A Berry Bees il premio come Miglior Serie Kids dell’anno ai Diversity Media Awards 2020.
Azione, avventura e segreti: questi sono i tre ingredienti che rendono Berry Bees una serie (52 episodi di 12’) amatissima da ragazzi e ragazze. La serie, in onda su Rai Gulp, vede tre eroine protagoniste curiose e non stereotipate. Ecco il motivo per cui ha vinto il premio come Miglior Serie Kids dell’anno ai Diversity Media Awards 2020.
Gli Oscar dell’inclusione
I Diversity Media Awards sono gli Oscar dell’inclusione, che premiano video, cartoni e serie che si distinguono per la rappresentazione inclusiva di genere e identità di genere, orientamento sessuale e affettivo, etnia, età e generazioni, disabilità. Niente stereotipi che caratterizzavano i cartoni di qualche tempo fa. Niente principi che salvano le principesse o bambine costrette ai lavori di casa. Oggi i cartoni premiati sono quelli che valorizzano le identità uniche e speciali, qualsiasi esse siano.
Le protagoniste di Berry Bees
Le tre protagoniste di Berry Bees conducono un quotidiano apparentemente normale, sempre pronte ad entrare in azione per salvare il mondo per conto della B.I.A (Bee Intelligence Agency), un’agenzia segreta che le ha scelte per le missioni in cui gli agenti adulti non possono intervenire. Speciali e incredibili, eppure diversissime tra loro: Bobby è esperta di tecnologia, Lola contorsionista e acrobata, e Juliette, attrice e mentalista. Valorizzando la genialità dei più piccoli, rimarcando che per risolvere i problemi non è necessario essere adulti. Così le tre ragazzine vincono sempre sul male.
La vittoria contro gli stereotipi
La serie ha ricevuto il premio per due motivi: perché molto amata dal pubblico, ma anche e soprattutto per come si relazione al femminile e allo stereotipo di genere. Il premio viene assegnato in base ad una ponderazione tra i voti espressi dal pubblico (tramite il voto online) e il parere della commissione di Diversity. Berry Bees è risultata la serie kids più amata dal pubblico, apprezzata anche dalla commissione “perché con le sue tre eroine protagoniste non stereotipate affronta i temi dell’empowerment femminile e dell’etnia in modo originale e altamente innovativo, rendendola un prodotto unico nel mercato italiano”.
Grande la soddisfazione di chi ha lavorato alla serie. “L’obiettivo che avevamo in mente sin dall’inizio di questa produzione – commenta Caterina Vacchi, Head of Production and Distribution Department e Executive Producer di Atlantyca- era creare una serie priva di ogni stereotipo di genere e che rappresentasse tutti i bambini del mondo. Abbiamo lavorato duramente per sviluppare personaggi veri, a tutto tondo e che rappresentassero tutte le culture. Una serie in cui le storie facessero da padrone e dove fosse il genere della serie (lo spionaggio), non il genere delle protagoniste, a definire il nostro target, una serie inclusiva in tutti i sensi”.