Attività extrascolastiche: spingiamo troppo i nostri figli?

da | 20 Nov, 2017 | Lifestyle

La perfetta immagine del bambino equilibrato, che va a scuola, fa i compiti e gioca con meccano tutto il resto del pomeriggio, è più un mito che una realtà. Come molti adulti, i bambini sono coinvolti in attività di ogni tipo. C’è il nuoto, la danza, la musica, il calcio, le lingue, l’arte, il minivolley, il tennis, la scherma.

Le attività extrascolastiche sono arricchenti e formative o sono impegnative e stressanti? Molti genitori sono contenti di vedere i figli nutrire tanti interessi, altri accettano di entrare nel girone di quelli che “accompagnano i figli a fare sport tre volte a settimana” perché non si senterebbero bravi genitori a negare opportunità ai figli, anche a costo del sacrificio del proprio tempo libero e di una consistente fetta di reddito.

Troppa scuola

La scuola non aiuta: pur avendo aumentato l’orario di permanenza fra le mura scolastiche negli anni, in alcuni campi rimane paurosamente carente. Sport e musica, ma anche lingue e arte, sono molto a margine delle materie di studio.

La famiglia si sente in dovere di integrare offrendo quel che manca, ma può farlo solo nel tempo libero. Sommando scuola, spostamenti e lezioni integrative, il tempo libero finisce tutto nel weekend, che difficilmente però è lasciato all’ozio. Quali saranno i risultati di tanto impegno? Adulti più maturi? O semplicemente bambini più stressati?

Distinguere fra stress buono e stress cattivo

Lo stress è la risposta naturale del corpo a situazioni di minaccia o sovraccarico. La capacità di provare stress può salvarci la vita: se incontro un leone nella giungla, il cuore comincia a battere più forte, i muscoli si tendono, l’adrenalina aumenta e sono in grado di correre più veloce. Ma anche in situazioni ordinarie, lo stress non è sempre necessariamente un male. Hans Selye, medico austriaco e pioniere della ricerca in questo campo, riteneva che moderate quantità di stress fanno bene.

Selye ha diviso lo stress in due: c’è lo stess negativo – il distress – cioè il logorio progressivo che porta alla rottura delle difese psico-fisiche. E c’è l’eustress – lo stress positivo – un’energia aggiuntiva che ci permette di raggiungere obiettivi complessi.

L’abbondanza di stimoli allena la capacità di adattamento dell’individuo e facilita il raggiungimento dello stress positivo e la conseguente felicità di essere in grado di fronteggiare eventi difficili.

Riuscite a immaginare cosa prova un manager quando va in porto un buon affare? Non è molto diverso da quello che prova un bambino quando suona al saggio di fine anno o vince una partita di calcio.

Il problema è che identiche situazioni stressanti inducono risposte diverse a seconda della persona che le vive. Per questo motivo la scelta delle attività extrascolastiche non può avere regole precise. Dipende dall’indole del bambino, dal tipo di genitori e da numerosi altri fattori, compresa la felicità o la difficoltà del momento di vita che si sta affrontando.

Quattro semplici cose da non far mancare mai

Quali che siano le attività scelte per i propri figli, non bisogna mai far mancare quattro semplici cose.

Primo: tempo per giocare in maniera libera e creativa. I giochi non strutturati permettono al bambino di seguire i suoi interessi, esprimere la propria personalità e imparare a inventarsi da solo tempi, spazi e modi di fare. Il gioco libero è essenziale e indispensabile: occorre ritagliare del tempo apposta. Libero, inoltre, significa libero da fini, regole e anche da compagni. Assoluta libertà: giocare a quel che si vuole, come si vuole e con chi si vuole.

Secondo: mai far mancare la relazione familiare. I bambini hanno bisogno di trascorrere tempo “inutile” assieme ai genitori, ore in cui rilassarsi, parlare, giocare o anche far nulla, essendo semplicemente se stessi: mamma, papà e bambini.

Terzo: la famiglia estesa. I bambini dovrebbero avere contatto con i nonni, gli zii, i cugini e la cerchia di amicizie di famiglia. Questo permette loro di capire chi sono e di sentirsi inseriti in una rete di supporto sociale, cosa che li fortifica e li aiuta a sentirsi sicuri.

Quarto: autocoscienza. I bambini hanno bisogno di tempo per leggere, scrivere, pensare, disegnare, costruire, fantasticare ed esplorare i propri interessi. Stare sdraiati sul letto a sognare a occhi aperti non è “tempo perso”, è una fantastica attività extracurriculare, un vero e proprio brief di creatività che nessun corso può insegnare.

 

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