Bambini e sole, istruzioni d’uso

da | 17 Mag, 2016 | Lifestyle

Arriva la bella stagione e con lei la voglia di stare al sole. Se è vero che prendere il sole nella giusta misura permette di sentirsi meglio (sia a livello fisico che mentale), è anche vero che noi italiani siamo un po’ indisciplinati. Troppo tempo sotto i raggi solari e poca protezione, anche nei confronti dei bambini. Cerchiamo di capire con il dottor Michele Panzone, dermatologo a Torino e presso il Centro Pediatrico CPG, come vivere in maniera sana e responsabile l’esposizione al sole. Per prima cosa, dice il dottor Panzone “una errata esposizione al sole può essere pericolosa, la protezione deve essere costante, specialmente per i bambini. La pelle dei piccoli è più delicata e vulnerabile e l’abbronzatura meno immediata e meno intensa. Questo perché i melanociti, le cellule che producono la melanina e che proteggono naturalmente la pelle tramite l’abbronzatura, rispondono meno. Perché lo sviluppo della protezione si completi sono necessari diversi anni”. Prendere “il meglio del sole” è possibile e i suoi benefici sono innumerevoli, specialmente per i bambini. “L’esposizione solare attiva la vitamina D, i cui vantaggi sono molteplici: favorisce la calcificazione ossea garantendo una crescita più armonica ed è fondamentale nello sviluppo del sistema immunitario. Perché la vitamina D venga attivata e possa agire nel migliore dei modi sul nostro organismo, bastano dai 5 ai 30 minuti di esposizione ai raggi solari”. “Molte patologie cutanee – prosegue il dottor Panzone – specialmente quelle dei più piccoli, traggono giovamento da una corretta esposizione al sole. La dermatite atopica, molto comune nei bambini, migliora, per esempio, dopo una moderata e prudente esposizione al sole. Unendo i benefici dei raggi solari con le proprietà del mare, si può invece trarre vantaggio anche per problematiche come la psoriasi”.

Bambini e sole, ma protetti

Perché il sole sia un nostro alleato, i consigli sono pochi e chiari: proteggere, schermare ed esporsi gradualmente. Vediamoli nel dettaglio.

I neonati vanno protetti, evitando l’esposizione diretta nei primi sei mesi di vita e limitandola fino al primo anno. Ricordarsi di fare attenzione anche alle scottature “da riverbero”, evitando di lasciare i più piccoli sotto l’ombrellone nelle ore più calde.

Schermare la pelle delicata dei bambini con creme (fattore alto, ideale è SPF 50+, mai scendere sotto la 30, ricordandosi di riapplicarla ogni due ore e sempre dopo i bagni), utilizzare indumenti adatti come cappelli, magliette e occhiali da sole. Tenere d’occhio la carnagione e il colore di occhi e capelli, i più chiari vanno protetti di più. Massima attenzione per i nei che, oltre a dover essere tenuti sotto controllo tutto l’anno, durante l’esposizione al sole necessitano di più cure.

Esporre i bambini (ma anche noi adulti) al sole in maniera graduale, aumentando di giorno in giorno la durata, per lasciare alla pelle il tempo di abituarsi. Le ore migliori per l’esposizione sono al mattino prima delle 11 e al pomeriggio dopo le 16. Una maggiore attenzione va poi posta se ci si reca in montagna, dove i raggi solari sono meno filtrati e il rischio di scottature più alto. Ricordiamoci inoltre di proteggere la pelle (la nostra e quella dei più piccoli) anche nelle giornate nuvolose, i raggi ultravioletti passano infatti le nubi. Sfatiamo infine un mito, non è vero che più ci si protegge meno ci si abbronza. Anche con i filtri alti la pelle si può abbronzare, lentamente, ma in maniera omogenea e duratura. Che siano immediati o latenti, gli effetti del sole sulla pelle non vanno comunque mai sottovalutati. Come afferma il dottor Panzone, “Alcuni cambiamenti si manifestano durante o immediatamente dopo l’esposizione solare, questi sono abbronzatura, eritemi o lentiggini. Altri hanno bisogno di anni per uscire allo scoperto, come rughe, macchie cutanee e nella peggiore delle ipotesi tumori della pelle. È solo proteggendo con cura la pelle già dalla più tenera età che si possono ridurre questi rischi”. Vivere il sole con tranquillità è dunque possibile.

[Silvia Garda]

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