C’è chi intende la vacanza come totale riposo e chi invece preferisce vagabondare tra luoghi, persone, culture. Ci sono viaggi che sono percorsi, fatti di tappe da raggiungere e superare, viaggi di scoperta e avventura. Quattro famiglie ci raccontano la loro esperienza, tra bici, treno, nave e couchsurfing.
Un’avventura a ritmo di pedalata
Da Passau a Vienna, 340 km in 10 giorni, con due bambine, quattro biciclette e un trailer: è questo in sintesi il viaggio che hanno fatto la scorsa estate Maria e il compagno Federico, con le figlie di lei, Elide di 7 anni e Anna di 5. “Avevamo voglia di una vacanza in bicicletta e dopo lunghe ricerche abbiamo scelto un tratto della ciclabile del Danubio in Austria, perché ci sembrava il meglio per le famiglie con bambini – raccontano -. Dislivelli lievissimi, percorsi quasi totalmente protetti dalle auto attraverso boschi, paesini, vigneti e campagne; campeggi ogni 15 km, molto attrezzati e puliti, indicazioni eccellenti. Insomma, l’ideale per una famiglia organizzata ma non troppo, come noi!
Siamo partiti in macchina dall’Italia con le biciclette al seguito e abbiamo raggiunto Passau in una tirata unica, fermandoci a dormire qualche ora a metà strada. Presi dall’entusiasmo, il primo giorno ci siamo messi subito in sella, ma le poche ore di sonno, una minaccia di temporale e la difficoltà a imboccare la strada giusta, ci hanno costretto a fermarci in un campeggio alle porte di Passau, dove abbiamo fatto conoscenza con il Danubio, il compagno che ci ha guidato, un po’ a destra e un po’ a sinistra, per tutto il viaggio. Così è cominciata la nostra avventura a ritmo di pedalata, un viaggio lento in cui ogni cosa aveva il tempo di essere guardata e assaporata. All’inizio non avevamo alcuna idea sui tempi e sulla resistenza delle bimbe, né grandi aspettative, non avevamo neanche la certezza di riuscire a raggiungere Vienna! Solo una cosa era chiara fin dall’inizio: la mattina ci si alzava e si pedalava. Ma fin dal primo giorno, in modo sorprendente, abbiamo scoperto che sia Elide sia Anna riuscivano a macinare diversi chilometri al giorno, tra una favola, una sosta, uno spuntino e un parco giochi”. “Ogni giorno percorrevamo circa 35 km fermandoci qua e là in aree attrezzate con parchi giochi in legno o in qualche paesino caratteristico e nel pomeriggio arrivavamo in campeggio e ci dedicavamo al relax, al montaggio delle tende e alla preparazione della cena. Abbiamo fatto amicizia con diverse famiglie, soprattutto francesi, che puntualmente ritrovavamo a fine giornata perché ognuno pedalava al proprio ritmo. Ogni sera, mentre Elide e Anna giocavano con gli altri bimbi in campeggio, Federico e io guardavamo la mappa e pianificavamo la meta successiva. Le bambine fin da subito hanno apprezzato la routine del montaggio della loro bellissima tenda azzurra, la lucina a pile sulla fronte come gli esploratori per sfogliare il libro delle fiabe prima della nanna e la possibilità di scorrazzare all’aria aperta, giocando con altri bambini di cui non capivano la lingua, ma con cui condividevano una grande avventura in bicicletta.
In nove tappe, per un totale di 340 km in 10 giorni, abbiamo percorso uno dei tratti più belli della ciclabile del Danubio. Abbiamo sostato nell’incantevole porticciolo di Schlogen, dormito nella fiabesca Ottensheim, visitato il museo della bicicletta di Ybbs, attraversato i verdi vigneti del Wachau e infine siamo arrivati al sospirato traguardo: Vienna! Qui abbiamo ripreso le forze e ci siamo fermati per qualche giorno, trovando il modo di premiare le bimbe per la loro bravura, tra mille torte al cioccolato, il museo per bambini Zoom e le giostre del Prater! È stata una bellissima vacanza, un percorso che lentamente si è trasformato in viaggio, fatto di obiettivi giornalieri e grandi soddisfazioni, come raggiungere la meta ogni giorno, imparare ad andare in bici con una mano sola o – per le bimbe – comprarsi un gelato in un’altra lingua in completa autonomia. La meraviglia di questo viaggio è stata farcela, divertirsi, scoprirsi forti ed entusiasti: lo consigliamo a tutti gli amanti della natura e della bicicletta!”.
In treno coast to coast
Attraversare gli Stati Uniti in treno con una bimba di 4 mesi: è un viaggio slow e a ritmo di bebè quello che ci raccontano Marco e Laura. “Quando Petra è nata vivevamo a Monaco di Baviera. Lì anche i papà hanno diritto a lunghi congedi di paternità e abbiamo deciso di prenderci cinque mesi tutti per noi, per goderci la bambina. Dopo i primi mesi, ci è venuta voglia di fare un bel viaggio negli Stati Uniti: la piccola stava benone, mangiava, dormiva, si poteva partire! Per scrupolo abbiamo portato Petra dalla pediatra ed è stata lei a consigliarci il treno, perché gli sbalzi di pressione in aereo alla lunga possono essere fastidiosi per le orecchie dei bebè. E così, a parte la tratta Francoforte-New York, per cinque settimane ci siamo sempre spostati in treno! Prima di partire abbiamo studiato i vari itinerari proposti dalla Amtrack, la linea ferroviaria che percorre America e Canada e optato per il coast-to-coast da New York a San Francisco, con varie tappe durante il tragitto. Sono treni che viaggiano lentamente, al massimo arrivano ai 60 km all’ora: si ha il tempo di assaporare i paesaggi e sono ritmi che ben si conciliano con i tempi di un bebè. Quelli di Amtrack non sono treni lussuosi, ma dotati di ogni comfort: dalle cabine private – che noi abbiamo scelto per forza, avendo una piccola che ancora si svegliava di notte! – alle docce e bagni pulitissimi, al vagone ristorante con le tovaglie bianche, le posate vere e i panini con il burro. Ogni sera alle 8 veniva l’inserviente a prepararci i letti, la mattina ci bussavano alla porta per chiederci se volevamo far colazione in cabina o nel vagone ristorante, piccoli vizi che abbiamo apprezzato. A pranzo e cena ci venivano proposti tre menu, di cui uno vegetariano: non era haute cuisine, ma si mangiava bene!”. “I treni in USA sono più cari degli aerei, ma molte delle tratte avvengono di notte e questo ci ha consentito di risparmiare sui pernottamenti.
Abbiamo fatto tappa a Chicago, Denver e Salt Lake City, ogni volta fermandoci almeno tre notti per visitare i luoghi con calma e dare a Petra il tempo di ambientarsi. Il primo tratto del viaggio è paesaggisticamente poco interessante, distese infinite di campi di mais. Il famoso Midwest che se non lo vedi con i tuoi occhi non riesci a immaginartelo: ore e ore in mezzo al niente, davanti a noi solo le due strisce di metallo a scorrere parallele, ipnotiche. Tutto è cambiato dopo Denver, in direzione Utah e poi Nevada, quando iniziano a dischiudersi scenari meravigliosi: canyon, gole, una natura selvaggia e spettacolare. Lì abbiamo sfruttato la bella sala panoramica del treno, un intero vagone con posti comodi a sedere, il tetto in vetro e un ranger che racconta quel che si sta osservando.
Siamo stati colpiti dalla gentilezza delle persone incontrate, ma certo viaggiare con un bebè è un buon modo per essere “welcome” dappertutto! All’ingresso del treno potevamo saltare la coda, tutti ci davano una mano a trasportare il passeggino. Avevamo portato dalla Germania un lettino portatile per Petra tutto di gommapiuma realizzato da Laura, che la mattina ripiegavamo a cubo e sistemavamo sotto il passeggino. I bagagli siamo riusciti a contenerli: avevamo solo due grandi zaini da trekking in cui è stato tutto comodamente; era estate e ci serviva per fortuna poca roba. E in America ci sono lavanderie dappertutto, comodissime. Abbiamo avuto l’ardire di portarci dietro i pannolini lavabili, non del tutto certi che ce l’avremmo fatta, ma, grazie proprio alle tante lavanderie, è stata un’ottima soluzione. Il viaggio in treno si è rivelato un modo di viaggiare perfetto con una piccolina: abbiamo visto tanto, senza stress e ci siamo pure fatti grandi dormite, insomma: ce la siamo goduta!”.
La crociera: viaggiare con un appoggio sicuro
Dal lago di Bracciano alle piramidi, passando per la terra di Israele e le testimonianze greche dove è nata la civiltà. Il tutto a cavallo delle onde: niente aerei e nessuna auto. Soltanto una nave da crociera, con una rotta da seguire e tanti porti in cui fare tappa, nell’arco di due settimane. “È stata una scelta ragionata la nostra – raccontano Francesca e Massimiliano. – Amiamo viaggiare e non volevamo rinunciare a scoprire pezzi nuovi del pianeta. Con un bambino di 6 mesi, la crociera ci garantiva un appoggio sicuro: una specie di albergo itinerante, che ci seguiva di tappa in tappa e, dopo averci lasciato sulla banchina del molo di attracco, si faceva trovare puntuale per ripartire alla fine delle escursioni. ‘Una follia’ tentavano di dissuaderci i nonni, praticamente in coro. ‘In Egitto, in Israele, in Grecia fa troppo caldo, Pietro è troppo piccolo!’. Come se, laggiù, non facessero figli. E come se questi non crescessero sani e forti, nonostante il clima torrido. Eppure noi, alla nostra vacanza, non intendevamo rinunciare. E, soprattutto, i figli non sono un ostacolo. E così, lasciati alle spalle nonni e dubbi, siamo partiti!
La prima parte del viaggio, quella per raggiungere il porto, è stata la più difficile: la macchina caricata ai limiti della capienza, con passeggini, lettini da campo, pappe, scaldapappe e corredini assortiti. E poi pannolini, tanti pannolini. Ma una volta imbarcati, tutto è andato benissimo. E così, il piccolo Pietro, in lato nel suo marsupio, ha cominciato a vedere cammelli e sfingi, le navi cargo che seguendo il canale artificiale solcano le campagne egiziane, ma anche la terra raccontata dalla Bibbia, il fiume Giordano. E poi l’acropoli di Atene, il mare di Rodi e molto altro. La nave da crociera è una enorme casa galleggiante, dove di fatto puoi quasi scordarti di non essere sulla terraferma. La cabina è come una stanza d’albergo, la zona pranzo come un ristorante e poi ci sono piscine, ascensori, cinema e negozietti. Abbiamo molto apprezzato la cortesia dei camerieri che ci hanno collocati nel turno iniziale dei pasti, per evitare attese al bambino e ci scaldavano subito le sue pappe. Lati negativi non ce ne sono stati, ci siamo goduti tutto il viaggio. Una piccola rinuncia è stata quella agli spettacoli serali: le ore di sonno di Pietro erano troppo poche e imprevedibili. Era impossibile per noi resistere svegli fino al dopo cena!”.
Porte aperte in tutto il mondo
L’ospitalità reciproca per conoscere e capire persone, culture e luoghi di tutto il mondo. “Dopo aver fatto parte di Servas, organizzazione pacifista di ospitalità gratuita, mi sono iscritta al sito Couchsurfing.org – racconta Daniela, mamma del piccolo Giuliano -. Couchsurfing (letteralmente fare surf da un divano all’altro) è una delle evoluzioni 2.0 del viaggio basato sull’accoglienza e la fiducia. Ci si registra, si compila un profilo indicando quante più informazioni possibili su di sé e sulla propria casa e si comincia la ricerca di potenziali ‘divani’ che ci possano ospitare”.
È un modo diverso di viaggiare, certo più economico, ma non solo: grazie al couchsurfing si entra in contatto con le persone. Essere ospitati significa adattarsi alle abitudini e agli orari, magari aiutare in cucina o in altri piccoli lavori. “Con la nascita di nostro figlio non abbiamo abbandonato il sistema, anzi! Cerchiamo, quando possibile, ospitanti con figli, così Giuliano trova qualcuno con cui giocare. Si può pensare che viaggiare in famiglia sia più difficile, in realtà non è così. I membri della comunità sono giovani e le famiglie ricevono meno richieste. Quando organizziamo un viaggio cerchiamo sempre di trascorrere qualche giorno da un ospite couchsurfer, prima di tutto perché ci piace conoscere le persone del luogo. Poi perché dormire presso una famiglia è molto più interessante che in un hotel. Spesso riusciamo a organizzare gite con i bambini. Di solito proponiamo di cucinare piatti italiani e veniamo immediatamente spediti ai fornelli. È ovvio che bisogna selezionare accuratamente i profili: questo significa dedicare molto tempo alla ricerca e alle richieste. Non abbiamo mai avuto una esperienza negativa, anzi, nella maggior parte dei casi ci siamo trovati benissimo. Lo stesso si può dire di coloro che abbiamo ospitato, ragazzi di tutto il mondo venuti in visita a Torino. Giuliano ha giocato con bambini ucraini al parco dell’architettura rurale di Kiev, ha fatto volare aeromodellini nei sobborghi di Atene, ha pedalato per le strade di Semnan, una città iraniana, insieme ai suoi ospiti. E ha conosciuto un bel numero di viaggiatori che sono transitati per casa nostra, portando esperienze ed emozioni da ogni parte del mondo”.