Il fast fashion è divertente, ma bisogna considerare che lascia dietro di sé tonnellate di rifiuti tessili e pesanti danni ambientali
Avete ricevuto abbastanza regali quest’anno? Tantissimi probabilmente saranno di abbigliamento: maglioni, sciarpe, jeans, calzini natalizi, mutandine di Capodanno, guanti e berretti. Molti di questi prodotti arrivano “fast fashion”, letteralmente “moda veloce”, una moda che tende a sfiorire in brevissimo tempo. I capi di abbigliamento acquistati nell’arco di pochi mesi passano di moda e devono essere sostituiti da nuovi capi che tengono conto dei gusti del momento.
Il fast fashion è divertente, ma bisogna considerare che lascia dietro di sé tonnellate di rifiuti tessili e pesanti danni ambientali. La continua sostituzione dei capi di abbigliamento genera un’enorme mole di rifiuti che non sono facilmente riciclabili e che spesso devono essere destinati alla discarica o, nel migliore dei casi, all’incenerimento.
Si tratta di rifiuti tessili che difficilmente possono essere riutilizzati perché progettati e prodotti per durare poco tempo. Difficilmente si prestano a essere donati e riciclati: considerando la breve vita del capo, la produzione deve essere a basso costo, le materie prime devono essere di bassa qualità e i processi di produzione dislocati in Paesi dove la manodopera costa poco e le leggi ambientali o quelle sulla sicurezza sono pressoché inesistenti. Questo significa, in aggiunta, che questi capi di abbigliamento devono viaggiare per migliaia e migliaia di chilometri per arrivare all’interno delle boutique di tutto il mondo.
Insomma: questo fast fashion, se vogliamo definirlo meglio, non può che chiamarsi “una piaga ambientale e sociale”. Cosa possiamo fare per limitare, almeno in parte, i danni legati alle mode effimere? Prima di tutto orientare i nostri consumi su capi di abbigliamento durevoli. I costi sono più elevati, ma l’investimento è compensato dal fatto che la giacca, il berretto o i pantaloni dureranno più di una stagione.
In secondo luogo, meglio scegliere prodotti di marchi che dichiarano di produrre secondo un’etica equa, solidale e a basso impatto ambientale. In questo modo possiamo essere sicuri che i capi di abbigliamento siano prodotti nel rispetto dei lavoratori e dell’ambiente.
di Danilo Gasca, Divulgatore scientifico