Vedere l’espressione di un bambino che scopre tesori nascosti, sperimenta instabili equilibri, sente per la prima volta il suono di uno strumento dal vivo, suscita incanto in qualsiasi genitore. Ma cosa succede in quel momento nella mente di un bambino? Lo stupore e la meraviglia sono motori potenti per l’apprendimento: provocano domande, mettono in moto idee. E proprio nella relazione emotiva che i bambini intrecciano con il mondo, nelle connessioni empatiche che sono capaci di costruire, sta il fondamento della conoscenza.
Come dimostra un recente studio americano pubblicato dalla rivista Science, l’osservazione di un oggetto che viola le aspettative attiva ricerca di informazione e processi di apprendimento. La meraviglia stimola il pensiero divergente – la capacità di trovare strade e idee inesplorate – che sta alla base della creatività.
Ma quali sono le pratiche per educare allo stupore e per attivare esercizi di meraviglia? La natura è un luogo privilegiato per suscitare la curiosità: osservare il cambiamento continuo cui è soggetta, le trasformazioni di colori, forme, odori. Strumenti di osservazione come lenti d’ingrandimento, macchine fotografiche o microscopi digitali, permettono di indagare la varietà dei fenomeni naturali: rendono osservabile la biodiversità, evidenziano la struttura interna delle cose. Coltivare un piccolo orto per osservarne la crescita, collezionare reperti naturali che hanno terminato il loro ciclo di vita, oppure giocare, come suggerivano Bruno Munari e Beba Restelli, a scoprire quanti tipi di verdi esistono nell’erba di un prato o nel nostro frigorifero, esplorarli con gli occhi e con le mani, catalogarli, annusarli, dar loro un nome, sono esercizi che allenano la capacità di stupirsi di ciò che ci circonda. Ma anche la luce – elemento mobile che modifica la percezione dell’ambiente – è capace di suscitare stupore. Appendere alla finestra un acetato colorato suscita suggestioni anche nei più piccoli: la luce del sole che lo attraversa crea sul pavimento un rettangolo luminoso, una sorta di spazio altro, diverso, in cui scoprire percezioni differenti. Una rete, uno scolapasta, un cestino con maglie larghe, se illuminati, disegnano ombre speciali. La sagoma di un uccellino applicata a una finestra proietta una forma che non è possibile ingabbiare: nel corso della giornata, l’uccellino d’ombra si sposta, scappa, rivela la sua natura inafferrabile.
Ombre che scompaiono, ruotano e subiscono trasformazioni, provocano spaesamenti che mettono in moto ipotesi ed emozioni. Alleniamo lo sguardo insieme ai bambini, abitiamo il mondo con cura, osservandone i dettagli e alla meraviglia affidiamo il compito di farci alzare la testa per gettare lo sguardo oltre, al di là delle cose.