Di fronte a un tempo vuoto i bambini non sanno cosa fare. Ma non dura tanto
☆ Tesori
Eravamo molto combattuti ma alla fine abbiamo deciso. Questa estate proviamo la noia. Tre o quattro settimane in centri estivi, altre quattro settimane di mare e viaggi e altre tre o quattro a fare niente. Cioè stare a casa senza nessun programma. Una cosa che spaventa. Spaventa avere un bambino a casa senza babysitter o senza una serie di attività programmate e calendarizzate, possibilmente pagate in anticipo.
Ma quest’anno abbiamo scelto di sì. Sì alla noia, sì al tempo libero. Quattro settimane, non di fila ovviamente. Dicono che il tempo libero oggi è merce rara nella vita dei bambini. Allora proviamo.
Di fronte a un tempo “vuoto” i bambini stessi non sanno come comportarsi, ma è una situazione che non dura tanto. Pochi sguardi intorno e trovano qualcosa da fare (o da disfar) e sta al genitore difendere l’ordine costituito. Lì scatta l’ingegno, lì nascono le passioni e si sviluppano i futuri hobby e ossessioni. E mal che vada si scende al parco.
Pure l’immagine di stare in pantaloncini, a torso nudo, un uomo e la sua miniatura, a guardare la tv mi diverte.
Ho pensato che nella prima settimana possiamo fare una bella pulizia di casa insieme, una cosa che non riusciamo a fare durante l’anno scolastico. A lui diverte usare straccio e secchio. A me piace scopare e mettere in ordine. Abbiamo messo la casa sottosopra, smontando e dismettendo un vecchio divano, dove abbiamo trovato dentro mille lire del 1994. Il giorno dopo toccava alla camera da letto. Mi ero scordato che tutte le cose che voglio nascondere trovano rifugio sotto il letto.
Da lì e per tre giorni, i tesori recuperati – giocattoli, un robot e una pistola ad acqua – non hanno lasciato spazio alla tanto temuta noia. Evviva la libertà.
☆ Piscina
Ero molto ansioso, tre anni che non andiamo in piscina insieme. Non parlava ancora bene l’ultima volta che l’abbiamo fatto. Volevo che tutto andasse bene. Ho voluto pensare e ripensare a tutto ciò che ci può servire. Andiamo in bici. Sì, si diverte. No, perché al ritorno sarà stanco morto.
Allora andiamo in pullman calcolando bene il tempo necessario. Ho preparato il pranzo e la merenda e la seconda merenda post-vasca. Ho scelto di aspettare per fare gli zaini insieme. Sì, abbiamo portato tre zaini pieni!
Abbiamo provato a nuotare a rana. Poi la rana che sale e respira. Un po’ con i braccioli e un po’ senza.
In piscina mentre nuotava canticchiava:
quando ci sei tu
io non ho più paur…
Nel pullman, al ritorno, ho detto che è stato molto bravo, non ha insistito per nessuna cosa io non volessi. Nemmeno il gelato. Ero fiero comunque, e gliel’ho detto, della mia preparazione e di aver portato due sacchetti di pistacchi che abbiamo divorato.
☆ Corto circuito
Ieri la telefonata è durata 46 secondi, perché mi mancava tanto. Più mi manca, più breve diventa la nostra telefonata, o meglio la mia. Non avrei mai detto che il telefono potesse allungare così le distanze. Sento la sua voce stanca ma rilassata dopo una lunga giornata di divertimenti che posso solo immaginare. Sta passando le vacanze con sua mamma.
La sua voce soave e acutissima – lo fa apposta – mi diverte ma manda la mia esistenza in palla. Succede che resto in silenzio per dieci secondi o forse di più, non so cosa dirgli, non so cosa chiedergli. Il nostro legame ha bisogno di materia, di presenza, di occhi e di tocchi. Così via-cellulare non so congiungermi con lui.
Mi racconta cosa ha fatto durante la giornata, ma so se sto pensando alle vacanze che faremo insieme, o penso alle mie da piccolo, o penso alla sua prima estate e le giornate che abbiamo passato a casa insieme a giocare o forse non riesco proprio a pensare a niente.
Nuvola bianca e grigia mi annebbia il pensiero, ma al contempo mi sento diverto. È un bel corto circuito. Oggi la telefonata è durata 30 secondi.