Buongiorno, mia figlia ha 8 anni ed è molto perfezionista. La settimana scorsa ha preso 9 di una verifica e si vergognava a farcelo firmare (era la prima volta che non prendeva un 10). Suo padre e io non siamo competitivi, non ci importa che abbia voti belli a scuola, l’importante è che sia serena e impari qualcosa. Da dove viene questo perfezionismo? Non vorremmo che la scuola generasse troppe ansie. Grazie! Francesca
Cara Francesca, il perfezionismo è ormai un “modo di essere nel mondo” tipico della nostra società che ci richiede di essere sempre più performanti. I bambini respirano fin da subito l’esigenza di adeguarsi a questo stile di vita oltre che alle aspettative genitoriali. È bene considerare che esiste in alcuni bambini una naturale propensione all’approfondimento e all’attenzione. Vogliono far bene, ma se questo non succede non si disperano.
Diverso è il caso di quei bambini il cui perfezionismo cela una preoccupazione eccessiva di sentirsi adeguati alle aspettative proprie, degli insegnanti e dei genitori. Il tentativo di fare sempre meglio, se da una parte spinge il bambino a impegnarsi, può imprigionarlo in uno schema rigido che nasconde il timore di non essere accettati per come si è veramente. Il bambino perfezionista ha sviluppato dentro di sé la convinzione che per essere accettati bisogna essere perfetti e questo lo porta a un continuo sforzo cognitivo e controllo sulle proprie emozioni. Il nucleo del problema è la scarsa autostima: teme di non andare mai bene abbastanza per essere amato da mamma e papà per quello che è. Questo capita anche in famiglie come la vostra dove non viene richiesto espressamente al bambino di dare di più. Anche senza che il genitore chieda, il bambino tenta di fare sempre meglio.
Cara Francesca, con questo comportamento di eccessivo perfezionismo è come se la tua bambina ti chiedesse di essere accettata per quello che è veramente, con la sua possibilità di sbagliare. Vuole vedere che anche voi genitori accettate l’errore come fonte di apprendimento nella vita e che può essere amata non per i risultati, ma per il suo modo di essere unica. È utile quindi che voi stessi vi mettiate in gioco, raccontandole dei vostri sbagli, di ciò che avete imparato da essi. Ditele che il voto che ha preso non racconta niente di lei come bambina: è bene che lei comprenda che il voto non misura il suo valore, la sua amabilità, ma solo delle conoscenze acquisite. In questo modo si sentirà tranquilla che la riconoscete per la persona che è.
[Francesca Maria Collevasone]