“E, subito dopo, arriverà agosto. Il mese in cui sei venuto al mondo e il mese in cui partirai per il mondo. E mi chiedo se, in quello zaino, ti ho dato davvero tutto quello che ti serve per sentirti abbastanza bene là fuori, a millemila chilometri da me”
Tesoro,
come la prima volta, anche ora accadrà in agosto, non sappiamo bene quando. Signora, non siamo in grado di dirle la data, ma tenetevi pronti. Hanno detto così.
L’altra volta ho preparato io la borsa, ci ho messo un body piccolo così, con una fantasia di topolini pirati e una minuscola tuta con le ranocchie verdoline, gialla, azzurra e bianca. Questa volta sarai tu a infilare nello zaino le tue magliette preferite, i pantaloni che hai comprato al Balon in questi mesi, le cuffie, lo skate.
Allora, diciotto anni fa, sei arrivato sulla terra con moltissimi capelli scuri scuri che il tuo papà ti pettinava con amore; anche adesso ne hai così tanti, e così folti, che non sai dove metterli e dici sempre: “settimana prossima me li taglio”, oppure chiedi con il candore assurdo degli adolescenti: “domenica il parrucchiere è aperto?” Domande buffe, che poi dimentichi, perché un amico ti manda un messaggio e già non ci pensi più, il ciuffo che ti cade sugli occhi.
Anche gli occhi sono gli stessi di allora: un po’ “dove sono capitato”, un po’ “però mica male questo posto” e un’ombra di dubbio: “posso fidarmi? meglio non fidarsi al 100%”.
Un giorno succederà
E sempre tanta voglia di dormire, di alzarti tardi, di poltrire. Come farai dall’altra parte dell’Oceano? Dormirai ancora così tanto? O ti adeguerai alle nuove abitudini?
Se c’è una cosa in grado di svegliarti, di svegliare i tuoi sensi e accendere una scintilla, questo qualcosa sono, da sempre, i viaggi. E anche questa volta è stato così.
Un giorno, in piena pandemia, sei venuto da me e mi hai detto: “Mamma io voglio partire, voglio andare a fare un anno di scuola in America”.
Ho deglutito per l’emozione e perché mi sono chiesta: dove trovo i soldi? Ero contenta però, perché ti ho visto davvero convinto, maturo (quanto basta), pronto per un’avventura tutta tua; è il momento.
Non era il momento quando – avevi 8 anni – durante una gita in collina, arrivati al bivio del sentiero più lungo e del più corto per attraversare il bosco hai detto a me e a tuo fratello: beh, ciao, io prendo questo sentiero, voi l’altro, e ci vediamo dall’altra parte del bosco, va bene?
Non andava tanto bene, il bosco – allora – l’abbiano affrontato insieme ma quel momento mi si è scolpito nella memoria, tatuato a monito: un giorno succederà. E lo lascerò andare.
Allora, qualche mese fa, in piena pandemia ho risposto: “sì, tesoro, informiamoci, vediamo che cosa si può fare, quanto costa, come organizzarci”.
I mesi sono passati, ci siamo organizzati, abbiamo mosso mari, monti e nonni, e sì, si può fare.
Mappe per le emozioni
I mesi corrono, i giorni fanno capriole di nuvole, sole, pioggia, la primavera è piena di vento e in men che non si dica sarà estate.
E, subito dopo, arriverà agosto. Il mese in cui sei venuto al mondo e il mese in cui partirai per il mondo, tra poco. Per gli Stati Uniti, questa volta.
Come allora, lasciarti andare è doloroso ed è una gioia che nasce dal desiderio di vederti crescere prendendo le vie che ti corrispondono, esplorando città straniere e campagne lontane (o monti, o coste, chissà) e così facendo, scoprendo un po’ di più dell’immensa geografia interiore che ti abita. Allora, potevo darti tutto io: latte, coccole, libri letti ad alta voce mentre eri nella culla.
E ora? Guardo lo zaino che riempirai delle tue cose e mi chiedo se, in quello zaino, in questi dieci anni, ti ho dato davvero tutto quello che ti serve per sentirti abbastanza bene là fuori, a millemila chilometri da me, da tuo papà, da tuo fratello.
Mappe sulla vita, mappe per le emozioni, mappe per stare bene con te stesso e con gli altri. Mi manca il respiro, perché non ne sono sicura.
Non ho accesso al tuo zaino, non più, perciò posso solo sperare che tu quelle mappe le abbia fatte tue e che le senti abbastanza buone per navigare, e posso solo esserci a distanza, in ogni momento in cui avrai voglia e bisogno di parlare con la tua mamma.
Questa mattina, mentre finivo di scrivere questa lettera, ti ho sentito ridere mentre eri in DAD con i tuoi amici. Quando sei riemerso dalla tua stanza in pigiama e ti sei preparato una tazza di cereali ti ho detto: bello sentirti ridere, vi divertite tesoro?
Mi hai risposto: “ridiamo nel dramma, mamma, non perché stiamo bene: la prof ci ha minacciato di darci 4, perché non trova un video che invece noi abbiamo consegnato due settimane fa. Ma adesso risolviamo”.
Ridere nel dramma mi sembra già una buona mappa, per la vita. Questa, almeno, sono sicura che ce l’hai.
Buon viaggio tesoro, io sono qui e ti sono vicina anche da lontano.
E agosto: puoi pure arrivare, sono (quasi) pronta.
La tua mamma