Una chiacchierata con la cinque-volte-mamma ed ex nazionale olimpionica di nuoto Federica Biscia, su come avvicinare i bambini all’acqua
Trentacinque volte campionessa italiana di nuoto e cinque volte mamma ( l’ultima nata, Giulia, ha appena compiuto 3 settimane) Federica Biscia è l’interlocutrice perfetta per regalare utili consigli su come avvicinare i bambini all’acqua.
Perché la vacanza al mare è, a tutti gli effetti, il momento più indicato per stabilire il primo rapporto con l’acqua, fatto di confidenza, conoscenza e amore.
Olimpionica di nuoto a Sidney 2000, Federica è insegnante di nuoto dal 2002 e insegna anche ai piccolissimi del suo asilo nel bosco (di cui abbiamo parlato qui)
Bambini da 0-2 anni
“Per fare amare l’acqua ai vostri bambini – ci dice Federica- dovete prima amarla voi genitori. L’acqua è l’elemento primordiale che ha avvolto i vostri bimbi per nove mesi.
I bambini non hanno paura dell’acqua, ma delle reazioni negative del genitore.
Se siete in piscina privilegiate la vasca con acqua calda, se siete al mare rimanete a riva dove l’acqua è tiepida perché poco profonda e riscaldata dal sole.
Un’accortezza: è bene che l’acqua sia bassa ma non troppo. Ed è importante che il genitore rimanga in piedi, tenendo il bebè rivolto verso il proprio volto”.
Prime esperienze con gli under 2
“Provate a fare immersioni. Il bebè ha la glottide che si chiude istintivamente fino all’anno di età. Questo vi permette di metterlo sott’acqua senza problemi: prima lo si fa meglio é. Così facendo non perderà l’istinto di chiudere la glottide e rimarrà un gesto naturale”.
Orari consigliati
“Le 17-18 sono le ore migliori: il sole è meno forte e l’acqua è più calda. Consiglio che vale naturalmente al mare, ma anche per le piscine all’aperto delle nostre città”.
Braccioli sì, braccioli no: l’autonomia in acqua
“Consiglio di usare i braccioli il meno possibile e solo dai 2- 3 anni in su. I braccioli impediscono il galleggiamento e non favoriscono l’autonomia”. Se il genitore è in acqua con due o più figli è bene utilizzare i braccioli solo se il più piccolo – sotto i due anni – chiede di nuotare da solo. Tuttavia, se siete voi a non sentirvi tranquilli, i braccioli possono essere una buona soluzione iniziale, per approcciarvi a questa nuova esperienza in totale serenità. “Il consiglio spassionato è: abbiate fiducia nei vostri bambini, loro sanno come muoversi!”
Bambini da 3 a 6 anni
“Questa è un’ottima età per imparare i primi galleggiamenti e per arrivare poi allo stile vero e proprio. Incoraggiate i bambini a mettere la testa sotto l’acqua. Al mare il mio consiglio è di preferire gli occhialini alla maschera (che impedisce la giusta respirazione). Stessa cosa in piscina: utilizzate gli occhialini per fare insieme giochi divertenti come guardarsi sott’acqua e scoprire quali smorfie state facendo”.
Verso l’autonomia: bye bye braccioli
“Preferite spiagge con fondali bassi dove il bambino possa toccare e sentirsi sicuro. Lasciatelo giocare, sperimentare. Invitate amichetti coetanei che magari già nuotano: lavorare in peer education (educazione al pari) vale più di qualsiasi altro insegnamento”.
L’esempio dei bambini già esperti
“Preferite un avvicinamento graduale. L’esempio degli amichetti è il miglior aiuto, ma richiede il suo tempo. Non incitate, né tantomeno obbligate i bambini a fare esercizi che non vogliono. Ogni bambino ha i suoi tempi, che vanno rispettati e mai giudicati”.
E se il bambino odia l’acqua?
“Non importa, affidatelo piuttosto a istruttori ed educatori capaci di trasmettere ai vostri piccoli quella passione vera che farà loro amare il mondo dell’acquaticità”.