Molti eventi nella nostra vita sono legati alla presenza di “copioni invisibili”, memorie inconsapevoli di eventi accaduti in passato a noi o ai nostri familiari che guidano e orientano la nostra vita come un sentiero già tracciato.
Quante volte ripetiamo gli stessi errori o incorriamo in situazioni che si ripropongono sempre uguali? In questi casi si parla di “memoria genetica”, ovvero di un pattern di tematiche che ci viene trasmesso al pari del colore degli occhi. L’eredità dei nostri avi non si ferma al carattere ereditario fisico, ma c’è qualcosa di più, un vissuto che si tramanda di generazione in generazione: le emozioni, le scelte lavorative e sentimentali, il modo di vivere la sessualità, il denaro, la maternità, la paternità, la fratellanza, la vita e la morte. Esiste una coscienza familiare che è in grado di agire sugli individui condizionandoli a loro insaputa su atteggiamenti, scelte professionali o relazionali che si ripetono nell’albero genealogico, fino a influenzare nascite e morti precoci, ma soprattutto le malattie.
Dal punto di vista scientifico questo fenomeno è stato investigato con l’epigenetica, quella branca della scienza che studia come l’ambiente esterno con le sue relazioni, gli apprendimenti e i vissuti può influenzare la genetica di un individuo, divenendo un cambiamento ereditabile. Un fenomeno osservato da numerosi studi sui familiari dei reduci dei campi di concentramento: il trauma subito dai nonni non si tramanda solo attraverso i racconti, ma anche biologicamente con l’alterazione di un gene specifico coinvolto nella regolazione degli ormoni dello stress e nella capacità di reagire a eventi estremi.
Da un punto di vista pratico tutto questo ci porta alla necessità di sciogliere i legami e i vissuti del passato per evolvere dalle situazioni nelle quali ci sentiamo incastrati e per avere una vita libera e autenticamente nostra. I metodi che funzionano con questi blocchi evolutivi sono principalmente due: lo psicodramma transgenerazionale e le costellazioni familiari. Entrambi i metodi si basano su una rappresentazione scenica della propria situazione lavorativa, familiare, affettiva e relazionale: attraverso il lavoro di gruppo si provano a sciogliere le dinamiche che “irretiscono” il soggetto bloccandolo nella propria realizzazione. Il piccolo gruppo consente di dare immagine alla psiche e alle relazioni (proprio come una scultura o una scena di un film) offrendo a ognuno la possibilità di guardarsi “dal di fuori”, disidentificarsi e osservare dinamiche e trasformazioni dal vivo. Il campo di coscienza collettivo che si crea all’interno del gruppo è come quello che accomuna i membri di una stessa specie, denominato “campo morfogenetico”: d’altra parte non diciamo spesso “Siamo tutti nella stessa barca?”. Ed è proprio così: nel gruppo i membri sperimentano situazioni e vissuti che li accomunano pur ognuno con le proprie peculiarità. Questa “sintonia” inconscia è quella che rende questi metodi molto efficaci e rapidi dal punto di vista dell’evoluzione dello stato di benessere del soggetto, a prescindere dall’età, dai disagi e dalle difficoltà del soggetto.
[Francesca Maria Collevasone]