Ogni estate l’incubo del caldo si avvicina. E con il caldo l’afa. Fino a qualche anno fa l’estate torrida era una vera maledizione. Ma ora non più. La scienza e la tecnologia, attente ai bisogni dell’umanità, ci hanno portato l’ultimo ritrovato capace di sconfiggere l’afa e il senso di oppressione della calura estiva: il condizionatore! Una decina d’anni fa i condizionatori erano un lusso o quasi e, almeno in una buona fetta d’Italia, si trovavano solo negli uffici delle grandi multinazionali o nei telefilm d’importazione. Oggi una casa non è completa senza il suo condizionatore e in molti nuovi stabili l’impianto di condizionamento (o, meglio, di climatizzazione) è parte delle dotazioni come i sanitari e l’impianto elettrico. La prima conseguenza macroscopica di questo uso (a volte smodato) di climatizzatori sono gli allarmi per il forte consumo di elettricità, che peraltro si ripercuotono sulle bollette elettriche. Ma come fanno a produrre aria fredda? Innanzi tutto, commercialmente il climatizzatore si distingue dal condizionatore per la sua capacità di eliminare dall’ambiente l’umidità (ovvero il vapore d’acqua) presente nell’aria. Tutte queste macchine (come il frigorifero, che funziona sull’identico principio) sono dette in termodinamica “pompe di calore”. Funzionano secondo il principio per cui un fluido si riscalda quando viene compresso e si raffredda quando viene espanso. Questa caratteristica è propria di tutte le sostanze esistenti in natura, anche se ovviamente in misura diversa. All’atto pratico il fluido refrigerante viene compresso, si riscalda, passa a un radiatore (il modulo esterno dei condizionatori o “split”) dove viene raffreddato, quindi è inviato all’interno, dove attraverso una valvola apposita viene fatto espandere in un ulteriore radiatore. Un ventilatore invia l’aria contro quest’ultimo e l’aria esce dall’apparecchio fresca e gradevole. Tutto qui? No, naturalmente. Innanzitutto la salute: secondo gli “esperti” l’impianto di condizionamento (o climatizzazione) non dovrebbe mai produrre troppo freddo. La temperatura ideale per sentirsi a proprio agio e non rischiare mal di gola o raffreddori (specie ai bambini) è al massimo di quattro o cinque gradi al di sotto di quella esterna (meglio tre, non si sa mai). Piuttosto è bene agire sul tasso di umidità dell’aria, quello da cui dipende la famosa “afa” che tanto disturba i nostri sonni. Il vapor d’acqua, infatti, come tutti i gas, può venire condensato agendo su temperatura (abbassandola) e pressione (innalzandola): proprio in questo modo i “climatizzatori” riescono ad abbassare il tasso di umidità dell’aria, restituendoci acqua distillata (buona per i ferri da stiro) e un’atmosfera più respirabile senza bisogno di congelare. Una buona norma infine è tenere chiuse ermeticamente finestre e porte degli ambienti condizionati o climatizzati. Come dicevamo si tratta di pompe di calore, che prelevano il calore da un luogo per inviarlo in un altro. Già col normale funzionamento queste macchine contribuiscono al riscaldamento globale (pompano calore da un luogo all’altro consumando energia e quindi producendo altro calore). Cerchiamo almeno di aumentarne l’efficienza non permettendo al calore di rientrare dall’esterno all’interno. D’altra parte è noto che è molto semplice riscaldare una stanza chiusa con un frigorifero: basta lasciarlo con la porta aperta.
[Ugo Finardi – Chimico, ricercatore CNR]