Una Bond Girl per le ostetriche in Africa

da | 28 Feb, 2017 | Lifestyle

Quando incontri Caterina Murino e ti aspetti una star altera e distante, rimani deluso. “Scusate il ritardo” dice, affannata, senza trucco e vestita in jeans e giacca scura, mentre tiene la porta a una signora dagli occhi dolcissimi, sua mamma. E mentre prende posto fra gesti, convenevoli e parole, non si può non constatare che quell’eccesso di grazia e bellezza non è il frutto di accanimento photoshop-terapeutico. Caterina è naturalmente bella. Anche naturale, anche di domenica mattina. Ha un viso intenso, lunghe chiome corvine, occhi grandi, un sorriso che dà di gomito al sole avaro dietro le nuvole di Parigi, dove la intervistiamo, e lo invita a splendere. La James Bond Girl di Casino Royale è una ragazza senza artifici hollywoodiani. Siamo qui per parlare dei suoi mille progetti, cinematografici e non. Sta ad ascoltare, pone domande, si interessa, interroga, sorride e riflette. Lontana anni luce da quell’abisso di egocentrismo in cui affondano troppi personaggi celebri. Lontanissima. Caterina ha cinque progetti cinematografici quest’anno, un intenso work in progress che comprende Deep, una miniserie dove interpreta il ruolo di un’apneista. Per calarsi nei panni del personaggio si è allenata con coach esperti, fino a resistere per due minuti sott’acqua. “Anima, cuore e corpo hanno lavorato insieme” racconta, entusiasta. Il legame tra lei e il mare non è cosa recente. La sua Sardegna natale la porta verso un’altra passione: collabora coi pescatori di corallo come designer di gioielli e dell’isola porta addosso il carattere e il garbo. Fra i suoi altri film in uscita c’è The voice of stone, in compagnia di Emilia Clarke, la biondissima regina Daenerys di Game of Thrones.

Ma quando si è assetati di vita e debordanti di energia, neanche questo basta. Caterina è diventata ambasciatrice per l’Amref Flying Doctors, organizzazione non governativa africana che si occupa di salute pubblica, con sede a Nairobi. Della capitale del Kenya Caterina ricorda la miseria degli slum, in particolare di Kibera, una delle più grandi bidonville del continente: “Vedere i bambini che giocavano nel fango e nella sporcizia è stato un pugno allo stomaco, dovevo fare qualcosa, tentare qualcosa”. Amref interviene in tutta l’Africa dell’Est, soprattutto per la pianificazione familiare e la formazione di ostetriche.

“Flying doctors” è il nome che deriva dagli aerei-ambulanza impiegati dai medici per raggiungere le zone più isolate della campagna, quelle dove si può morire di infezione per una ferita o un ascesso. Sono decine di migliaia le giovani mamme che perdono la vita in Africa per mancanza di cure di base durante la gravidanza. Se ci fossero più ostetriche, due terzi delle vittime potrebbero essere salvate. “Bastano cinquemila euro per formare un’ostetrica, una figura professionale fondamentale, che oltre a prendersi cura delle donne e dei neonati, si occupa della pianificazione familiare e dell’educazione sessuale”. Le autorità governative dei paesi in cui opera Amref hanno accolto l’idea di formare queste donne con scetticismo. “Non appoggiavano le nostre iniziative, ma l’interesse è cresciuto e ora cerchiamo insieme soluzioni per sensibilizzare l’opinione pubblica su temi delicati come l’infibulazione delle bambine”.

Esistono personaggi eccezionali, come l’ostetrica ugandese Esther Madudu, che ha salvato più di mille vite e che Amref ha proposto nel 2015 come candidata al Nobel della Pace. Oppure come Nice Nailantei, a soli 25 anni simbolo della lotta contro le mutilazioni genitali femminili: “la sua opera educativa fra le popolazioni Masai è fondamentale per cambiare le mentalità”. In Africa ci sono migliaia di villaggi isolati, luoghi in cui ospedali e medici non arrivano. Nelle aree rurali di Etiopia, Kenya, Sud Sudan, Uganda e Tanzania, si conta una media di meno di un medico per ogni diecimila abitanti. I Flying Doctors di Amref, a bordo di aerei leggeri, portano cure e soccorso nei villaggi più remoti. Chi vuole, può aiutare. E parlando del suo impegno con Amref e in Africa, capiamo perché Caterina è così bella. Non è solo una questione esteriore: per l’anima non hanno ancora inventato Photoshop.

[Eva Morletto]

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