Ogni estate, finite le scuole, si accende il dibattito sui compiti delle vacanze, tra genitori convinti che si possa imparare anche senza stare chini sui libri e altri convinti sostenitori dell’utilità e bontà dello studio estivo. E se da un lato è vero che i tre mesi di vacanza estiva dei bambini italiani sono tanti, dall’altro sorge spontaneo un dubbio: serviranno davvero? La parola a due mamme.
Compiti sì
MONICA, MAMMA DI DORA, 10 ANNI
“Sono una convinta sostenitrice dei compiti, sia nel corso dell’anno sia durante l’estate. Penso che servano a imparare meglio quel che gli insegnanti hanno spiegato in classe e che siano utili soprattutto se i bambini li svolgono in autonomia. Proprio per questo mio marito e io non li facciamo mai insieme a Dora, a meno che non sia in difficoltà e ci chieda di darle una mano. In Italia le vacanze scolastiche dei bambini sono lunghissime, penso che se non avessero un po’ di compiti da fare durante l’estate a settembre non si ricorderebbero più quasi nulla di quanto imparato l’anno prima. Mi sembrano dunque utili, in particolare se sono diluiti nel corso dell’estate, e non fatti tutti in una volta l’ultima settimana delle vacanze. Per noi è però anche importante che Dora possa godere di alcune settimane di spensieratezza totale, perciò quando partiamo per le tre settimane di luglio al mare, o per la settimana in montagna ad agosto, non ci portiamo dietro la cartella. Anche i bambini hanno diritto a una vacanza del tutto pigra e spensierata! In città invece proviamo a dedicare un’oretta del pomeriggio ai compiti, senza troppo stress e senza l’obbligo di farli tutti i giorni. L’anno scorso con alcuni genitori della classe di Dora abbiamo organizzato un summer camp estivo casalingo a base di compiti: abbiamo trovato una babysitter che stava a casa nostra dalla mattina fino alle quattro di pomeriggio. I bambini, erano cinque, facevano insieme i compiti – e in caso di difficoltà potevano chiedere alla babysitter. Con tante pause gelato e passeggiate al parco, perché son pur sempre bimbi! Abbiamo organizzato il campo compiti una settimana a giugno e una a settembre, per partire bene e finirli insieme senza troppe tragedie. L’esperimento ha funzionato, lo ripeteremo anche quest’anno!”.
Compiti no
GIOVANNA, MAMMA DI ALESSANDRO E MATILDE
“Ho letto che i bambini olandesi sono i più felici del mondo e tra i motivi di questa felicità c’è anche il non avere compiti da fare a casa. Vorrei che in Italia fosse così. Detesto i compiti. In primo luogo mi sembrano un’ingiustizia: se sei bravo, se hai i genitori istruiti, se ti pagano l’insegnante per le ripetizioni certo che è facile farli. Se invece stai da solo a casa dopo la scuola, se i tuoi genitori non hanno studiato, se in famiglia non hai supporto, devi impegnarti molto di più. Poi la scuola offre pochissimo sport, pochissima musica, pochissima connessione con la cultura (andare a teatro, al cinema o visitare un museo è considerato ‘una gita’). Per cui, quando la scuola invade il tempo libero, toglie le ultime possibilità di praticare bene uno sport, di conoscere il mondo fuori dalle quattro mura dell’aula o di casa. Trovo che sia una sciocchezza pensare che nei mesi estivi i compiti siano necessari perché tre mesi di vacanza sono troppo lunghi e i bambini dimenticano quello che hanno assimilato! E comunque, se i bambini dimenticano, è perché la scuola non è stata capace di insegnare bene. I compiti servono solo a rassicurare i genitori e gli insegnanti di aver fatto il loro dovere. I miei figli i compiti li fanno, malvolentieri e mugugnando. Li fanno perché non voglio insegnare loro che la scuola non va rispettata. I libri dei compiti estivi sono abbastanza divertenti e per fortuna sono leggeri, per cui li portiamo in spiaggia e li usiamo al posto delle parole crociate. Quando i ragazzi erano piccoli si lamentavano di più e bisognava seguirli, ora sono più autonomi. Si regolano da soli, secondo il loro carattere. Uno preferisce finire tutto nei primi giorni di vacanza e non pensarci più, l’altra lascia il grosso per le ultime settimane e poi si immerge in un tour-de-force. Noi genitori siamo incaricati solo del supporto logistico (ricordarci di portare in vacanza le cartelle o i portapenne), ma i compiti sono una cosa loro, che per fortuna hanno imparato a gestire da soli”.