La Pigotta, le bambole steineriane, le bambole che alleviano l’ansia. E anche quelle “fai da te”. Alla scoperta del magico mondo delle bambole di pezza
Venivano chiamate le “bambole povere” perché realizzate con materiali di recupero e ritagli di stoffa. Oggi le bambole di pezza sono al centro di riflessioni e approcci pedagogici
Le bambole di pezza vanno bene per i bimbi di tutte le età (ovviamente sia per maschietti che per le femminucce). E allenano all’empatia.
Differenti nei materiali e particolari nello stile, sono utilizzate anche come terapia per alcuni disturbi comportamentali, per esempio l’aggressività, l’ansia, l’apatia e alcuni casi di demenza senile.
Le bambole Waldorf o steineriane
Si chiamano bambole Waldorf e sono state pensate secondo la pedagogia di Rudolf Steiner nel primo Novecento.
Sono bambole morbide, realizzate a mano con materiali comuni. La loro forma è semplice, anzi semplicissima, perché devono suggerire il meno possibile e aiutare il bambino a sviluppare la fantasia e l’empatia.
I tratti del viso della bambole di pezza Waldorf sono poco definiti, perché il bambino possa associare al volto le espressioni e i caratteri che preferisce. Può immaginare il colore degli occhi, la forma del naso, una lacrima o un sorriso. Gli adulti possono usare la bambola per aiutarsi a comprendere gli stati emotivi del piccolo.
Dal punto di vista pedagogico le bambole Waldorf sono considerate uno strumento utile per facilitare il dialogo del bambino con se stesso. Queste bambole vanno bene per maschietti e femminucce e possono essere scelte fin dai primissimi mesi.
I pupazzi per i neonati hanno un corpo appena abbozzato, colori molto neutri e non hanno lineamenti del viso.
La bambola per i più grandi ha gambe e braccia, occhi e bocca abbozzati. Sul sito dedicato agli acquisti di articoli in linea con la didattica steineriana si trovano bambole di stoffa per tutti i gusti. E anche pezzi unici e vestitini di ricambio!
La Pigotta Unicef
La conosciamo tutti. La Pigotta è una bambola di pezza, la bambola ufficiale dell’UNICEF, che riprende il nome lombardo della bambola fatta in casa nel dopoguerra.
La prima Pigotta è stata realizzata nell’88 a Milano e da allora ha aiutato 800.000 bambini nel mondo. Si, perché la Pigotta dell’UNICEF si adotta, e con una donazione minima di 20 euro che servono per sostenere programmi contro la povertà in Africa.
Le Pigotte sono realizzate a mano con fantasia e creatività da nonni, genitori e bambini, a casa, a scuola, presso associazioni e centri anziani di tutta Italia. Sul sito pigotta.unicef.it tutte le info per adottarla.
Le bambole empatiche svedesi
Le Rubens Barn sono bambole morbide pensate da una mamma svedese per aiutare suo figlio, malato, a esprimere le emozioni e trovare conforto.
Grazie alla loro morbidezza, al naso che assomiglia a quello reale e al sorriso appena accennato, suscitano affetto, fiducia e naturale istinto di cura.
Esistono diversi tipi di bambole Rubens Barn, ma hanno tutte caratteristiche comuni: un peso equamente distribuito lungo tutto il corpo, braccia morbide e gambe lievemente rannicchiate per facilitare l’abbraccio.
I tratti somatici sono quelli di un bambino, gli occhi sono grandi e espressivi ma non fissano dritto. Le bambole guardano lateralmente non generare ansia ed essere più accoglienti.
Hanno ombelico e capezzoli e, nella versione Baby, anche i genitali e un forellino in bocca per ciucciare il dito.
Le Rubens Barn sono prodotti artigianali. Sono fatte in cotone biologico (parte esterna) e poliestere (parte interna). Sono facilmente lavabili. I vari modelli si dividono per bambini da 0 a 3 anni e dai 3 anni in su.
Con le bambole per i più grandi si possono simulare le attività quotidiane, come mettersi seduti (per esempio sul vasino), sdraiarsi e stare in piedi.
My Doll, la più famosa bambola italiana
Dal 1996, coniugando aspetti ludici e pedagogici, My Doll produce una originale bambola in tessuto, fatta a mano e realizzata utilizzando solo materiali naturali ed ecologici.
Le bambole My Doll sono belle, curate e particolareggiate. Disponibili al maschile e al femminile, sono accessoriate di tutto punto, con guardaroba che si adattano a tutte le esigenze: vita quotidiana ma anche sport, professioni e occasioni speciale.
Ci sono anche accessori e oggettistica: mobili, lettini, decorazioni e altri elementi teneri per giocare.
La bambola di pezza “fai da te”
Ci sono diverse tecniche per realizzare la propria bambola di pezza e sul web si trovano tutorial e cartamodelli per ogni gusto.
L’unico suggerimento da dare, prima di cimentarsi con ago e filo, è ricordare che più la bambola di pezza è semplice più è bella. Meglio cercare un modello basico e fattibile, come le Peanut Doll, tenere bamboline a forma di arachide. Saremo anche più sicuri che il risultato non ci deluda!
Realizzare una bambola è un gioco carino che coinvolge i bambini. Serve un cartamodello la forma della bambolina sulla stoffa, da stampare in duplice copia. Con ago e filo si cuciono i bordi lasciando una fessura aperta per inserire l’imbottitura.
Per il corpo è bene scegliere una stoffa neutra, beige, rosa o marrone. I tratti del viso si possono disegnare o ricamare. I bottoncini per gli occhi sono sconsigliati soprattutto se ci gioca un bimbo piccolo.
Per i capelli, il modo più facile è utilizzare la lana: stendete i fili (lunghi il doppio della lunghezza desiderata) e appoggiate a metà un nastro adesivo che li tenga uniti. Cucite poi il nastro alla testa.
Bambole di pezza per curare ansia e Alzheimer
La bambola di pezza è utilizzata per alcune terapie dei disturbi del comportamento anche in età adulta. Un uso classico è la cura dell’Alzheimer. “L’anziano – dice il portale PerAnziani – utilizza la bambola come oggetto transizionale per creare una relazione e riversa parte del naturale desiderio di accudimento e scambio affettivo sul giocattolo”.
Uno dei benefici che si traggono dalla terapia della bambola è una riduzione degli accessi di ira e degli stati d’ansia.
Concentrare l’attenzione sulla bambola e curarla con dolcezza e affetto sono fattori che aiutano l’anziano malato a rilassarsi e hanno ripercussioni positive anche sull’alternanza sonno-veglia, limitando l’insonnia”.