Educare è un compito arduo, ce ne siamo accorti in fretta, fatto di sfide piccole e grandi ogni giorno. Come trasformare un cucciolo di mammifero, tutto istinto ed egocentrismo, in una persona civile, informata sul mondo e sulla vita? Bisogna già essere esseri evoluti per poter far questo. E se ci guardiamo allo specchio spesso ci prende una punta di sconforto e temiamo di passare ai figli le nostre manchevolezze e difetti, mancando in pieno l’obiettivo educativo. Ma lo sconforto non è un buon punto di partenza. E prima di leggere tanti manuali del genitore perfetto, torniamo di nuovo davanti allo specchio per osservarci in modo oggettivo e capire come ci comportiamo e quali sono i modelli che i bambini ne traggono.
Rapporto con la comunità: insegniamo ai bambini a rispettare il prossimo mentre siamo i primi a urlare insulti in macchina, saltare le code, fare i furbetti?
Rapporto con il cibo: predichiamo un mondo nel piatto tutto fatto di carote e ravanelli, ma sparecchiata la pappina sana infilziamo il grissino in un tripudio di salumi e cioccolata?
Rapporto con il galateo: pretendiamo che stiano seduti composti, non alzino la voce o dicano parolacce quando siamo noi stessi a dimentircarcelo quasi quotidianamente?
Rapporto con televisione e tecnologia: perché demonizzare video, touch e giochini quando siamo i primi a intrattenerci con i gadget tech appena possibile?
Rapporto con la natura: insegnare ad amare il verde e il pianeta è più facile se non è troppo astratto. Portiamoli a fare passeggiate nei parchi e orientiamoci nella quotidianità verso il sostenibile.
Insomma, senza troppi patemi o angosce, senza colpevolizzarci in eccesso, ché non ce n’è bisogno, ricordiamoci i piccoli occhi indagatori puntati su di noi in ogni momento del giorno, pronti a copiarci perché, per un breve periodo di tempo della loro infanzia, ci ritengono semidei, la fonte privilegiata e unica del sapere e della virtù: godiamocela finché dura, ma cerchiamo di meritarcela!