Una Food Forest è un’area che rivive e si trasforma in un ecosistema autonomo e sostenibile. E se la natura in città non fosse solo ornamento, ma anche utile e protagonista?
Si chiamano Food Forest o “foreste commestibili” e sono grandi aree cittadine, in genere inutilizzate, dove piante e alberi vengono coltivati secondo i principi della permacultura. Si tratta di iniziative che mirano alla creazione di sistemi sostenibili e autonomi e che cercano di soddisfare il fabbisogno di cibo senza intaccare l’ecosistema naturale e senza utilizzare sostanze chimiche.
Una crescita naturale
Nelle Food Forest le piante crescono in modo naturale, senza troppi interventi. La coltivazione deve essere multifunzionale: ci sono alberi da legno, piante da frutto, erbe medicinali e officinali, bacche e ortaggi, e si tiene conto anche dell’habitat di piante spontanee e gli animali.
La Food Forest segue i principi della permacultura: cosa significa? Semplicemente, si coltiva l’area in più “strati”, per la precisione sette. In alto ci sono gli alberi da frutto, scendendo gli arbusti di bacche commestibili, piante perenni e annuali, fino ad arrivare ai tuberi sottoterra. Grazie a questo modello si genera un ecosistema che offre una produzione elevata ma sostenibile, con una manutenzione minima.
Insomma, un ottimo sistema per produrre cibo consumando poca energia, favorendo la biodiversità e producendo ossigeno.
Benessere e spazio ricreativo
Creare una Food Forest in città significa anche riutilizzare spazi abbandonati ma soprattutto disporre di un’area che diventa un bene comune da condividere con il resto della comunità di quartiere. Ci si può andare per meditare, ma anche per giocare e soprattutto per apprendere i segreti della terra e della coltivazione di piante e cibo.
E non dimentichiamo anche che la presenza di spazi urbani verdi – specialmente se destinati ad una foresta commestibile – aumenta il valore dei quartieri interessati.
Grandi foreste in USA
Gli Stati Uniti sono il paese del mondo che oggi conta più Food Forest all’interno di grandi metropoli. La Beacon Food Forest è una delle prime, oltre a essere la più grande. Esiste dal 2009 e si trova nella periferia di Seattle: 20.000 mq in cui crescono piante e ortaggi di vario tipo.
È stata proprio la comunità di Beacon Hill, con l’aiuto di un’esperta di permacultura e di un architetto del paesaggio a trasformare in tre anni un enorme giardino pubblico in orto urbano. Quest’area rappresenta una vera risorsa naturale per il quartiere e produce alimenti freschi per l’intera comunità.
Sempre negli USA, a Los Angeles, il collettivo artistico Fallen Fruit è ormai famoso: oltre a realizzare opere nei parchi, supporta la creazione di orti pubblici. Per loro piantare un albero da frutto è simbolo di condivisione delle risorse, partecipazione pubblica a favore di spazi condivisi e azione di lotta contro lo spreco di cibo. Perché quando gli stessi cittadini sono i raccoglitori, gli sprechi si riducono.
Gli Orchards di Londra
The Orchard Project è un progetto che dal 2011 cerca di portare orti urbani in tutti i quartieri della capitale inglese. La rete appoggia i cittadini attraverso uno scambio di esperienze e suggerimenti per coltivare frutta e verdura nel proprio territorio, e offre workshop per chi vuole rigenerare anche orti già esistenti.
La tradizione giapponese
In Giappone la Fukuoha’s Food Forest è ormai diventata un vero e proprio esempio seguito in tutto il mondo; si tratta del terreno privato coltivato da Masanobu Fukuoha, considerato il padre dell’agricoltura naturale e conosciuto soprattutto per il suo libro “La rivoluzione del filo di paglia”.
Secondo le sue linee guida, il terreno viene provvisto di una “coperta”, ovvero uno strato di humus e materiale organico. Il risultato è sorprendente e i raccolti pare siano superiori a quelli dei terreni in cui si usano sostanze chimiche. Un’incubatrice naturale in cui le piante crescono molto rapidamente.
In Italia: gli esempi di Parma e Brescia
Anche in Italia proliferano i progetti che favoriscono la creazione di orti urbani. Tra questi, a Parma troviamo un esempio virtuoso di foresta commestibile, la Picasso Food Forest. Si trova nel quartiere di Lubiana e ospita più di 200 specie di piante e alberi da frutta. Una vera oasi verde gestita da Fruttorti, un movimento cittadino che dal 2012 lotta a favore della rigenerazione urbana e della creazione di spazi coltivabili in aree inutilizzate.
La Picasso Food Forest è nata sul terreno di un giardino abbandonato; ora è uno spazio verde di libero accesso e rappresenta un luogo d’incontro dove tutti possono coltivare e raccogliere i frutti.
Uno degli esperti italiani in tema di Food Forest è Onorio Belussi, che nella sua città, Brescia, ha coltivato 3000 mq seguendo i principi dell’agricoltura naturale, ovvero quella che lui chiama agricoltura del “non fare”, che significa rinunciare all’utilizzo di sostanze chimiche per “lasciare fare semplicemente alla natura”.
La Food Forest arriva a Milano
Ma se la sfida è quella di coltivare terreni in grandi spazi urbani, la prima Food Forest in una grande città italiana deve ancora arrivare. Ma non manca molto.
Il progetto esiste ed è in fase di realizzazione al Parco Nord di Milano, nell’area di Bruzzano, grazie al sostegno di aziende private – come la catena di ristorazione “That’s vapore” – e a un crowdfunding dei cittadini.
La nuova Food Forest milanese è pensata per essere un luogo di bellezza e benessere in grado di offrire anche prodotti alimentari. Occuperà 10.000 mq e vi saranno piantate specie autoctone poco conosciute ma utilizzate abitualmente in cucina.
“La natura non è oggetto
di arredamento urbano;
foreste e boschi non devono fare da cornice di sfondo alle città, ma devono essere integrate, protagoniste e utili”.