Lo smartphone a scuola è un supporto utile o limita l’apprendimento? In alcuni paesi europei il dibattito politico è ancora in corso
Lo scrittore Michele Serra ha definito i giovani di oggi “gli sdraiati”. Molti di loro infatti, nell’ultimo anno e mezzo hanno trascorso gran parte della giornata incollati a un dispositivo, generalmente uno smartphone.
La scuola potrebbe quindi essere la salvezza, ovvero il luogo del digital detox, dove ci si disconnette per “riconnettersi” alle relazioni umane, alla lettura su carta stampata e alla sensazione della penna tra le dita.
Se il ministro Fioroni aveva vietato nel 2007 l’utilizzo dei telefonini in classe da parte degli studenti, la ministra Fedeli ha eliminato tale circolare, ritenendo gli smartphone utili all’apprendimento. E oggi gli smartphone sono presenti sui banchi tanti quanti sono gli studenti.
É pur vero che negli ultimi anni si è lavorato alla diffusione di un decalogo sull’utilizzo didattico e responsabile di tablet e smartphone. Ma si tratta davvero della soluzione migliore?
Smartphone a scuola: cosa succede negli altri paesi
La Francia è stata uno dei primi paesi a limitare nettamente l’utilizzo dello smartphone a scuola. Il telefono viene custodito in un armadietto e usato solo per chiamare la famiglia.
In Gran Bretagna, dove fino ad oggi la decisione spetta ai singoli istituti, più della metà delle scuole vieta l’utilizzo di smartphone in classe.
Di recente, su spinta del primo ministro Boris Johnson, è stata portata avanti la richiesta di divieto assoluto fino a 18 anni.
La proposta è stata influenzata da uno studio inglese secondo il quale la dipendenza dal telefono riduca in media il rendimento scolastico del 8%. Il divieto potrebbe scattare a partire da gennaio 2022.
In Norvegia e Spagna infatti, dove sono state applicate simili disposizioni, sono stati riscontrati miglioramenti nell’apprendimento.
Ora è il turno della Germania, in cui si discute di diffondere a tutto il paese un divieto che era già stato applicato in regioni autonome come la Baviera.
Un cosa è certa: negli USA, dove gli studi approfonditi sul tema sono molteplici, l’utilità della presenza costante dello smartphone è stata messa in dubbio anche in ambito universitario.
Una ricerca dell’Università del Nebraska infatti, rileva tra gli studenti un “effetto negativo dell’uso dello smartphone sulle attività accademiche.
Gli smartphone sono fonte di distrazione degli utenti, a causa dei servizi proposti, di messaggi o chiamate in entrata, incluse le notifiche dei social network.
Inoltre non sono considerati un aiuto per l’apprendimento, a causa della connettività inaffidabile e dello schermo troppo piccolo”.
Nel frattempo in Italia, il consiglio regionale della Valle D’Aosta ha approvato nei giorni scorsi una mozione (all’unanimità) che vieta l’uso dei telefonini in tutte le aule delle scuole secondarie di primo e secondo grado.