DSA, affrontarli con strategia per scoprire il proprio talento

da | 24 Feb, 2025 | Educazione, Featured, Lifestyle, Pedagogia

A volte sono segnali piccoli che si presentano in tenera età, a volte invece ci si accorge del problema quando il percorso scolastico è già iniziato da tempo. Ma niente paura, gli strumenti a disposizione per conviverci sono tanti e i DSA non devono fermare nessuno!

Nonostante se ne parli  sempre di più, visto il continuo aumento delle diagnosi, i DSA possono ancora suscitare nei genitori sgomento per la paura dello stigma nei confronti del proprio figlio o della propria figlia.

Questo perché purtroppo i DSA vengono ancora visti da molti (sbagliando) come un deficit mentre non sono altro che una caratteristica della persona, come possono esserlo il colore degli occhi o l’altezza.

Per fare un po’ di chiarezza sull’argomento ci siamo rivolti alla dottoressa Virginia Lorenzi, logopedista del Presidio Sanitario San Camillo di Torino, specializzata in DSA.

DSA, cosa sono e quali sono

I DSA, ossia Disturbi Specifici dell’Apprendimento, sono disturbi neurobiologici che implicano difficoltà nell’automatizzazione di processi quali scrittura, lettura e calcolo. La dislessia implica difficoltà nella lettura e nell’interpretazione di parole, la disgrafia difficoltà nella scrittura, sia nel tracciare lettere che nel mantenere una grafia chiara e leggibile. La disortografia porta difficoltà a scrivere correttamente le parole, con frequenti errori ortografici, mentre la discalculia riguarda difficoltà con i numeri e i calcoli matematici.

Si può averne solo uno oppure tutti ma quello che è importante capire è che sono condizioni nelle quali chi ne è affetto si trova fin dalla nascita. Sono una caratteristica della persona, un modo di essere e non è possibile guarire o risolverle. Niente paura però perché con qualche “trucchetto” tutti possono far fronte ai problemi che i DSA comportano e possono imparare a compensare.

Cosa significa compensare? Vuol dire che chi scopre di avere un DSA potrà, aiutato o aiutata da professionisti, tutor, insegnanti e anche dai genitori, affrontare al meglio il proprio disturbo e ridurne al minimo gli effetti.

Come ci si accorge che c’è qualcosa che non va?

“Già dalla scuola materna, quindi in età piuttosto precoce, è possibile accorgersi che qualcosa non torna. Le maestre, ad esempio, potrebbero notare difficoltà a mantenere l’attenzione, a organizzare un compito assegnato, ad acquisire competenze pre-scolastiche oppure un modo particolare di impugnare la penna o di scrivere le lettere e disegnare. Tutti segnali che devono catturare la nostra attenzione”.

Ma potrebbe anche capitare di accorgersi dei segnali più tardi, quando alla scuola primaria si comincia a imparare a leggere e scrivere, a volte ancora dopo, quando a scuola viene richiesto di gestire lo studio in maniera autonoma.

Questo capita perché spesso i bambini, quando le richieste scolastiche non sono ancora così stringenti e c’è qualcuno ad aiutarli, riescono a compensare da soli con un impegno maggiore nell’esecuzione dei compiti”.

A chi rivolgersi quando si notano dei segnali?

“Tenuto conto che non è possibile avere una certificazione prima dei 7-8 anni, il primo specialista a cui fare riferimento è il logopedista, magari dopo essersi confrontati con gli insegnanti o con il proprio medico. Il logopedista, attraverso alcuni test specifici (lettura, scrittura, calcolo e comprensione del testo), fa innanzitutto una valutazione logopedica degli apprendimenti e una valutazione cognitiva. Il successivo step è una visita neuropsichiatrica infantile che porta alla (eventuale) certificazione rilasciata dalla propria Asl.”

Tutti questi passaggi possono essere fatti sia tramite il SSN, sia rivolgendosi in autonomia a centri o professionisti privati. Ma tutta la documentazione dovrà essere valutata in ultima battuta dall’Asl per una certificazione ufficiale che consenta di ottenere tutti gli aiuti possibili, a scuola e fuori.

Il PDP, un diritto e un alleato a scuola

In base alla valutazione e alla diagnosi ricevuta, la scuola predispone un PDP (Piano Didattico Personalizzato) per andare incontro alle necessità specifiche della bambina o bambino. Ricordate che questo è un vostro diritto, sancito dalla Legge 170 del 2010, per garantire, tra le altre cose, il diritto all’istruzione, a una formazione adeguata e allo sviluppo delle potenzialità di ognuno e ognuna. Nel PDP devono essere elencati tutte le misure dispensative e gli strumenti compensativi (uso della calcolatrice, del tablet, dei libri digitali, delle mappe concettuali, ecc.) utilizzabili per facilitare lo studio.

La prima volta che ce lo si ritrova tra le mani, il PDP risulta spesso un po’ ostico da comprendere. Ma non vi preoccupate: prima di firmarlo, per essere sicuri che siano stati disposti i provvedimenti giusti, potete farvi aiutare dal logopedista a decifrarlo.

Qui serve un aiuto!

La scuola non è l’unico luogo in cui è necessario un supporto. Se in classe, grazie al PDP, è possibile utilizzare gli strumenti compensativi, è a casa che potrebbero sorgere alcune difficoltà. Mamme e papà, aiutare un DSA nello studio, soprattutto nei primi tempi, può essere davvero snervante. Può essere utile rivolgersi a un/a esperto/a che possa seguire i vostri figli nello svolgimento dei compiti e aiutare anche voi nel capire come fare!

Per i bambini più piccoli possono servire delle sessioni di potenziamento con il logopedista, focalizzate sull’abilità in cui il bambino ha maggiori difficoltà. Per i ragazzi più grandi è utile un lavoro più mirato sulle strategie di studio. Può essere utile laiuto di tutor DSA, specializzati nellaffiancare lo studente durante i compiti e nello sviluppare tecniche di studio più adatte alle sue esigenze.

Questi supporti sono fondamentali per permettere alla ragazza o ragazzo di sviluppare metodi alternativi che permettano loro di eccellere.

Cambiare il punto di vista

Anche se il percorso scolastico di chi ha un DSA può essere più complesso, ricordate che i disturbi dellapprendimento possono rivelarsi una risorsa. Questo non solo perché chi li affronta sviluppa capacità di problem-solving alternative e una visione più flessibile delle cose, ma anche perché il cervello di un DSA lavora con processi diversi da quelli tradizionali. Non si tratta di un meno rispetto agli altri, ma di un alternativo, che permette di affrontare i problemi da angolazioni diverse, portando spesso a soluzioni creative che altre persone non avrebbero mai considerato.

Non ostacoli ma opportunità

Insomma, iniziamo a considerare i DSA non come ostacoli ma come opportunità per imparare a guardare e a considerare le situazioni da un’altra prospettiva. Serve solo trovare il supporto giusto e ogni persona con DSA potrà vivere un percorso scolastico soddisfacente e ricco di successi.

Quindi, vietato perdersi d’animo! Valorizziamo i punti di forza dei ragazzi e ragazze con DSA, diamo loro supporto e offriamogli le giuste tecniche: sapranno trovare il loro cammino, seguendo le proprie passioni e attitudini, senza limiti a ciò che potranno ottenere.

Di Angela Cagnetta

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