Occhiaie, sofferenza, stanchezza estrema e tanta pazienza. Cosa possiamo fare per migliorare il sonno dei nostri bambini?
Alzi la mano chi non conosce quella dilaniante sensazione di privazione di sonno, quella fatica che segna le occhiaie dopo notti troppo corte o disturbate da un bebè o un bambino che si sveglia in continuazione. Ma perché i neonati non dormono? C’è qualcosa che possiamo fare noi genitori per migliorare la situazione?
La prima cosa da fare è informarci: studiando la fisiologia del sonno di neonati e di bambini scopriremo che l’unica cosa da fare è tranquillizzarci e accettare che nei primi mesi di vita ci sveglieranno e che non si tratta né di un capriccio né di un nostro errore di gestione.
E soprattutto verremo confortati dalla certezza che fra qualche tempo dormiremo di nuovo. E per tutta la notte. Per iniziare a raccogliere informazioni abbiamo fatto qualche domanda a Silvia Grinzato, I.B.C.L.C. (International Board Certified Lactation Consultant) consulente sull’allattamento che lavora da anni nei consultori comunali, aiutando tantissimi genitori nei primi mesi di accudimento di un bebè.
Un sonno leggero, funzionale allo sviluppo
Silvia ci spiega per prima cosa come funziona il sonno dei più piccoli. “Il sonno del neonato è strettamente legato, come per ogni cucciolo, alla sua nutrizione, ovvero all’allattamento. Il suo ciclo di sonno è breve, sia di giorno che di notte, e, soprattutto, è un ciclo diverso da quello degli adulti. Questi hanno circa il 20% di sonno leggero (il cosiddetto sonno REM – Rapid Eye Movement-), mentre nei neonati il sonno REM rappresenta circa il 50% del totale.
Finita la poppata, quando un bambino si addormenta, osservatelo: il respiro è irregolare, gli occhi si muovono sotto le palpebre, fa delle smorfie. Questo sonno leggero dura circa 20-30 minuti ed è quello funzionale al suo sviluppo celebrale. Passato questo tempo vedrete il bambino non muoversi più, respirare in modo regolare, gli occhi fermi sotto le palpebre: questo è il sonno profondo, il momento ideale per toglierlo dalle braccia della mamma o papà e appoggiarlo nel lettino. Questa fase può durare circa 50-60 minuti, poi si passerà di nuovo a una fase di sonno leggero di circa 10 minuti. In quel breve lasso di tempo appoggiate una mano sul suo torace: sentendo il contatto e l’odore della mamma il bambino non si sveglierà e transiterà di nuovo nel sonno profondo”.
La prolattina aumenta nelle ore notturne
Per un lattante è molto importante avere questo tipo di sonno “fragile”, ovvero essere sempre un po’ pronto a risvegliarsi. I neonati infatti sono creature vulnerabili, hanno esigenze elevate, ma pochissime capacità di comunicare, devono stare svegli e piangere per farlo.
Inoltre, ricordiamoci sempre che lo stomaco di un neonato è piccolissimo e per prendere tutto il latte di cui ha bisogno deve fare tante poppate: di conseguenza non potrà mai dormire troppo a lungo”. È normale che un bambino si svegli così tanto la notte?
“Sappiamo che i lattanti di notte fanno circa un terzo delle poppate delle 24 ore e la prolattina, l’ormone che induce la produzione del latte nella mamma, ha un ritmo circadiano e i suoi livelli in circolo aumentano nelle ore notturne, per cui c’è una maggiore produzione di latte proprio di notte.
Quindi non è il neonato che ha confuso giorno con la notte, è che fisiologicamente sono programmati per mangiare anche di notte. Solo a partire dai tre mesi di vita aumenta nei piccoli la produzione di melatonina e si inizierà a instaurare il ritmo circadiano, ovvero la maggiore distinzione tra giorno e notte.
Ci si potrà rendere conto di questo sviluppo notando che di notte la temperatura del bambino comincia a essere più bassa rispetto a quella del giorno, così come avviene per un adulto.
Di conseguenza tra i 3 e i 6 mesi i bambini, che intanto saranno cresciuti e avranno anche uno stomaco più capiente, inizieranno a svegliarsi meno di notte e diminuirà il tempo di sonno leggero necessario per arrivare al sonno profondo”.
Come capire se un bebè è sazio
Molti genitori si chiedono se sia buona cosa svegliare i piccoli per allattarli? “Questa è una domanda molto importante, soprattutto nelle primissime settimane. Generalmente si pensa che se il bambino è stato a lungo al seno della mamma e poi si fa una bella dormita sia sazio. In realtà, la mamma deve accertarsi che l’allattamento sia avviato bene, ovvero che il bambino prenda tutto il latte di cui ha bisogno.
I segnali di un buon allattamento sono evacuazioni regolari (almeno 3 o 4 al giorno di cacca gialla e morbida), crescita settimanale costante e, per la mamma, assenza di dolore o ragadi al seno. Se così non è, c’è il rischio che il bambino stia dormendo molto non perché sazio ma perché troppo debole per poter chiedere la sua poppata. Quindi attenzione: osservateli e osservatevi”.
Ma non solo i primi mesi sono quelli a regalare notti ballerine ai genitori. Superati gli scogli dello svezzamento, dell’inserimento al nido, e addirittura della fine dell’allattamento, ci si aspetterebbe di vedere bambini dormire beati per tutta la notte. Eppure, non è così. “I ritmi sonno-veglia di un bambino – spiega Silvia – hanno continue evoluzioni durante il primo anno e anche oltre.
Lo sviluppo celebrale durante l’infanzia è enormemente attivo, i ritmi del cervello non sono ancora assestati come quelli degli adulti. Consideriamo poi che ogni abilità acquisita – stare seduti, gattonare, camminare, parlare – può far tornare a cicli di sonno più brevi per un certo periodo: sono tutte nuove informazioni da elaborare!
Infine, ammettiamolo, la notte non è un momento facile per nessuno: c’è il buio, c’è il silenzio e ci può essere il naso chiuso o un dente che sta per nascere. Un famoso pediatra spagnolo, Carlos Gonzalez, afferma i bambini devono essere trattati con rispetto, affetto e contatto. Quindi anche di notte ricordiamoci sempre che è il contatto uno dei rimedi a quasi tutti i malesseri.
Come favorire un buon sonno
Ma quindi si possono aiutare i piccoli a regolarizzare il loro sonno?
“Teniamo chiara in mente una cosa: i bambini dormono di più la notte solo quando loro sono pronti. Un bambino sano che cresce bene ha un suo modo per regolarizzarsi e ogni bambino è, e sarà sempre, diverso dall’altro. Quello che ci angoscia riguardo al sonno dei bambini, spesso, non è altro che la nostra cultura.
Abbiamo un modo di pensare che non rispetta il modo fisiologico di dormire di un bambino: questo percorso non è mai lineare, anzi procede per due passi avanti e uno indietro e noi non possiamo fare molto per modificare o accelerare questo processo”. Hai qualche consiglio utile da darci?
“Innanzitutto, è importante creare un ambiente adatto all’addormentamento, calmo, silenzioso e in penombra. Stare vicino al proprio bambino e mostrare che è tempo di dormire. Un genitore che dice al bambino: «Ora abbiamo sonno», e lo accompagna a letto mettendosi a dormire (o facendo finta) vicino, gli avrà dato un aiuto più efficace rispetto a un adulto sveglio che cerca di “farlo addormentare”.
Non aspettiamo che i bambini siano esausti prima di metterli a letto, anzi: quando sono ancora ben svegli conduciamoli in attività che preparano al sonno (leggere una fiaba, ascoltare una storia o una ninnananna) e poi accompagniamoli in cameretta. Evitiamo di farli addormentare nel lettone e poi spostarli nel lettino perché probabilmente, svegliandosi di notte in un luogo diverso da quello in cui si sono addormentati, potrebbero sentirsi spaventati e spaesati, e tutto ciò renderà più difficile il riaddormentamento”.
. di Valentina Orsi