Coronavirus e uguaglianza di genere, sei mesi dopo

da | 12 Ott, 2020 | Lifestyle

A casa e in ufficio, chi sta pagando il prezzo del lockdown? All’inizio si pensava a una divisione più equa del lavoro domestico; ma ora, a che punto è l’uguaglianza di genere?

A Stoccolma, l’imprenditrice Anna Xavier, mamma di due bambini di meno di sei anni e in attesa del terzo, dirige da casa il suo business per la produzione di strumenti per l’infanzia. Da quando la pandemia di coronavirus ha colpito i paesi nordici, suo marito, che lavora per un’azienda che produce dispositivi di protezione, si è unito a lei nel lavoro da casa. Per diversi mesi la coppia non ha portato i figli all’asilo nido, che comunque in Svezia è rimasto aperto nella maggior parte dei casi.

La situazione ha creato “enormi quantità di frustrazione”, perché Anna Xavier, che divide le bollette equamente con il partner, si è assunta la maggior parte dell’impegno relativo alla cura dei bambini, alla cucina e alle pulizie, pur passando gran parte della giornata in videoriunione. Normalmente “a fine giornata il mio lavoro a casa era scaricare la lavastoviglie, cosa che tra l’altro non facevo sempre”, ha detto.

Diventando la caregiver principale durante l’apice della pandemia, a 44 anni Anna Xavier è rimasta indietro rispetto ai propri obiettivi aziendali. “Non sono stata in grado di dedicarci così tanto tempo. Mi sento sempre sotto pressione” dice.

Lavoro non retribuito a casa

Dopo più di sei mesi dall’inizio del lockdown in Europa e nel mondo, l’emittente britannica BBC fa un lettura dell’impatto che ha avuto sull’equilibrio di genere, a casa e al lavoro. All’inizio della pandemia, c’erano grandi speranze che la svolta epocale avrebbe portato le coppie a una divisione più equa del lavoro domestico. Ma numerosi studi sulla vita dei genitori che lavorano hanno dimostrato che l’esperienza di Anna Xavier è tutt’altro che unica: una quota sproporzionata del peso ricade (ancora) sulle donne.

I ricercatori hanno intervistato più di tremila persone negli Stati Uniti e in Europa e il risultato è che le donne che lavorano svolgono in media 15 ore settimanali più degli uomini di lavoro domestico non retribuito. In Australia, i risultati provvisori suggeriscono che nelle famiglie con bambini, i genitori dedicano sei ore al giorno di assistenza e supervisione; le donne si assumono più dei due terzi del tempo supplementare.

Questo modello di iniqua redistribuzione si verifica indipendentemente dal reddito. Una ricerca condotta dalle università di Oxford, Cambridge e Zurigo nei mesi di marzo e aprile, ha dimostrato che rispetto agli uomini (e a parità di guadagno) le donne che lavorano nel Regno Unito, in Germania e negli Stati Uniti hanno svolto più servizi domestici e di assistenza all’infanzia, in tutte le fasce salariali. 

I sistemi familiari stanno regredendo

Molti attivisti ritengono che ci sarà un impatto a lungo termine sul lavoro e sulla vita domestica delle donne a causa del coronavirus. Un recente studio delle Nazioni Unite ha persino avvertito che la pandemia potrebbe diluire decenni di progressi sull’uguaglianza di genere.

“Il Covid–19 ha il potenziale per essere un disastro per l’uguaglianza”, dice Caroline Whaley, co-fondatrice della società di consulenza britannica Shine, che lavora per migliorare l’equilibrio di genere nelle aziende. “I sistemi familiari stanno regredendo. Le donne abbandonano il lavoro a causa di salari inferiori o aspettative di guadagno”. 

Nell’Unione Europea, le donne guadagnano in media il 16% in meno degli uomini e la cifra sale al 18&% negli Stati Uniti. Va peggio ancora nell’Asia meridionale, in Africa e nel Medio Oriente, secondo i dati del Forum economico mondiale. Le donne hanno anche maggiori probabilità di lavorare part-time.

Un calo della produttività, ma solo per le donne

Anche alcune donne che hanno continuato a lavorare a tempo pieno con alti guadagni, le senior, hanno cominciano a lasciare il lavoro. Ad aprile, Elizabeth Hannon, vicedirettrice del British Journal for the Philosophy of Science, ha suscitato scalpore quando ha twittato che le donne stavano presentando meno articoli durante la crisi del coronavirus. Megan Frederickson, ecologa dell’Università di Toronto, ha esaminato i dati delle pubblicazioni scientifiche e ha confermato il netto calo di produttività femminile rispetto all’anno precedente.

Un’altra preoccupazione è il calo del numero di donne che si candidano per cariche pubbliche. Ruth McGowan, autrice del libro Get Elected e attivista per la parità di genere in politica, ha parlato di un calo di interesse da parte delle candidate donne in vista delle elezioni locali in Australia.

Tornare in pista?

Per quanto deprimente possa sembrare, ci sono tuttavia barlumi di speranza che la pandemia possa ancora rivelarsi un catalizzatore per il cambiamento. Sebbene le donne stiano facendo la parte del leone nelle faccende domestiche e nell’assistenza all’infanzia, ci sono prove che suggeriscono che gli uomini, almeno nel mondo occidentale, hanno migliorato la loro performance.

Tre università canadesi hanno rilevato che sebbene la maggior parte delle famiglie abbia riportato pochi cambiamenti, un numero considerevole di maschi ha affermato che il lavoro è più equamente diviso. Più del 40% dei padri ha affermato di cucinare di più, mentre circa il 30% ritiene di aver aumentato il tempo dedicato al bucato e alle pulizie. Le partner erano d’accordo, sebbene in media fornissero stime leggermente inferiori su quanto le cose fossero migliorate. 

La società di marketing Fluent ha valutato che quasi due terzi degli uomini desidera continuare a lavorare da casa. “L’ aumento del tempo familiare” è il motivo principale.

Una visione ottimistica del futuro?

“Non è un cambiamento enorme, ma è qualcosa – scrive Melissa Milkie dell’Università di Toronto -. La presenza fisica effettiva può svolgere un ruolo chiave per rendere i padri più attivi e coinvolti in casa. Spendere minor tempo per il pendolarismo significa avere maggiori opportunità di interagire con i bambini. Gli orari di lavoro più brevi sono stati fattori importanti dietro un maggior coinvolgimento”.

È un’opinione condivisa dal 39enne Roger Dowley di Dublino, che lavora per un’azienda tecnologica multinazionale ed è padre di due bambini piccoli. L’azienda gli ha dato la possibilità di avere una settimana lavorativa di quattro giorni durante il Covid–19 e trascorrerete tempo a casa gli ha reso più facile svolgere le faccende domestiche.

Sua moglie, Una Morrison, senior brand manager per un’azienda di bevande, ha deciso di utilizzare parte del congedo parentale non retribuito (un diritto in Irlanda) “Ma abbiamo concordato che se fosse necessario un altro congedo, lo prenderebbe lui, che ora si sente pronto per il tempo libero con i bambini”.

Secondo Melissa Milkie “l’esperienza di fare di più fa presagire ottimismo. È vero che quando gli uomini prendono il congedo di paternità tendono a essere più coinvolti nel futuro”. Il cambiamento, però, dipenderà anche dai futuri tassi di occupazione delle donne e da quanto saranno accomodanti le aziende nell’offrire soluzioni a lungo termine per il lavoro flessibile e i congedi.

Nuove conversazioni

Caroline Whaley, che lavora nella società di consulenza britannica Shine, è tra coloro che si sentono cautamente ottimisti riguardo alle opportunità di sfruttare la lezione del Covid per migliorare gli ambienti di lavoro.

“Una soluzione molto ovvia è la flessibilità. Questo modello che era poco sostenuto dalle aziende prima della pandemia, ora è diventato fondamentale. Se fatto bene, il lavoro flessibile è un punto di svolta per la carriera delle donne. Poter strutturare le giornate aumenta la produttività mantenendo una buoon equilibrio tra lavoro e vita”.

I leader aziendali devono fare di più per creare una cultura di flessibilità e lavoro a distanza a lungo termine. “Bisogna modellare attivamente, estendendo le scadenze per permettere di completare il lavoro ”.

Tornando a Stoccolma, l’imprenditrice Anna Xavier dice che il suo partner ha iniziato a diventare “più disponibile” a considerare l’importanza delle faccende domestiche.

“Tra partner capita spesso di avere percezioni diverse su quanto possano essere urgenti i lavori domestici. Per mio marito va bene aspettare un giorno in più per avviare la lavastoviglie, non importa se la cucina è un disastro. Ma così non possiamo cucinare”. Insieme alla flessibilità sul posto di lavoro, bisogna ridiscutere in generale su ciò che costituisce una giusta quota del carico. “Tagliare l’erba una volta alla settimana non è paragonabile alla preparazione dei pasti di tutti i giorni”.

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