Undici anni dalla morte di Stefano Cucchi e dieci anni di battaglie per il diritto alla difesa, alle cure e alla vita, violati. Una lezione profonda e articolata di educazione civica, civile, emotiva e narrativa
Sono passati undici anni dalla morte di Stefano Cucchi, arrestato a Roma, a 31 anni, e uscito senza vita dal carcere una settimana dopo, senza vita e con ampi lividi viola sul volto, sulla schiena, la colonna vertebrale incrinata, sei chili in meno rispetto a quando era entrato e altre lesioni accertate in seguito; così lo trovano la sorella Ilaria e i genitori Giovanni e Rita quando si precipitano all’obitorio: lo rivedono morto e devastato, dopo aver cercato invano di avere notizie dirette e di poterlo contattare durante i giorni in cui Stefano era tra le pareti delle istituzioni carcerarie.
È il 22 ottobre 2009. La condanna dei responsabili arriva solo il 14 novembre del 2019. In mezzo ci sono 10 anni di battaglie, tre processi e diversi libri scritti per raccontare i passaggi di questa storia terribile; sono stati girati film (Sulla mia pelle è magistrale, si trova su Netflix), pubblicati centinaia di articoli di giornale, mandate in onda ore di trasmissioni televisive e radiofoniche e Ilaria Cucchi ha fondato un’associazione intitolata al fratello, a difesa dei diritti umani nel rapporto tra Stato e persone.
Caterina ha letto due libri, Vorrei dirti che non eri solo (Rizzoli 2010), che la Cucchi ha scritto con il giornalista Giovanni Bianconi e Il coraggio e l’amore (Rizzoli 2019), scritto da Ilaria e Fabio Anselmo, l’avvocato che è da allora al fianco della famiglia. Dopo dieci anni è finalmente emerso che due carabinieri hanno riempito Stefano di calci feroci e schiaffi la notte del suo arresto: sono stati condannati per omicidio preterintenzionale, mentre altre pene sono state date a chi ha occultato per anni la verità.
Il diritto al conforto degli affetti
Le narrazioni nelle quali Ilaria Cucchi si è spesa ed esposta non hanno solo seguito quello che è accaduto, non l’hanno solo raccontato, ma sono state cruciali negli sviluppi giudiziari e nella decisione, da parte dei testimoni chiave, di uscire dal silenzio.
Nel primo libro Ilaria racconta di quando lei e Stefano erano bambini, del bene che lui voleva alla sorella e ai genitori ma anche dei momenti di distanza e di conflitto, del senso di solitudine e delle domande che il fratello si poneva, dell’amore per la palestra, dei problemi che Stefano aveva avuto con la droga a un certo punto della sua vita, fino alle vicende tragiche dell’ottobre 2009 e dell’anno seguente.
Ilaria sceglie di raccontare la vita di Stefano, della loro famiglia, ogni volta che può e con una lucidità e onestà cristalline, perché fin da subito sente che per le istituzioni – dalle forze dell’ordine ai magistrati – la vita di suo fratello e il dolore della famiglia significano meno di niente, mentre la vita di Stefano aveva un peso, una dignità e un valore, e diritti, che sono i diritti di tutte e tutti: il diritto alla difesa, alle cure, alla vita, al conforto degli affetti, alla giustizia se si commette reato o si muore in mano alla giustizia, indipendentemente dai reati commessi.
Con le parole, con le azioni, ha riaffermato questi diritti, i diritti su cui si fonda lo Stato, la convivenza civile.
Una lezione di educazione civica, emotiva e narrativa
Attraversare la storia di Stefano e di Ilaria Cucchi, insieme a quella della sua famiglia, è una lezione profonda e articolata di educazione civica, civile, emotiva e narrativa. Potrebbe capitare che i figli, scorrendo i titoli del tg nei giorni di ottobre in cui i giornali riparleranno della morte di Stefano, chiedano: ma cos’è successo, chi era? Se sono grandi, possono leggere i libri e guardare il film, se sono più piccoli, tra la terza elementare e le medie, potete farvi aiutare da una rivista bellissima: si chiama Megabit-cose da grandi, è diretta da Francesca Cicculli e racconta l’attualità ai bambini e alle bambine.
Il primo numero è dedicato proprio alla vicenda di Stefano, alla forza di Ilaria, alla richiesta di giustizia. Su Facebook trovate la pagina della rivista, mentre potete richiedere il numero che parla della storia di Stefano Cucchi e di sua sorella a questa mail: megabit.rivista@gmail.com.