Bambini e smartphone

da | 28 Set, 2015 | Lifestyle, Soldi e Diritti

Gentile avvocato, mia figlia che va alle elementari ha postato sulla chat di gruppo di Whatsapp una foto di un’amichetta in posa sciocca. i genitori di lei si sono arrabbiati. Ma chi è responsabile di quanto postato dai propri figli? E di che genere di responsabilità si tratta? Come si gestisce la cosa?
Grazie, Roberto

Gentile Roberto, sarò certamente all’antica ma sono dell’idea che consegnare uno smartphone a un bambino in età da scuola elementare (che, quindi, forse, ha da poco imparato a leggere e scrivere) sia un po’ prematuro: non si può certo pretendere che capisca i pericoli che si nascondono nell’oggetto. Per non parlare del fatto che le condizioni d’uso e la privacy policy (che tutti abbiamo accettato vistandole nel momento in cui abbiamo scaricato l’applicazione sul telefonino ma che solitamente si leggono distrattamente, o non si leggono affatto) prevedono specificamente che abbiamo compiuto 16 anni o che abbiamo ottenuto il consenso dei genitori (altrimenti non potremmo farne uso).

Ciò detto, Whatsapp è un’applicazione che consente di scambiare messaggi via Internet: noi tutti abbiamo l’illusione di scambiarci parole e/o foto in via totalmente privata ma così non è. Gli stessi sviluppatori dell’applicazione affermano di fare “sforzi commercialmente ragionevoli” per assicurare la privacy: che in soldoni significa “pagando 89 centesimi l’anno, non si può certo pretendere di essere in una botte di ferro”. Utilizzando Internet per chattare con gli amici è certamente possibile che un hacker rubi le informazioni, al pari di Facebook, Instagram e di tutti gli altri social network. E, se a chattare è un minore, del danno eventualmente provocato sono responsabili i suoi genitori a meno che riescano a dimostrare di non aver potuto impedire il fatto: devono cioè fornire la prova di aver impartito al figlio un’educazione consona e di aver vigilato sulla sua condotta.

Ancora: per pubblicare una foto altrui è necessario averne ottenuto prima il consenso, in difetto si commette un illecito civile; l’interessato potrà rivolgersi al Tribunale per richiedere la rimozione immediata della foto (ed eventualmente anche un risarcimento). Nei casi più gravi, quando cioè la foto offende la reputazione di chi vi è ritratto, si potrebbe addirittura incappare nel reato di diffamazione (punito con la reclusione fino a tre anni).

Spieghiamo bene tutto questo ai bambini, nel momento in cui mettiamo loro in mano il tanto desiderato telefonino.

[Francesca Galdini]

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