Volatili, merli, cicogne, tassi e scoiattoli: dove osservare la vita di questi piccoli meravigliosi animali nelle aree protette del Piemonte
Tra le tante bellezze della nostra Regione, fiore all’occhiello sono i parchi naturali e gli animali che li abitano: sapevate che il Piemonte conta oltre sessanta aree protette? Boschi, montagne, fiumi, laghi e paludi sono popolati da una miriade di animaletti, alcuni più noti, altri rari e da tutelare con particolare attenzione.
Proviamo a incuriosirvi andando a conoscerne alcuni, soprattutto quelli più insoliti, a partire dai volatili. Forse non tutti sanno che, di uccelli famosi come la cicogna e l’airone, esistono nelle nostre terre dei “cugini” dal piumaggio di colore diverso. Così, oltre all’airone cinerino si potrebbe avvistare l’airone rosso, piuttosto schivo, che vive negli ambienti di palude dove si mimetizza molto bene, grazie al colore delle piume che assomiglia a quello delle canne. Gli aironi rossi, che purtroppo negli anni sono diventati sempre più rari, sono abituati a vivere tutti insieme in uno stesso luogo detto “garzaia”.
A Valenza c’è la Riserva Naturale Integrale Garzaia, creata appositamente per tutelare una colonia di questi eleganti pennuti. Inoltre, alle famose cicogne bianche e nere (“di casa” al Castello di Racconigi, dove fanno persino il nido sui tetti) si aggiungono quelle completamente nere: le poche coppie presenti in Italia sono per lo più concentrate in Piemonte, nel Parco del Po saluzzese o al Monte Fenera, nel vercellese. Con un po’ di fortuna le si può avvistare seguendo le impronte che lasciano sul fango, lungo i corsi d’acqua o nel bosco.
Eccetto il ventre di colore bianco, queste cicogne sono tutte nere con sfumature verdi, che contrastano con becco e zampe rossastre.
E chi avrebbe detto che del simpatico picchio esistano ben tre varianti: rosso minore, nero e muraiolo? Il primo è un piccolo “percussionista” degli alberi, su cui tamburella per richiamare un partner con il quale accoppiarsi, per cercare larve di insetti da mangiare sotto le cortecce, ma soprattutto per scavare il nido. È diffuso più o meno in tutta la Regione.
Anche il picchio nero vive sugli alberi, soprattutto quelli di alto fusto; è piuttosto grande, quasi come una cornacchia, più lento degli altri picchi in volo. Il picchio muraiolo, infine, ha un corpicino grigio con striature rosse sulle ali e nidifica tra le rocce, talvolta anche tra castelli, chiese e dighe. Lo si può trovare in diversi parchi del torinese, dal Gran Bosco di Salbertrand ai Laghi di Avigliana, lungo vari tratti del Po e nel Verbano-Cusio-Ossola.
Volatili dalle abitudini curiose
Il merlo acquaiolo è un “cugino” del più comune merlo. Vive sulle rive di torrenti montani e per cacciare nuota in acqua senza problemi: per catturare le prede (pesciolini, larve, crostacei) si tuffa controcorrente allargando le ali e camminando sul fondo. I piccoli imparano a nuotare a tre settimane, prima ancora di volare. Se sotto una cascata doveste vedere un bel nido sferico, inaccessibile per altri animali, potrebbe essere il suo. Tra gli uccelli di fiume, il martin pescatore si aggiudica il premio di esemplare più bello, con i suoi colori vivaci azzurro e arancio. È soprannominato “la freccia” per le sue traiettorie molto dritte e veloci a pelo dell’acqua.
Lo si può incontrare nei parchi fluviali e lacustri, purché le rive non siano state modificate dall’uomo con muretti o scogliere. Infatti, per fare il nido il martin pescatore scava un buco nelle sponde terrose di fiumi e laghi. Un altro uccellino coloratissimo, giallo, blu e arancio è il gruccione, che trascorre l’inverno in Africa e giunge in Europa in primavera per riprodursi.
Strano ma vero, è ghiotto di vespe, api e calabroni, che afferra dall’addome col becco per evitare il velenoso pungiglione e che poi uccide sbattendoli su un tronco d’albero per far fuoriuscire il veleno. I suoi nidi si trovano nel terreno al fondo di cunicoli inclinati. È diffuso in molte zone tra i Parchi del Po, Sesia e Ticino, il Canavese, la Mandria, l’astigiano. Infine, ispira particolare simpatia il tarabuso, che predilige gli ambienti paludosi/lacustri come il Lago di Candia, e quando si sente in pericolo nel canneto si mette in una particolare posizione con il becco e il collo in verticale rivolti verso l’alto: rimane perfettamente immobile e, grazie alle macchiettature delle sue penne, diventa praticamente invisibile ai nemici predatori. Nel periodo primaverile è possibile ascoltare il suo profondo richiamo che assomiglia alla sirena delle navi.
Piccoli mammiferi
Ma tra i piccoli animali visibili in Piemonte non ci sono solo volatili. Possiamo andare a scoprire qualche curiosità sui piccoli mammiferi: sapreste riconoscere una donnola da un ermellino? E una martora? La donnola ha un corpo flessuoso coperto da pelo raso e morbido, fulvo sul dorso e biancastro sul ventre, simile al mantello estivo dell’ermellino. Le zampe sono corte, robuste e con unghie aguzze e taglienti. La coda, corta rispetto al corpo, si assottiglia gradatamente fino all’estremità e a differenza dell’ermellino non è mai nera in punta. In inverno il suo manto cambia aspetto ed è caratterizzato da macchie bruno-bianchicce. Molto agile sia nel correre che nell’arrampicarsi e nuotare, è un animale piuttosto cattivello e aggressivo, meglio starne alla larga…
È presente in numerosi parchi, dal Parco della Collina Torinese di Superga ai grandi parchi di montagna come il Parco Nazionale del Gran Paradiso. Molto simile è l’ermellino, che si riconosce chiaramente dalla punta della coda di colore nero e dal mantello invernale bianchissimo (un tempo molto apprezzato per le pellicce dei sovrani).
È un predatore piccolo ma terribile: talvolta è in grado di mangiare lepri più grandi di lui. Ama l’habitat alpino e costruisce le proprie tane sottoterra. La martora, invece, vive sugli alberi in foreste di latifoglie e conifere in montagna e in collina. È attiva soprattutto di notte, quindi è raro incontrarla: di giorno si rifugia all’interno di un cavo nel tronco che può essere imbottito con muschio, foglie, penne e pelo.
È in grado di rimanere appesa a testa in giù con le zampe posteriori, grazie alle grosse unghie e al quinto dito opponibile che agevola la presa sui rami.
Un altro animale notturno è il tasso, che normalmente vive tra boschi e colline in tutta la regione, ma se molto affamato si può spingere fino alle zone abitate. Lascia tracce che ricordano quelle di un orsacchiotto, mentre un segno inconfondibile sono i buchi poco profondi dove deposita i propri escrementi.
Costruisce le tane scavando profonde e complesse gallerie sotterranee e sui suoi sentieri si muove lentamente, piuttosto goffo. Se spaventato trotterella via ma non prima di aver cercato di terrorizzare il nemico sbuffando e ringhiando. Particolarmente schivo, tra gli animaletti notturni, è il ghiro: dormiglione di giorno, vive di notte e teme il contatto con l’uomo. Il suo letargo dura in media da ottobre ad aprile. Potrebbe essere confuso con lo scoiattolo per colore, dimensione e agilità sugli alberi, ma quest’ultimo è più facile da avvistare per i motivi di cui sopra.
Il rosso e il grigio
tra gli animali più visibili nelle aree verdi piemontesi c’è lo scoiattolo. Lo scoiattolo originario delle nostre terre è quello rosso, la cui sopravvivenza è minacciata dall’arrivo dello scoiattolo grigio americano, più forte e aggressivo. Introdotto dall’uomo in Gran Bretagna, Irlanda e Italia, lo scoiattolo grigio ha già colonizzato gran parte dell’Inghilterra dove quello rosso si sta estinguendo. In Piemonte, la competizione tra le due specie pare sia stata generata dall’introduzione di soli quattro animali nel 1948, a Stupinigi. Da allora si sono diffusi sempre più, minacciando la sopravvivenza della specie autoctona. Un fenomeno che preoccupa, ricordandoci quanto sia sconsiderata l’introduzione di specie da parte dell’uomo, un fenomeno globale che è diventato una delle maggiori minacce alla biodiversità.
Esiste persino un progetto www.rossoscoiattolo.eu proprio per salvare lo scoiattolo rosso europeo. Lasciamo a voi il compito di conoscere e riconoscere dal vivo questi e altri animali (sono tanti: dal riccio al cinghiale, dalla marmotta allo stambecco, rane, rospi, lepri, camosci, persino alcuni lupi), avvistandoli direttamente oppure scoprendo le loro tracce, come impronte, nidi e piume. Per organizzare al meglio le passeggiate è consigliabile contattare i centri visite dei Parchi www.parks.it/regione.piemonte/index.php, per maggiori informazioni su quali animali si possano avvistare a seconda della stagione.
Qualsiasi incontro si faccia, con il più piccolo degli uccellini o il più maestoso dei mammiferi, ci ricorda come la nostra vita di città non sia altro che una parentesi artificiale all’interno di un immenso mondo naturale a cui dobbiamo il massimo rispetto.