Dalla scelta dei campi estivi alle prime vacanze da soli passando per la riscoperta della lettura (lontani dallo smartphone): i consigli della pedagogista Paola Cosolo Marangon per organizzare al meglio l’estate coi bambini
Estate, tempo di spazi aperti, libertà e nuove scoperte. Le lunghe vacanze scolastiche rappresentano per bambini e ragazzi un momento unico dell’anno per sperimentare tempi più lenti, riposare e fare nuove amicizie. Per mettersi alla prova in attività mai provate prima, stare all’aria aperta e costruire ricordi che, spesso, rimangono tra i più belli della vita. Eppure, proprio perché molto lunga e con ritmi ben diversi da quelli del resto dell’anno, l’estate mette spesso alla prova i genitori dal punto di vista organizzativo.
Dalla scelta dei campi estivi alle prime vacanze senza i genitori, con Paola Cosolo Marangon, pedagogista e consulente educativa, membro dello staff del CPP – Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione del conflitti – una serie di consigli pratici per gestire al meglio la lunga estate appena iniziata.
Campo estivo, quale scegliere?
Per la maggior parte dei bambini estate significa oggi soprattutto: campo estivo. Soprattutto nelle grandi città, l’offerta è molto ampia e destreggiarsi tra le diverse proposte può non essere semplice. “Dobbiamo ricordarci che l’estate è un tempo di attività, ma anche di riposo. La cosa da fare – suggerisce Paola Cosolo Marangon – è prendere in anticipo informazioni e scegliere tenendo in considerazione come prima cosa l’età del bambino e il suo temperamento.
Ad esempio, nella fascia 3-6 anni i bambini hanno ancora bisogno di riposare il pomeriggio. Tra un centro estivo che propone il sonnellino pomeridiano e uno che, invece, tiene i bambini impegnati tutto il giorno, meglio il primo. L’altro criterio di scelta ha a che fare con le attività proposte. “È consigliabile informarsi bene su come la giornata viene scandita.
In un’epoca nella quale anche la scuola li ha quasi totalmente eliminati in estate sono da preferire creatività e attivazioni che riconnettano con il corpo”. Perfetti, dunque, laboratori di pittura e ceramica, cucito e falegnameria, ginnastica dolce o yoga bimbi che “rappresentano la migliore alternativa alla passività quotidiana dei videoschermi”.
Sì al campo estivo anche per i preadolescenti
E per i più grandi? “I preadolescenti sono quelli che fanno più fatica ad aderire ai centri estivi quando invece quella è proprio l’età nella quale sono più utili per evitare il rischio ‘parcheggio’ davanti allo smartphone, per dare spazio alla creatività e fare movimento visto che durante l’anno i ragazzi ne fanno sempre meno a causa sia del carico scolastico che dell’invasione degli schermi”. Dopo i 9/10 anni – se il bambino è curioso, autonomo nel mangiare e nel prendersi cura di sé e abituato a dormire fuori casa senza mamma e papà, via libera anche alle prime vacanze – di studio o nella natura – senza in genitori.
Famiglie separate, gli errori da non fare
Terminato il centro estivo, quando arriva il momento della vacanza in famiglia, ci sono casi nei quali l’organizzazione può risultare più faticosa di altri, ad esempio quando i genitori sono separati. “Uno degli errori principali che vedo compiere – racconta Cosolo Marangon – è quello di ‘rimettere insieme le cose’ durante le ferie passando le vacanze tutti insieme. Un comportamento che può alimentare il desiderio dei bambini di riunire la famiglia provocando però sofferenza”. Anche le vacanze con eventuali nuovi compagni dei genitori richiedono qualche accortezza: “Andrebbero proposte solamente una volta consolidatosi il rapporto con il nuovo partner e, soprattutto, dopo aver introdotto la persona nella vita dei bambini un po’ alla volta, nel corso dell’anno”.
Nessun vincolo, invece, alle vacanze coi rispetti nonni – che rimangono tali anche dopo la separazione – “lì dove se ne ha la volontà e, soprattutto, tra genitori e nonni ci sia un rapporto impostato su propositività e accoglienza”.
Nonni, attenzione allo smartphone
D’altra parte, proprio con i nonni i bambini passano spesso gran parte delle vacanze estive come molto del tempo libero durante il resto dell’anno. “Che sia estate o inverno – sottolinea la pedagogista – quando sono loro a occuparsi dei bambini, è importante che i nonni conoscano l’intenzione educativa dei genitori. In estate, poi, a causa del caldo, può essere più faticoso per loro occuparsi dei bambini.
In questo caso, meglio pensare a una figura di supporto. Una criticità che osservo – evidenzia ancora – è quella legata agli schermi: i nonni spesso ne abusano con i bambini in buona fede, senza però essere consapevoli dei rischi collegati”. Come evitare dunque che nonni e nipoti trascorrano insieme troppo tempo davanti a tv e tablet? “Suggeriamo loro, per esempio, di cucinare coi bambini, di costruire qualcosa, fare la maglia o le parole crociate insieme: recuperare le cose che i nonni sanno fare e insegnarle ai più giovani è una cosa molto bella per entrambi e rafforza il legame”.
Meno device, più bookcrossing
A proposito di schermi, quale momento migliore dell’anno dell’estate per lasciarli spenti? “Senza neanche più l’alibi della scuola e dei compiti sulle diverse piattaforme – consiglia la consulente educativa – approfittiamo di questi mesi per ridurre l’uso dei device, impostare filtri e regole per il loro utilizzo e proporre il più possibile ai bambini attività all’aria aperta: al parco, in spiaggia, nei boschi, ma anche nelle ludoteche e in biblioteca, luogo di socializzazione e di incontro con un mondo, quello dei libri”.
Proprio come accade a noi adulti, le vacanze sono l’ideale per perdersi tra pagine di carta e storie, riattivando quel pensiero magico e creativo tipico dei bambini che la fantasia “preconfezionata” del digitale sta un po’ alla volta spegnendo. Un’attività consigliata? “Il bookcrossing, tra amici, compagni di classe, vicini da casa: ai bambini piace sempre molto e li riavvicina all’oggetto libro”.
Alla scoperta della libertà
In estate si ha l’impressione che i bambini crescano più “in fretta”. È in vacanza che, spesso, imparano a fare cose nuove, dal farsi la doccia da soli all’allacciarsi le scarpe fino alle piccole esplorazioni o ai giochi con gli amichetti senza l’occhio vigile degli adulti.
Fino a che punto concedere loro spazio e libertà? “La volontà di movimento autonomo dei bambini andrebbe sempre favorita – spiega la pedagogista –. Quello che conta è che l’adulto faccia da ‘regista’, che conosca lo spazio nel quale si muovono attivando, se serve, il controllo sociale da parte degli altri adulti. Si può cominciare con piccole cose, come mandarli a comprare il giornale o lasciarli da soli a giocare sotto l’ombrellone con gli amici: una conquista che andrebbe poi mantenuta anche quando si torna a casa perché ricordiamoci – conclude la consulente educativa – che dei bambini ci si può sempre fidare”.
Fai della natura la tua maestra. La relazione bambino-natura per crescere fuori e crescere dentro, di Paola Cosolo Marangon, Edizioni EricksonLIVE