ha aumentato le poppate, soprattutto di notte.
“Fortunatamente ha sempre fatto poppate frequenti ma brevi. Abbiamo scelto di dormire insieme, così tornavo subito nel sonno profondo. L’allattamento e l’alto contatto hanno reso più facile compensare la separazione dovuta al mio lavoro. Entrambe abbiamo accettato il distacco grazie a tutto quel che potevamo avere nelle ore trascorse insieme”.