Arte nei cortili
Arte alle Corti è una mostra, ma è anche una passeggiata per le vie del centro storico di Torino. E’ un percorso nei cortili e nei giardini di grandi palazzi aulici, ma è anche una caccia al tesoro alla scoperta di opere di arte contemporanea disseminate in spazi normalmente chiusi al pubblico. Non ci sono punti di partenza, né di arrivo. Non ci sono tappe obbligate, ma tanti luoghi da scoprire, fino al 10 novembre, poco alla volta, giorno dopo giorno, o in poche ore, a piedi o in bicicletta, secondo il proprio passo e quello dei pargoli.
Otto sono le corti, 25 gli artisti e 33 le opere racchiuse in un perimetro di un chilometro quadrato. Nel giardino di Palazzo Cisterna divertitevi a scovare gli animali fantastici e le installazioni nascoste, prima di perdervi nelle clessidre di vetro della fontana postindustriale di Enrico Iuliano costruita con una Vespa, un’Apecar e una vasca di alluminio lunga 15 metri riempita di acqua tinta di rosso. Dalla Vespa all’auto il passo è breve e basta attraversare via Carlo Alberto per raggiungere il civico 16 e Palazzo Birago di Borgaro dove si trova l’automobile di Glaser & Kunz con due strani individui a bordo (due manichini i cui volti prendono vita grazie a una proiezione video sul volto) e la casetta di legno di Vedovamazzei, riproduzione in scala naturale della casa dall’architettura sghemba e incerta del film “One Week” di Buster Keaton. Anche a Palazzo Carignano si trova una vecchia automobile, ma è sospesa dentro a una rete da pesca alla prua di un peschereccio (“Mareo Merz” di Elisabetta Benassi). Di corte in corte, si scopre un alveare in bronzo di 2 metri di diametro a Palazzo Civico, donne-colonne nella manica nuova di Palazzo Reale e a Palazzo Costa Carrù della Trinità, in via San Francesco da Paola 17, una cabina d’ascensore “abitata” e dei giganteschi sacchetti di carta scolpiti in marmo da Fabio Viale dal titolo “Arrivederci e grazie”.
Arte nello zoo parallelo
Ha il becco di un’anatra, l’occhio di un’aquila e la coda di un lemure. Il suo nome è “Pato Crochio” ed è l’animale fantastico nato dall’unione tra una capra, un’oca, un lemure, un’aquila e un millepiedi. Non vive nel verde del prato o in boschi incantati, ma ha trovato casa a Zoom, accanto a pinguini, giraffe e rinoceronti, gli abitanti naturali del bioparco.
Pato Crochio è fatto di gesso, ferro e acrilici, è alto 1,5 metri e ha preso forma e corpo da un disegno di Alice Gueli, realizzato durante la decima edizione di Paratissima, nel mese di novembre del 2014. L’artista, torinese, di 6 anni e mezzo, è la giovane vincitrice di “ZOOMaginario for Kids”, la versione baby del contest ZOOMaginario che popola il bioparco, ogni anno – da tre edizioni, da giugno a ottobre – di sculture avveniristiche. Il suo disegno è stato selezionato tra oltre cento creature inventate da bambini tra i 3 e i 12 anni. Il suo animale è diventato reale nel laboratorio dell’artista Nicolò Borgese a San Salvario, dove Alice ha lavorato, fianco a fianco, alla sua realizzazione. L’opera d’arte è oggi esposta, in modo permanente, a Zoom, insieme alle dodici creature dello zoo parallelo e impossibile di ZOOMaginario 2015 selezionate da Francesca Canfora e Daniele Ratti, la direzione artistica di Paratissima. Dal Troncodrillo Volante al Gragno, dall’Agaro Argenteo al Serpente Tricefalo, dal Coleottero Giraffa al Golem, gli animali – tutti realizzati con materiali di scarto e di recupero da dodici artisti emergenti internazionali – rappresentano e raccontano la biodiversità accompagnando piccoli e grandi, fino alla fine di ottobre, oltre la realtà tangibile.
[Simona Savoldi]