Alunni certificati con disabilità e BES in presenza a scuola anche in zona rossa, e non da soli. Il Ministero dell’Istruzione in una nota chiarisce che potranno frequentare insieme a un gruppo di compagni.
Sono state tante le ipotesi fatte nei giorni scorsi sulla possibilità di seguire le lezioni in presenza, per figli di specifiche professionalità e per alunni certificati con disabilità e BES, bisogni educativi speciali. Anche con la sospensione delle lezioni a scuola (ma era proprio necessario chiuderle?) nei comuni in zona rosse. Una nota del Ministero dell’Istruzione del 12 marzo finalmente fa chiarezza.
Il decreto ministeriale: disabilità e BES in presenza
Se è stata smentita la possibilità di far seguire in presenza i figli di alcune professionalità come personale sanitario, insegnanti e operatori della filiera alimentare, il Ministero e le varie Regioni hanno più volte ribadito e garantito le porte aperte della scuola per i bambini fragili e con disabilità.
L’ articolo 43 del dPCM 2 marzo 2021 dispone che: “Resta salva la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso dei laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali”.
La nota: insieme ai compagni per l’inclusività
La nota diffusa dal Ministero dell’Istruzione il 12 marzo, in accordo con l’Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità, chiarisce le modalità e le opportunità per i bambini che possono frequentare.
“Laddove per il singolo caso ricorrano le condizioni tracciate nel citato articolo 43 le stesse istituzioni scolastiche non dovranno limitarsi a consentire la frequenza solo agli alunni e agli studenti in parola; ma al fine di rendere effettivo il principio di inclusione valuteranno di coinvolgere nelle attività in presenza anche altri alunni appartenenti alla stessa sezione o gruppo classe”.
Inclusività è anche relazione
Il principio di inclusività – fortunatamente- non si limita al fornire gli strumenti per poter seguire le stesse attività degli altri grazie al sostegno degli insegnanti e alla presenza del singolo.
La proposta è quella di creare un gruppo di compagni coinvolti “con i quali gli studenti BES possano continuare a sperimentare l’adeguata relazione nel gruppo dei pari, in costante rapporto educativo con il personale docente e non docente presente a scuola”.
I compagni potranno aderire in modo volontario e secondo le possibilità, anche su rotazione. Ogni collegio potrà sviluppare numeri, orari, e modalità di frequenza secondo metodi e strumenti autonomamente stabiliti.
Chi sono gli alunni BES, non solo disabilità
Gli alunni BES sono i bambini con bisogni educativi speciali, tra cui quelli con disabilità, ma non solo. Sono quei bambini e quelle bambine che hanno “la necessità di mantenere una relazione educativa a garanzia dell’effettiva inclusione scolastica”. Sono alunni BES i bambini con disturbi evolutivi specifici tra i quali i DSA (dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia) e l’ADHD, deficit di attenzione e iperattività.
Queste difficoltà sono certificate dal Servizio Sanitario Nazionale o da specialisti privati. Hanno esigenze speciali anche i bambini con disabilità motorie e cognitive certificate, per i quali viene redatto un PEI, Piano Educativo Individualizzato. Rientrano, o possono rientrare, tra i BES anche quei bisogni legati a fattori socio-economici, linguistici, culturali come la non conoscenza della lingua e della cultura italiana e alcune difficoltà di tipo comportamentale e relazionale.
Questi quasi mai sono “casi” certificati e formalizzati.
La valutazione del singolo
Così come chiarisce la nota ministeriale, sono le singole istituzioni scolastiche a valutare singolarmente i casi, certificati e non, “contemperando le esigenze formative dell’alunno declinate nello specifico percorso educativo individualizzato o personalizzato.
Infatti, la condizione dell’alunno con bisogni educativi speciali non comporta come automatismo la necessità di una didattica in presenza, potendo talora essere del tutto compatibile con forme di didattica digitale integrata”.
Sta alle insegnanti, al collegio docente e alla dirigenza scolastica valutare chi e come mettere in atto questa modalità di didattica in presenza a piccoli gruppi. È importante però che le famiglie sappiano che l’inclusività è un diritto e non un’utopia, anche in zona rossa.
Il commento
Immediato il commento del sottosegretario Rossano Sasso, con delega alla disabilità. “L’ipotesi di vedere alunni disabili e con bisogni educativi speciali da soli in presenza con il resto della classe a distanza su uno schermo non solo non è minimamente accostabile all’idea che abbiamo di inclusione, ma soprattutto non piace né alle famiglie né alle tante associazioni di categoria”.
Non era inclusiva infatti quell‘ipotesi di ulteriore isolamento e che avrebbe emarginato ancora di più bambini che hanno bisogno del gruppo e della relazione, come e più degli altri. Era una soluzione che non sarebbe piaciuta alle famiglie BES, ma manco alle famiglie sensibili che vedono nella scuola ancora una vera occasione di parità, integrazione, inclusione e solidarietà.