A volte, senza accorgercene, gli adulti mancano di rispetto al corpo, alla mente e alle emozioni dei bambini. È una forma di violenza che produce effetti negativi
In un periodo in cui siamo tutti costretti a mantenere le distanze e a evitare il contatto fisico con le altre persone, è importante riflettere su quanto spesso, al contrario, ci obblighiamo al contatto e alle tenerezze.
Lo facciamo soprattutto con i bambini, quando chiediamo loro di dare un bacio ai nonni o di salutare la zia che gli ha fatto un regalo. E se non vogliono, in modo subdolo li obblighiamo, negando il rispetto per il loro corpo, la loro mente e le loro emozioni.
E’ giusto ed educativo chiedere ai bambini le effusioni a comando? Lo abbiamo chiesto a Marilena Vottero, psicologa e psicoterapeuta.
Tenerezza e abuso di potere
“C’è molta confusione tra educazione e relazione” – risponde decisa la psicoterapeuta, che da tempo supervisiona gli aspetti emotivi della relazione educativa dello staff del Nido della Musica di Torino. “Facilmente si scambia il potere o l’uso del potere con la tenerezza. La tenerezza è un nutrimento necessario per la crescita, ma non ha bisogno di contatto o vicinanza; non necessariamente. Ci può essere uno scambio tenero e affettivo anche con la giusta distanza, senza contatto o parola”.
La distanza deve essere scelta, prima di tutto, dai protagonisti dello scambio. “Gli adulti spesso chiedono il gesto tenero e le effusioni come merce di scambio: sei mi dai un bacio ti dò il regalo; dammi un bacino e ti faccio mangiare la torta”.
È un abuso di potere, verrebbe da dire. Un ricatto a tutti gli effetti, con tanto di senso di colpa perché “solo i bambini che baciano sono bambini buoni” oppure “se non mi dai un bacio sto male e piango”. Così il bambino si sente costretto a fare ciò che l’adulto chiede, ma senza una reale esigenza relazionale.
Il rispetto del corpo e delle emozioni
Costringere i bambini alle effusioni e alle manifestazioni affettive è una forma di violenza e una mancanza di rispetto del corpo, della mente e delle emozioni del bambino. “Rispettiamo se riconosciamo il pensiero di chi abbiamo davanti – continua Marilena Vottero -. Poco ci si interroga se è il momento opportuno per fare una richiesta o se si tratta invece di una imposizione”. L’intrusione e la forzatura però non sono costruttivi per il bambino, che ha invece bisogno da un lato di comprendere e dall’altro di essere compreso.
L’impotenza dell’adulto
Ma perché l’adulto agisce mancando di rispetto alla volontà del bambino? Che limite c’è tra educare e violare? “È utopico pensare di non prevaricare mai, ma il ruolo dell’educatore è quello di accompagnare. L’adulto tendenzialmente travalica quando si sente impotente, quando trova opposizione alla sua richiesta. Allora insiste nei modi che riesce a trovare, spesso abusivi”.
L’adulto, di fronte all’opposizione, anche per mancanza di tempo, risponde con l’autorità, che però è una strategia perdente. “L’adulto non tollera l’assenza di potere – conclude l’educatrice. Tutto nasce da lì”.
Il significato del bacio
Obbligando alla tenerezza, non aiutiamo il bambino a comprendere la propria autonomia corporea e il vero significato del bacio. “Il bambino deve ancora imparare a distinguere le sue emozioni dalle intenzioni dell’altro. Il bacio è una richiesta a prescindere dal suo sentire. Manca il riconoscimento delle emozioni e il corpo non è più protetto dalle intenzioni esterne. Baciare senza critica porta a essere sempre a disposizione”.
Quello che sembra una banalità da piccoli può essere determinante da adulti. Rispettare il sentire del bambino fin da piccolo, porta a crescere un adulto sicuro di dare affetto solo quando e a chi vuole, capace di rifiutare le tenerezze indesiderate, a prescindere dalla pressione che subisce e dal ricatto emotivo.
Tra educazione e rispetto: cosa fare?
Bisogna lasciare che i bambini decidano come e quando manifestare affetto verso gli altri, senza forzarli. Partiamo dal presupposto che loro, come noi, possono non avere voglia di entrare in confidenza.
Rispettare e favorire l’ autonomia fisica ed emotiva significa entrare in contatto con il proprio corpo e il proprio sentire, in modo discreto, con cura e gentilezza. Accogliere e cercare di comprendere le opposizioni, educare al rispetto del proprio corpo (e di quello altrui) significa anche insegnare il rispetto delle proprie emozioni e di quelle degli altri.
“Bisogna educare all’ascolto. Dobbiamo incuriosirci”. E se così sembra che i nostri bambini sono piccoli selvatici maleducati? Se non hanno voglia di dare un bacio, troviamo assieme a loro un’alternativa: perché non fare l’occhiolino o battere il cinque? E se i nonni, gli zii o i vicini ci rimangono male, ricordiamo che sono loro gli adulti, assolutamente in grado di gestire un rifiuto.