I film che raccontano le storie di cantanti sono, per Caterina, l’equivalente della pizza con sopra le patatine: una dose doppia di felicità. E di questi tempi, piuttosto deprimenti, perché non esagerare con la gioia?
Così, nelle lunghe ore di cineforum casalingo, Caterina si è innamorata di due film con una trama per molti aspetti simile, domande vicine, esiti narrativi assai diversi, un’attrice in comune, Jessie Buckley, puro fuoco in A proposito di Rose e Renée Zellweger, Oscar 2020 come miglior attrice protagonista di Judy, dove Jessie Buckley è una bravissima attrice non protagonista. E le canzoni sono bellissime.
Trama (di entrambi): una donna, i suoi due figli che non arrivano ai dodici anni, una voce splendida, ombre scure nell’anima luminosa, un passato che lasciamo perdere, un futuro che traballa come una candela nel vento, l’essere madre e l’essere artista che, in modi diversi fanno a pugni. In uno dei due film, letteralmente a pugni. A proposito di Rose è la storia di una giovane mamma appena uscita di prigione che vuole sfondare come cantante country e che non sa dove mettere i figli mentre ci prova. L’altro è un film sugli ultimi tempi della vita di Judy Garland, mamma, cantante e attrice fin dalla più tenera età e interprete del Mago di Oz.
Esiti narrativi: non si raccontano, altrimenti la visione è rovinata.
L’intreccio possibile tra lavoro e figli
Le domande sono importanti: come si tengono insieme un talento che ti brucia tra le mani – un’arte, qualsiasi essa sia, intesa anche in senso lato come l’unica cosa che sai fare e che ti fa sentire te stessa – e una maternità che te le scotta? Soprattutto se, come a volte succede, hai lasciato entrare i bambini nella tua vita quando non sapevi ancora davvero chi fossi, per quale motivo ti trovassi al mondo, che fiori avesse in boccio la radice più intima del tuo essere, quando avresti avuto bisogno di altro tempo per sbagliare, perderti, tornare e poi dire: ci sono.
E poi: i giorni sottratti ai bambini per diventare te stessa danno loro uno degli insegnamenti più profondi che si possono dare – segui la tua fioritura – o tolgono ai figli l’amore fatto di presenza, quello necessario per fiorire?
E ancora: come ci si sente quando ci si accorge che i figli hanno bisogno di qualcosa che noi non possiamo dare loro, in quel momento? Qual è l’intreccio possibile tra un lavoro e un’arte che ti portano lontano da casa e i figli che hanno bisogno di una casa, e tu non ci riesci proprio, a “fare casa” in quel momento? Chi, che cosa, può aiutarti, come puoi aiutare te stessa, come possono esserti alleati gli altri?
Non sono domande per chi ha già capito tutto, o è molto equilibrato, o è cresciuto senza ostacoli e senza deprivazioni affettive o sa sempre come mettersi dalla parte giusta delle scelte, adulte al momento esatto. Sono domande per tutti gli altri: per chi si sente o si è sentito storto, annaspante, fuori fuoco, principiante.
Un circolo virtuoso di contaminazioni
E sono domande che in Caterina risuonano, e le fanno venire, ad esempio, in mente il giorno in cui si è trovata a piangere più forte della pioggia sotto un’acqua torrenziale rovesciata sulle ultime ore della vigilia di Natale di tanti anni fa, con una scatola enorme di cartone sotto braccio (e sotto un ombrello troppo piccolo), con dentro una pista di macchinine non proprio all’ultimo grido, comprata in una cartoleria polverosa di fronte alla scuola elementare, già chiusa per le vacanze.
L’ha pagata moltissimo, ma l’avrebbe “pagata” molto più cara se non fosse riuscita a mettere almeno quel regalo sotto l’albero di Natale per i suoi figli di 6 e 8 anni. Lei ne aveva 35, quell’anno si sentiva terribilmente sola e il 25 dicembre le faceva venire voglia di piangere: era solo un giorno con un numero diverso, ma non tanto diverso dagli altri, in un periodo così difficile, in cui non era sicura di niente e non fioriva nulla, né nel lavoro né nella sua famiglia.
Eppure. Uno dei due film suggerisce che sia possibile fare entrambe le cose: crescere i figli, diventare se stesse, in un circolo virtuoso di contaminazioni dove prima si vedevano solo contrapposizioni, mentre nell’altro si intuisce di che cosa, forse, sarebbe importante prendersi cura, per guarire dalle ferite e per fiorire, grandi e bambini. E una di queste cose, Caterina ne è ancora più convinta, dopo aver visto i due film è sicuramente, anche se non sei cantante, cantare.