Diventare mamma può spaventare, specie col primo figlio. Le paure delle neomamme però sono comuni: conosciamole per non sentirci sole ad affrontarle
Quando nasce un bambino tutte noi abbiamo qualcosa in comune: sperimentiamo la paura, un’emozione giusta e normale. E’ un bene che ci sia: la paura ci permette di costruiare l’immagine dei possibili rischi che si corrono (e quindi capire come evitarli o affrontarli). Può succedere però che la paura sia troppa e diventi un limite.
Per affrontare la paura bisogna conoscerla. Ecco le paure più diffuse: le abbiamo provate tutte, almeno una volta. Quindi: don’t panic!
Tutti mi avevano detto che l’amore per il mio bambino sarebbe stato totalizzante. A me non è successo. Non lo amo abbastanza?
A molte succede. Siamo cresciute con l’idea che l’amore per un bambino sia come un’esplosione. Invece è una fiamma che cresce giorno dopo giorno. Conoscendo il bambino, stando con lui, anche l’amore cresce, ogni giorno un po’ di più. La soluzione? Iscriversi a qualche gruppo di mamme, parlare con chi è nella stessa situazione, senza imbarazzo e tutte insieme, diventa più facile.
Se il bambino piange non so mai perché. Ho paura di non riuscire a capire mio figlio e per questo mi sento una madre snaturata.
I neonati piangono se hanno fame, sonno, male al pancino, si sentono soli, devono fare il ruttino, se il ruttino non viene, se vogliono essere presi in braccio, se vogliono essere messi giù. Insomma, piangono per ogni cosa. Alcune persone riescono a capire il motivo velocemente, ma non sempre è così. Nelle prime settimane si naviga a vista, provando, spesso azzeccandoci, altre volte no. Ma nessun timore, il bambino cresce, impara a farsi capire e tutto diventa più semplice.
Nella pancia potevo proteggere mio figlio, adesso ho paura di tutto. Mentre dorme potrei rilassarmi, invece sto sveglia a controllare che respiri e che non gli succeda nulla.
Nel momento in cui il bambino nasce, inizia a essere una persona a sé. E noi genitori siamo totalmente responsabili. Questa paura, specialmente all’inizio, può essere tanta. Il timore che durante la nanna il bimbo smetta di respirare, il timore della SIDS è comune a ogni mamma. Intanto attiviamo comportamenti sicuri. Sapere di aver fatto tutto quello che serve è un ottimo punto di partenza per essere più rilassati. Facciamo dormire nostro figlio a pancia in su, scoperto, in ambienti ben aerati, non fumiamo in sua presenza o nelle stanze in cui viviamo e teniamolo nella culla vicino al nostro letto. Se l’ansia rimane, un buon corso di primo soccorso pediatrico è la cosa migliore.
Mi dà fastidio che le nonne o altre persone prendano in braccio il mio bambino! Mi dicono che esagero, ma è più forte di me. Sono gelosa, ok?
Prima della nascita si è un tutt’uno col proprio bambino, poi col parto arriva la separazione. Ma nei primi mesi mamma e bimbo sono indispensabili l’uno all’altro. Un po’ di gelosia è normale. Che cosa fare se diventa così grande da rendere complicata la vita con le altre persone? Una buona soluzione è parlare con una psicoterapeuta perinatale, per riuscire a comprendere appieno l’origine di questo malessere e risolverlo.
Ho partorito e ho paura di non tornare mai più quella di prima. Non riesco più a guardarmi allo specchio.
Il post parto è il vero momento in cui si fanno i conti con i cambiamenti fisici. Il corpo che ha accolto e protetto il bambino si trasforma in un guscio apparentemente vuoto, con la pancia che fatica ad andare via, il seno gonfio, la pelle spenta, i capelli indeboliti. A tutto questo si aggiunge la stanchezza, con le notti in bianco e la dieta non sempre bilanciata. Che fare? Intanto ringraziare il proprio corpo. Non sarà nella forma migliore, ma ha fatto un lavoro straordinario! Dal nulla ha creato un bambino, un piccolo uomo perfetto in ogni sua parte. Quindi amiamolo e coccoliamolo. Passeggiamo all’aria aperta con lui, chiediamo al papà o ai nonni di tenerlo per un paio di ore e concediamoci una seduta dal parrucchiere, balliamo col bebè in braccio (loro lo adorano e a noi fa tanto bene). Iscriviamoci a un corso di yoga o pilates per mamma e bimbo. Bastano anche solo dieci minuti al giorno, qui vi spieghiamo come ritagliarvi del prezioso “me-time”, tempo per me.
Tutti mi chiedono se allatto, se ho abbastanza latte, se è normale che il bambino si attacchi così spesso. E io sono in confusione. Sto allattando bene?
Quando si parla di allattamento con una neomamma, è un po’ come parlare di calcio durante i mondiali. Tutti sono allenatori. Tutti diventano consulenti per l’allattamento, senza rendersi conto che i consigli (quasi mai richiesti) destabilizzano e rendono insicura una neomamma. Che fare? Rivolgiamoci a chi è davvero esperta. Un’ostetrica, una consulente della Leache League, una peer (mamme “alla pari” formate per dare consulenze sull’allattamento) o una doula. Solo loro sapranno darci il giusto consiglio. A tutti gli altri sorridiamo, ringraziamo e tiriamo dritto.
Ho partorito con taglio cesareo, io che sognavo un parto naturale e in acqua. Questa cosa mi sembra un enorme fallimento. Riuscirò mai a far pace?
Si passano nove mesi a sognare un tipo di parto e poi ci si deve scontrare con la realtà. Se il parto crea grossi problemi , si può comunque fare qualcosa per migliorare la situazione. Una psicoterapeuta perinatale può aiutare ad elaborare il tutto, parlare con un’ostetrica, curare la cicatrice (esiste ad esempio con la sua armonizzazione) possono fare il resto. Molte mamme soffrono doppiamente, prima per il parto andato diversamente da quello che sognavano, poi per i continui “l’importante è che sia nato e che stia bene” che si sentono rivolgere. Il modo in cui si da alla luce il proprio bambino è importante, se questo ci causa malessere è giusto parlarne e curare la ferita.
Ho nostalgia della mia vecchia vita, amo il mio bambino, ma a volte lo guardo e mi chiedo se non stavo meglio prima.
L’arrivo di un bebè non è sempre rose e fiori. Tutte almeno una volta abbiamo pensato “chi me l’ha fatto fare?”. Soprattutto se intorno a noi le altre persone continuano a fare la vita di sempre. Questo sentimento è fisiologico, quasi tutte le mamme lo provano almeno una volta, anche in questo caso può servire frequentare altre mamme. Ci sono i corsi di massaggio, gli incontri sull’allattamento, quelli di lettura per i più piccolini. Basta iniziare, cambiare prospettiva non rimpiangere quello che (per il momento) è andato, ma apprezzare quello che c’è. E comunque presto, prima di quanto si possa immaginare, i bambini saranno cresciuti e pian piano riacquisteremo spazi di libertà e di sano egoismo.
Da quando è nato il bambino, io e il mio compagno non ci sentiamo più una coppia, solo due genitori. Ho paura che non riusciremo più a tornare quelli di prima.
La nascita di un bambino è paragonabile a un terremoto di magnitudo massima. La coppia cessa di essere quello che è sempre stata e diventa una famiglia, con ruoli, obblighi e doveri. Almeno nei primi mesi uno scombussolamento è naturale, si dorme poco, si è stanchi e la coppia finisce relegata in un angolino. Se questa condizione permane è il caso di intervenire. Si può partire da piccole cose, come concedersi dei momenti a due, anche solo un film sul divano quando il bimbo si addormenta o un pranzo fuori se si hanno nonni o babysitter disponibili. Se invece i segnali sono un po’ più preoccupanti e la situazione sembra sfuggire di mano, si può andare più in profondità con una terapia di coppia.
Ho paura di non essere pronta, non so cosa serva al bambino. Non so cosa comprare, come fare per l’asilo e per tutto il resto. Nella vita mi sono sempre occupata di altre cose.
Per quanti corsi e incontri si seguano, all’arrivo di un bambino non si è mai abbastanza pronti. L’unica cosa veramente indispensabile è il seggiolino per l’auto, che deve essere a norma. Per tutto il resto c’è tempo. Fascia, marsupio, trio, lettino, possono aspettare. Non è necessario tornare a casa dall’ospedale e avere già tutto. Anzi, meglio non riempirsi di cose che magari non ci serviranno. Per asilo, corsi e tempo libero anche, al momento opportuno, tutto si sistemerà.