Affidare i pensieri quotidiani a un diario non è un gesto d’altri tempi. Piuttosto, studi recenti hanno dimostrato che aiuta a organizzare la realtà e a prendere consapevolezza di sé. Scopriamo i benefici del journaling
Andrea Colamedici e Maura Gancitano, nel loro libro La società della performance, inquadrano in modo lucido e obiettivo il nostro tempo, rilevando che “è avvenuta un’erosione dei punti di riferimento, degli spazi sacri, dei riti di passaggio, del linguaggio e dei diritti, dunque ciascuno va alla ricerca di piccole comunità in cui ritrovare un senso di appartenenza oppure si rinchiude in una bolla che lo faccia sentire al sicuro […] viviamo in un tempo complesso, impossibile da comprendere fino in fondo e una volta per tutte, pieno di forze che ci spingono in direzioni opposte.
Eppure i punti di riferimento, gli spazi sacri, i riti di passaggio esistono ancora, bisogna solo andarli consapevolmente a cercare”. Ci mancano i momenti in cui siamo soli con noi stessi, a riflettere su avvenimenti e azioni: oggi questi momenti richiedono una precisa volontà di ricerca. E quando questa ricerca si compie, ne veniamo ricompensati. Tra gli strumenti per ritrovare il nostro spazio interiore la cui pratica è davvero semplice, c’è il journaling. Diversi studi recenti ne hanno dimostrato il valore terapeutico, con una positiva influenza sul benessere psicofisico. Approfondiamo il tema con la psicologa Sara Rizzi, esperta e sostenitrice di questa pratica.
I tipi di journaling
“Il journaling è una tecnica di scrittura creativa che prevede una precisa strutturazione – spiega – La formulazione classica prevede che si scriva ogni giorno, al momento del risveglio, sul proprio diario (journal) esattamente per cinque pagine. Non importa se non si ha nulla da scrivere, se la nostra mente è una pagina bianca o se ci troviamo a essere ridondanti, anzi!
Lo scopo è proprio quello di imparare a lasciarsi andare al flusso di coscienza. Ci sono delle varianti che prevedono meno pagine, di solito tre, o anche un’indicazione temporale, per esempio scrivere per tre o cinque minuti.
Ci sono anche dei tipi di journaling che prevedono dei prompt, ovvero delle tracce da cui partire, selezionati e presentati da qualcuno e i journaler si impegnano a scrivere la loro entry, cioè la voce del giorno. Questa modalità può essere condotta via social network o, più tradizionalmente, in gruppi settimanali in cui ciascuno partecipa con il proprio diario e da cui, a fine sessione, chi vuole può leggere un piccolo estratto per condividerlo con gli altri partecipanti”.
Perché fa bene?
“Il journaling permette di esprimere qualcosa che altrimenti non si saprebbe come comunicare. Il secondo beneficio è quello della consapevolezza: ci aiuta a mettere nero su bianco i pensieri, portando alla luce quelle parti di noi che ci parlano, ma che spesso non sappiamo ascoltare.
Un altro beneficio importante è quello di dis-identificarci con ciò che pensiamo. Se infatti normalmente viviamo fusi con i nostri pensieri, quando li rendiamo oggetti che stanno fisicamente fuori di noi, possiamo imparare a vederli per quello che sono: solo pensieri, con cui possiamo dissentire, a cui possiamo non credere e che possiamo mettere in discussione”.
Come usarlo in famiglia
Il journaling può essere utile a ogni età e per tutta la famiglia.
“Per i genitori consiglio una scrittura terapeutica centrata sulla genitorialità, e focalizzata sul parent training: il momento della nanna, la gestione del capriccio, la sessualità che cambia, la contrattazione dei confini interpersonali.
Ma anche accettare di essere genitori non perfetti, di vivere delle emozioni spiacevoli o delle difficoltà può essere un grande beneficio per tutto l’equilibrio familiare. Per i figli consiglio un journaling libero, con la sola limitazione di pagine o di tempo, per imparare ad abbandonarsi al flusso.
Sapere che tutto ciò che si scrive è ok potrebbe aiutare i più piccoli a non giudicarsi per ciò che pensano o provano”. Per i figli più grandi bisogna tenere conto del fatto che “a quell’età il cervello comincia a formare le strutture per la narrazione del senso e del significato di sé, oltre che a integrare in un sé unico e flessibile parti diverse e a volte incoerenti tra loro. Il journaling non strutturato può essere di grande beneficio nella costruzione dell’identità, magari con una figura di riferimento disponibile a richiesta”.
Un consiglio importante per i genitori che vogliono sostenere i loro figli nell’uso di questo strumento è di rendere i bambini responsabili del proprio diario.
“Il quaderno su cui i piccoli scrivono deve diventare un oggetto intimo e inviolabile, che i genitori non devono mai leggere senza consenso. Se il bambino o la bambina avessero il sospetto che qualcuno potrebbe leggere il loro diario, censurerebbero le loro entry, vanificando l’utilità dello strumento e incrinando il rapporto con il genitore. Alla base, deve sempre esserci la fiducia reciproca e per i bambini deve rimanere uno spazio tutto loro, protetto e inviolato”.
Istruzioni per l’uso
“Purtroppo in Italia c’è ancora pochissimo materiale, anche se stanno crescendo i blog e soprattutto le pagine social dedicate a questo strumento, a volte sotto il nome di scrittura terapeutica o di diario di crescita personale”. Se non si hanno obiettivi specifici, questa pratica non richiede il supporto di una figura in particolare, a eccezione del journaling terapeutico.
Se la tecnica più usata è quella libera nella variante temporale, sono però in crescita le tecniche che usano i prompt. I campi di applicazione sono diversi in psicologia: si usa per affrontare la competizione sportiva, per l’elaborazione del lutto o anche nel sostegno psicologico generale, come nei casi del Mindful Journaling, pensato per coltivare la presenza mentale, del Gratitude Journal, per sviluppare il senso di gratitudine, o del journaling terapeutico, che punta all’accettazione di sé, a coltivare le risorse personali e a innescare un cambiamento.
“La modalità scritta ultimamente viene affiancata anche da altre forme di espressione: per esempio il Bullet Journal (o BuJo) è un tipo di diario personale in cui sono inseriti anche contenuti come grafici di tracciamento dell’umore, contatori di frequenza di allenamenti o di avvenimenti importanti e programmazioni delle giornate e delle scadenze, realizzati con inchiostri colorati, adesivi e cornici. Così organizzati, i BuJo possono diventare veri e propri oggetti di espressione artistica”.
E negli Usa il trend dell’art journaling è già esploso: un mix fra scrittura quotidiana ed espressione artistica tipica, che decora album con foto, ritagli, adesivi o altri materiali. Per tornare un po’ adolescenti ai tempi della Smemoranda, ma con una consapevolezza che ci rende adulti più sereni.