Le mutilazioni genitali femminili sono un problema anche in Italia. In occasione della Giornata contro le FGM, ci si chiede se eradicare questa pratica entro il 2030 sia davvero possibile
Il 6 febbraio è la giornata dedicata a un tema piuttosto delicato, che mette a confronto cultura e salute: le mutilazioni genitali femminili, una pratica che lascia ferite profonde nel corpo e nella mente.
Il fenomeno coinvolge almeno 200 milioni di ragazze e bambine in 30 Paesi, nonostante nella maggior parte di questi esistano leggi che le condannano.
#endFGM, la campagna
Tra gli obiettivi delle Nazioni Unite c’è quella di mettere fine del tutto alle mutilazioni genitali entro il 2030. Ma in che modo? I divieti non hanno ovviamente l’efficacia sperata. Il cambiamento culturale deve partire dal basso, con azioni in grado di sensibilizzare sui rischi e diffondere consapevolezza tra i giovani.
Cambiare la percezione nelle persone verso la mutilazione e destrutturare le convenzioni sociali che legittimano questa pratica sono le uniche strade percorribili. Proprio per sensibilizzare e mobilitare il maggior numero di persone possibile, è nata la campagna endFGM, che ha come simbolo un soffione viola, espressione del desiderio di libertà. Si può aderire alla mobilitazione online attraverso l’hashtag #endFGM.
La situazione in Italia
Secondo i risultati emersi dal progetto AFTER – sostenuto da ActionAid – rivolto alle comunità migranti residenti in Europa, in Italia le donne con MGF sono 61.000 e 80.000.
Il problema colpisce quindi anche bambine e giovani donne che vivono nel nostro territorio; generalmente vengono sottoposte alla pratica quando tornano nel loro Paese di origine per visitare i parenti.
Per combatterle indispensabile coinvolgere le comunità migranti, nonostante sia ancora un tema difficile da affrontare e considerato un tabù. Il progetto AFTER, co-finanziato dall’Unione Europea e implementato in cinque Paesi UE (Belgio, Irlanda, Italia, Spagna e Svezia) realizza percorsi di empowerment per le donne e di informazione ed educazione per le loro comunità, uomini inclusi.