Fra i tanti progetti di riorganizzazione delle città, anche noi per gioco lanciamo il nostro: spazi comuni più colorati per tutti! Ecco alcuni esempi di design urbano in giro per il mondo
Una delle eredità di questa pandemia è il lungo e acceso dibattito che riguarda la riorganizzazione delle città per far fronte in modo più efficace a situazioni complesse come quella che stiamo vivendo.
E noi cosa proporremmo se fossimo urbanisti e architetti? Senza perderci in tecnicismi la risposta è: città più colorate per tutti!
Per aumentare il benessere, la creatività, l’ottimismo degli abitanti, grandi e piccoli. Un’utopia? No, abbiamo dalla nostra esempi di designer e artisti che hanno già realizzato questo piccolo sogno urbano, come questi tre di cui vi raccontiamo.
Illuminare per rinascere
Iniziamo, non a caso, con l’artista francese Daniel Buren. La GAMeC, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, gli dedica una mostra aperta fino al primo novembre.
Il progetto ha un significato fortemente simbolico, perché rappresenta un segno di rinascita della città italiana maggiormente colpita dalla pandemia.
Le opere di Buren sono sempre caratterizzate dall’uso di tessuti a righe, un tempo stoffe, più recentemente pattern luminosi. Questi tessuti virtuali – presentati per la prima volta in un museo italiano – vogliono gettare nuova luce sul Palazzo che li ospita e, idealmente, anche sul futuro della città.
Fermamente convinto della necessità di un’arte pubblica fruibile da tutti, Daniel Buren ha realizzato installazioni in tutto il mondo, Italia compresa.
Esempi di design urbano sono il “Tappeto Volante” a Torino o il porticato luminoso di Napoli intitolato The Colors Above Our Heads Are Under Our Feet, As Well, intervenendo nelle città per “portare bolle di ossigeno alle persone”. Ovviamente con colori e luci.
Tutta mia la città
Diverso il lavoro dell’artista Freddy Mamani, che dal 2005 ha rivoluzionato l’intera città di El Alto, nella periferia di La Paz, in Bolivia, sotto le vette dell’Illimani e del Cerro Mururata, a circa 50 km dal sito archeologico precolombiano di Tiwanaku e a un centinaio dal lago Titicaca.
Un tempo periferia disperata e maltrattata, grazie all’intervento di Freddy El Alto ha lentamente cambiato aspetto e status, trasformandosi nella meta della nuova classe media.
I suoi palazzi colorati dallo stile neoandino sono da un lato un manifesto sociale di rivalsa dei più deboli, dall’altra un manifesto estetico alternativo al rigore sofisticato dello stile occidentale. Un’esplosione di energia creativa e colorata che mette in moto circuiti virtuosi.
Il colore che trasforma
Justkids è una piattaforma artistica tutta al femminile, multidisciplinare e internazionale, che fornisce servizi di progettazione e produzione per arte pubblica e privata.
In collaborazione con una vasta rete di artisti contemporanei, realizza esperienze immersive che sfruttano la street art e il design urbano con l’obiettivo di portare uno sguardo inedito e positivo nei centri urbani.
Per esempio, con l’artista Okuda San Miguel ha realizzato The Rainbow Embassy, per dare nuova vita a una struttura architettonica fatiscente a Fort Smith, in Arkansas, trasformandola in uno spazio di design urbano, gioco e condivisione per i più piccoli e tutta la comunità locale.
Sempre con lo stesso artista è stata realizzata l’installazione Air, Sea and Land, sette sculture di grande formato progettate per essere inserite nel contesto urbano del quartiere Seaport, a Boston.
“Voglio che la gente smetta di guardare il marciapiede e inizi a guardarsi intorno”, dice Okuda San Miguel. Obiettivo secondo noi più che condivisibile, per tornare a vivere la città liberati da automatismi e grigiore, per scoprire nuovi incanti.