Incastri e intrecci, indipendenza e intoppi, intraprendenza e insuccessi, ispirazioni e… incassi sempre un po’ scarsi rispetto ai bisogni e ai sogni. Ecco in poche parole la sintesi della vita da freelance di Caterina, l’eterna lotta tra il bene, ovvero l’amore per la narrazione, per la didattica e per la scrittura, e il male, ovvero la pressione fiscale che grava sulle partita Iva, gli incarichi che a volte si rinnovano, altre no.
E poi c’è il senso di isolamento legato all’essere una “ditta individuale”, che da ossimoro diventa osso durissimo, se sommato all’essere una mamma divorziata e fidanzata a distanza. Tre condizioni di solitudine che a volte fanno sentire Caterina un’isoletta persa in mezzo all’Oceano.
Ma se intorno all’essere mamma sola si è, con il tempo, creata una rete dolce di amicizie e sorellanze e se intorno all’essere fidanzata a distanza, Caterina e l’Atleta hanno inventato mille modi per dare una frequenza decente ai loro incontri e ora hanno un sogno per un futuro insieme, lontano ma non più impossibile, per arginare la solitudine sul lavoro Caterina non aveva trovato un aggiustamento efficace fino a quest’autunno, quando ha deciso di abbracciare un nuovo modo di lavorare, nuovo almeno per lei: il coworking.
Il figlio grande scherza e lo chiama cow-working, ma quella “w” in più rende bene l’allegria e l’entusiasmo (w il coworking!) che il nuovo luogo di lavoro mette addosso a Caterina. Una sorta di pascolo, ma senza mucche.
Un prato comune, ma senza margherite. Uno spazio bellissimo, condiviso, che dà a Caterina dieci cose che le mancavano:
1) una scrivania in una stanza luminosa che non confina con il suo letto e con abiti sparsi, come succedeva a casa
2) vicini di tavolo impegnati in lavori diversi: c’è la redattrice di dizionari e c’è l’architetto, ci sono la life designer e la curatrice di una rivista letteraria, c’è l’avvocato che si occupa di diritto alla privacy e ci sono gli ingegneri
3) l’immersione in un bellissimo silenzio che concilia la scrittura, perché le telefonate si ricevono fuori dalla stanza, ma quando si fa pausa si chiacchiera con persone nuove invece di ammazzarsi di cioccolata da soli
4) una cucina grande, dove scaldarsi riso e tofu, non spendere soldi al bar, mangiare sano
5) la stampante e la macchinetta del caffè equo e solidale
6) un parcheggio gratuito e la consegna della cesta di frutta e verdura, volendo, il martedì pomeriggio
7) i quotidiani da sfogliare, sul tavolo comune
8) l’essere lontana dalla tentazione e dispersione di riempire una lavatrice o svuotare una lavastoviglie
9) la distanza dai figli ai quali dire di abbassare il volume della tv perché la loro pausa non coincide con la sua e infine, numero
10) il gusto e il conforto di sentirsi parte di una comunità di freelance che lavora e che, creando reti e spazi concreti e condivisi così belli, vive sicuramente meglio.