Come riconoscere e gestire un eccesso di aggressività? Gestire i bambini aggressivi mette tutti in difficoltà: i consigli delle psicologhe di Completamenti.
“Crescere è di per sé un atto aggressivo”, affermava il pediatra e psicoanalista Donald Winnicot. Il processo di crescita comporta anche infatti un “aggredire”, un avvicinarsi al mondo, al nuovo, farsi rispettare, difendere i diritti propri e altrui.
Ma quand’è che l’aggressività diventa troppa? E come gestirla? Insegnare l’accoglienza, l’inclusione e il valore della diversità, promuovere l’indipendenza e l’autonomia nei nostri figli, riconoscere il loro valore: sono alcune delle pratiche educative utili per aiutare i bambini a crescere equilibrati, ed evitare che sviluppino una aggressività eccessiva e distruttiva o, al contrario, una passività che li porta a subire, in un atteggiamento da vittima.
Le radici dell’ aggressività
“Le prime esplosioni di rabbia nell’infanzia esprimono uno stato d’animo, un sentimento di frustrazione o delusione: i bambini non si sentono adeguatamente riconosciuti nei loro bisogni o apprezzati – dicono Stefania, Laura e Loredana di CompletaMenti -.
Se l’adulto li ridicolizza, si sentiranno incapaci e senza valore. È importante comunicare con loro nel modo giusto. Ad esempio, se li stiamo riprendendo, teniamo presente di non svalutare il bambino ma il suo comportamento. Quindi, non diciamo ‘sei uno sciocco’ ma ‘ti stai comportando come uno sciocco’.
Un altro fattore che sicuramente nella crescita favorisce l’eccesso di aggressività è la cultura estremamente competitiva che permea la nostra società. “
Dover vincere a tutti i costi, sopraffare, parlare sopra l’interlocutore senza ascoltarlo, sono modelli di comportamento che l’adulto dovrebbe criticare, evidenziandone il dis-valore. È fondamentale riconoscere l’altro come persona, con diritti e bisogni pari ai miei, perché l’oggettivazione porta a non riconoscere i sentimenti, ed è perciò più facile far del male”.
Incoraggiare l’indipendenza
L’altra faccia della medaglia è un eccesso di passività. “Per evitarlo i genitori devono sia promuovere la capacità di autonomia dei figli, favorendone la proattività, sia lavorare sull’autostima. Perché se non ti stimi non ti opponi all´aggressore, anzi, ritieni persino che abbia ragione a trattarti male. L’atteggiamento della vittima e dell’aggressore sono speculari.
La radice è la medesima. Perché i figli crescano resilienti e non cadano nella trappola del vittimismo o del bullismo, i genitori devono essere attenti a non spianare sempre loro la strada, evitare di farli vivere in un ambiente troppo ovattato.
Se in casa è sempre tutto troppo facile, i bambini non sapranno come affrontare le difficoltà che inevitabilmente incontreranno sul loro cammino e non saranno in grado di sviluppare quelle risorse di resilienza indispensabili per vivere nel mondo reale.”.
Non temerli
Capita spesso con i ragazzini, ma si intravede già nell’infanzia: genitori che hanno paura dei propri figli. “Non osano sgridarli perché temono la rottura del legame affettivo. Ma è un atteggiamento pericoloso: i figli si sentono intoccabili, al centro del mondo. Quando poi crescono e iniziano a mostrare atteggiamenti strafottenti o violenti e i genitori ne sono ancora più spaventati.
Ma la loro paura aumenta la reazione aggressiva dei ragazzi, in un circolo vizioso negativo. I genitori devono saper tollerare le manifestazioni di aggressività ‘sana’, proprie della crescita.
Le contestazioni verbali, voler esprimere il proprio pensiero, fare scelte autonome, se non sono pericolose per sé o altri. Non devono invece accettare insulti, violenze fisiche verso persone, oggetti, animali.
Come comprendere se l’aggressività è giusta oppure malsana? “Uno dei segnali da osservare è la mancanza di controllo degli impulsi e di considerazione delle conseguenze. Da un lato, un’aggressività fuori controllo, dall’altro non rendersi conto delle conseguenze dei propri atti, non esserne dispiaciuti”.
La parità è la base del rispetto
Per crescere dei bambini che non siano né vittime, né aggressori, ma neppure spettatori passivi (ad esempio nei casi di bullismo), è importante iniziare presto, con le giuste basi educative. “Dobbiamo trasmettere valori paritari e inclusivi: la parità è la base del rispetto, se vedi l’altro come tuo pari non lo tratterai male e lo difenderai in una situazione di violenza.
L’educazione alla parità comprende anche la parità di genere: spesso i genitori, anche inconsapevolmente, tendono a reprimere qualsiasi manifestazione di aggressività nelle ragazze, accettandole di più nei maschi. Ma non va bene”.
Infine, uno sguardo allo specchio: “Teniamo sempre presente che i genitori sono modelli educativi per i figli e ci deve essere coerenza tra quello che diciamo, insegniamo e il nostro comportamento!”.
Per saperne di più: Completamenti