Spesa on-line, meno sprechi, più tempo ai fornelli e attenzione alle produzioni locali. Così è cambiata la spesa dopo il Covid-19
Durante il lockdown sono cambiate molte abitudini, anzi moltissime. Ora ci si chiede se si tornerà al pre-Coronavirus tra paure, sfiducia e desiderio di normalità. Una delle cose che è stata stravolta dalla pandemia è senz’altro la spesa dei generi alimentari. In Italia c’è stata una corsa al fare dispensa e un’impennata della spesa on line con consegna a domicilio o ritiro con il servizio Drive.
Tutti a fare la spesa
Impauriti dal rischio di rimanere senza cibo, in Italia c’è stata fin dall’annuncio del lockdown una corsa ai supermercati per fare dispensa. Code interminali e carrelli pieni zeppi. Gli scaffali di pasta, farina, surgelati e barattolame presi d’assalto e lasciati vuoti. I volumi di spesa, secondo i dati di fine marzo di Altroconsumo, sono cresciuti in media del 18% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con punte del 105,9% per farine e miscele e 88,1% per le commodities, categoria che comprende alcol, ammoniaca e simili. Gli stessi supermercati ci hanno messo qualche settimana per riorganizzarsi e rispondere alla domanda dei clienti. In tilt per giorni il servizio di consegna a domicilio, con lunghissimi tempi di attesa. Le persone hanno cercato di evitare la spesa di persona. Tutti, giovani e anziani, genitori e single, lavoratori e non, hanno chiesto alla grande distribuzione e ai piccoli esercizi commerciali di quartiere di ricevere la spesa a casa. E dire che era una delle poche giustificazioni a uscire di casa.
La spesa on line: numeri senza precedenti
A fine aprile il quotidiano La Repubblica ha pubblicato i risultati elaborati dall’Osservatorio Consumi di Payback, piattaforma multicanale che combina retail offline, online e mobile del Gruppo American Express, nell’ambito della campagna “#Restaacasa con te”. Il primo mese di lockdown si è registrato un balzo senza precendenti per gli acquisti online di alimentari: nel periodo tra il 9 marzo e il 5 aprile il settore food&wine ha segnato un incremento del +227%. Aumentano del 70% le transazioni digitali complessive di spesa in Italia. Lo studio, relativamente agli acquisti per generi alimentari effettuati nei punti vendita, registra un balzo in avanti di condimenti e conserve (+230%), surgelati (+180%) e cura della casa (+150%).
Altroconsumo: meno sprechi ma il cibo è a lunga conservazione
Altroconsumo ha pubblicato anche un’indagine per fotografare le nuove abitudini alimentari ai tempi del Covid-19. Ha intervistato 1.044 persone tra i 18 e i 74 anni, di diversi età, livello di istruzione e area geografica. Secondo la ricerca il 41% degli intervistati butta meno cibo rispetto a prima del lockdown. Questo, secondo il 39% delle persone, perchè la spesa è pensata in modo diverso e i pasti pianificati prima dell’acquisto. In base alle riposte fornite, pare che in Italia si sia mangiato di più (secondo il 35% degli intervistati), si cucina di più invece di consumare cibi già pronti o fuori casa (49%) e si riutilizzano di più gli avanzi (33%). Nonostante la spesa spesso a distanza, l’attenzione ai prezzi è altissima, almeno a dire del 34% delle persone. Aumentano del 30% i cibi surgelati o in scatola acquistati; mentre cala la scelta dei cibi freschi (solo il 19% degli intervistati ne compra più di prima).
Il boom della filiera corta
In questo periodo di crisi, le reti di vendita diretta dal produttore al consumatore stanno vivendo un grande boom. L’Alveare che dice Sì è una rete nazionale di gruppi d’acquisto online che permette di fare la spesa direttamente dai produttori locali con alcuni punti di distribuzione sul territorio. Conta oggi 193 Alveari e più di 170 mila iscritti. Il 90% degli Alveari sono rimasti aperti durante tutta l’emergenza e, in linea con le restrizioni governative, hanno garantito le distribuzioni e la consegna a domicilio della spesa. In tanti hanno scelto L’Alveare che dice Sì per la spesa durante l’isolamento: sono quasi 30.000 i nuovi utenti dall’inizio di marzo ad oggi, con una crescita del 245% della rete in otto settimane. Il numero di ordini è più che triplicato negli Alveari, ovunque in Italia, e la spesa media pro capite è aumentata del 42%. I prodotti più acquistati durante la quarantena sono frutta e verdura, le uova, i formaggi vaccini e le farine. Durante il lockdown è stato sottoposto un questionario ai nuovi membri: per il 72,4% l’emergenza è stata un’opportunità per consumare prodotti più sani e dei quali si conosce la provenienza. Il primo motivo per cui i nuovi clienti hanno scelto l’Alveare è stato quello di sostenere i produttori locali (37,5%). Ma dopo? Quasi tutti gli intervistati (99%) dichiarano che intendono continuare ad ordinare sicuramente (78%) o molto probabilmente (21%) in un Alveare. Le ragioni principali citate sono la volontà di continuare a sostenere i produttori locali, il gusto e la qualità dei prodotti e la comodità del ritiro o della consegna a domicilio della spesa.