I bambini mordono, è fisiologico. Lo fanno fino ai 30 mesi anche, è non c’è nulla di preoccupante. Prima sperimentano poi comunicano con il morso. Se continuano anche da più grandi, allora forse c’è qualcosa che non va.
Il morsicatore si trova ovunque. All’asilo nido, anche alla scuola dell’infanzia, tra gli amichetti, in ludoteca o alle feste. I bambini mordono, è fisiologico fino ai due anni e mezzo circa, perchè è il loro modo di sperimentare, di “gustare”, di comunicare. Spesso però il morso mette in difficoltà più i genitori del morsicatore che il bambino. Non giudichiamo e cerchiamo di capire come comportarci.
Il morso nelle tappe evolutive
Tutti i bambini, chi più e chi meno, mordono. A un anno, ma già intorno al settimo mese di vita, i bambini mordicchiano e portano alla bocca tutto. Un po’ per i denti, ma anche e soprattutto perché quello orale è il canale di conoscenza di questa età. Con l’allattamento e la suzione il neonato si sfama e tranquillizza, si relaziona con la mamma e poi, di conseguenza, con il mondo. In questa fase allora il morso di altri bambini è un morso conoscitivo: provo chi sei e di cosa sai. A partire dal secondo anno il morso assume per i bambini un significato. Allora mordere può voler essere espressione di rabbia, di disagio e frustrazione, di autodeterminazione e possesso.
L’ansia dei genitori dei bambini che mordono
I bambini che mordono non sono mai compresi dagli adulti, che difficilmente riescono a vedere quel gesto come relazionale e comunicativo. Per i grandi mordere è aggressione e non manifestazione fisica o ricerca di un contatto. Il morso di fatto fa male e lascia un segno visibile e duraturo. Quindi i genitori del morsicato si arrabbiano per il dolore e la frustrazione che il loro bambino ha subito, cercando sempre di difenderlo ed evitargli relazioni con il morsicatore. I genitori dei bambini che mordono vivono il senso di colpa e imbarazzo e, invece di comprendere a fondo quel gesto, cercano in ogni modo di farlo smettere. Sempre, o quasi, entra in gioco il giudizio per un comportamento che invece andrebbe visto e affrontato come fisiologico.
Morsicatori e morsicati: lasciamoli fare
Come sempre, i professionisti ricordano che gli adulti non devono mai eccedere nell’interventismo: i bambini hanno bisogno di sperimentare e esplorare, anche le conseguenze del loro agire; devono poter avere la possibilità di trovare accordi e equilibri. Bloccarli nel far questo nega loro lo spazio di conoscersi e autodefinirsi. I bambini che mordono (o che alzano le mani) quasi sempre vengono fermati ancora prima che agiscano, per precauzione, senza vedere che cosa realmente il bambino farebbe e togliendo la possibilità all’altro di reagire e rispondere per difendersi e magari trovare un equilibrio. I grandi, per eccessivo moralismo e giudizio adulto, impediscono ai bambini di fare esperienza, non riconoscendo le capacità empatiche e di negoziazione che invece hanno fin da piccolissimi.
Bambini che mordono: cosa non fare
A volte anche noi adulti agiamo d’istinto, cercando di difendere al meglio i nostri piccoli. Gli adulti quasi sempre sgridano i bambini che mordono, dicendo che non si fa, ma senza dare spiegazioni o cercare di comprendere il reale significato/motivo del morso. Stessa cosa per il castigo, che non ha nessun tipo di effetto perché il bambino subisce senza capire o poter spiegare. Alcuni genitori, non gli educatori, restituiscono il morso per far comprendere il dolore che provoca; ma questo in realtà può essere fraiteso e se anche mamma e papà mordono allora si può fare! Altro errore da non commettere è lasciare che il bambino morda i genitori, o al contrario mordicchiare le cosciotte e le guance del bambino per scherzare. Il messaggio deve essere chiaro: il morso non è un gioco.
Bambini che mordono: cosa fare
Ma allora come comportarsi di fronte al morsicatore seriale? Intanto, come sempre, è bene che il fenomeno sia gestito allo stesso modo da genitori, educatori, nonni e baby sitter. I messaggi dati al bambino devono essere coerenti. Non è possibile chiedere di non intervenire, ma magari non farlo preventivamente per la sola paura che il bambino morda. Si può invece interroppere il morso con un “no” deciso e fermo (senza che sia aggressivo), mettendo la mano davanti alla bocca, ma con dolcezza e senza violenza. È molto importante non manifestare ansia o preoccupazione; importantissimo non sminuire o ridicolizzare le emozioni dei bambini. Bisogna parlare del perché si morde, esprimendo chiaramente ma senza giudizio la contrarietà ai morsi, e fornendo qualche alternativa. Sei arrabbiato o nervoso? Perchè invece di mordere non fai dei salti o una corsetta? Sei triste perché non vuole giocare con te? Perché non glielo dici o non provi a proporre al tuo amichetto un gioco da fare insieme? Se mordi forse i tuoi amici non capiscono che cosa realmente vorresti dire loro. Per i più piccoli, prima di far mordere nasi, polpacci e braccia, si possono mettere a disposizione giochi da mordere di diversi materiali.
Quando il morso racconta un disagio
Se è vero che è fisiologico che i bambini mordano, ci sono situazioni in cui il morso può essere un campanello di allarme, o meglio un segnale da cogliere. I bambini che mordono infatti possono manifestare così un disagio, magari un cambiamento (di scuola o di casa), la gelosia per la nascita di un fratellino o una sorellina, il dolore e la rabbia per la separazione dei genitori. A volte il morso è la reazione a un’educazione troppo rigida e autoritaria; un gesto di ribellione. Il bambino allora va osservato, ascoltato e accolto per cercare di sciogliere l’emozione che lo porta a mordere.
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