GenderLens è un progetto nato in Italia con l’obiettivo di fornire supporto e fare informazione sulla varianza di genere nell’infanzia, e si rivolge innanzitutto ai genitori e agli educatori delle scuole.
Una cosa ho capito da quando sono diventata madre: bisogna azzerare tutti i preconcetti, le sicurezze che credevamo di avere e le soluzioni o risposte preconfezionate. Impariamo ad imparare, senza paura di non sapere. Sull’identità di genere nei bambini e nelle bambine? Io non ne sapevo praticamente niente.
GenderLens: il progetto
GenderLens è un meraviglioso progetto nato in Italia nel 2018 dalla volontà di Camilla (autrice del libro “Mio figlio in rosa”) e Michela. Questo progetto vuole essere d’aiuto a quelle persone -genitori o professionisti- vicine a un bambino o una bambina gender variant. Tutte le iniziative virtuali o sul territorio vogliono formare e informare, fornire chiarimenti su concetti chiave che hanno a che vedere con l’identità di genere e la sua espressione. Oggi su questi temi c’è ancora moltissima confusione, a partire dalle parole da usare. Nonostante la grande attualità della questione.
Consigli su come accompagnare nel riconoscimento
GenderLens nasce per fornire suggerimenti su come comportarsi nell’interesse del/la minore e consigli pensati a partire dalla letteratura scientifica internazionale sulla varianza di genere nell’infanzia. Tutti i contenuti divulgati inoltre tengono conto dell’esperienza delle persone direttamente coinvolte, come i genitori e i professionisti della salute e dell’educazione. “È importante ricordare che ogni bambino/a vive la propria identità di genere e la esprime in modo peculiare -si legge sul sito di GenderLens-, secondo il proprio sentire, diverso da quello di qualsiasi altra persona. Parlare quindi di varianza di genere può includere molte esperienze differenti, ognuna delle quali è legittima per il semplice fatto di essere vissuta. In questo progetto si cerca di utilizzare un linguaggio rispettoso, inclusivo e non patologizzante”.
Bambin* transgender o gender variant
A volte i bambini e le bambine possono manifestare una espressione di genere inaspettata rispetto alle norme sociali. A volte possono non riconoscersi nel genere assegnato alla nascita. In Italia questa realtà (si parla di bambin* transgender o gender variant) è sconosciuta o quasi. Così come lo sono le esigenze che ne emergono. I bambini e le bambine gender variant non si sentono a loro agio con il genere assegnato alla nascita sulla base dei genitali e già nella primissima infanzia possono manifestare atteggiamenti socialmente ritenuti più consoni a un genere piuttosto che a un altro. Qualche esempio? Maschi che giocano con le bambole o che adorano il rosa e femmine che amano il calcio. Questi sono segnali da cogliere, senza dimenticare che, essendo il genere non binario, ogni bambino può sentirsi a suo agio in situazioni che la società erroneamente reputa nettamente maschile o femminile. Se in alcuni casi si tratta di esprimere in modo onesto una preferenza di gusto, altre volte invece la questione è un po’ più complessa. Riguarda appunto l’identità di genere.
Sostegno in famiglia e a scuola
I professionisti che lavorano nell’ambito dell’educazione, della salute e dei servizi sociali spesso non hanno informazioni su questi temi. “Molte volte, venendo in contatto con espressioni di genere “atipiche”, non sanno come comportarsi. Pensano di agire correttamente quando invece sminuiscono, ignorano o addirittura contrastano questi comportamenti”. Studi scientifici internazionali hanno dimostrato che l’approccio migliore in questi casi è quello che garantisce uno spazio dove chiunque possa essere sé stesso, libero da stereotipi e pregiudizi che possono far sentire inadatti, non accettati, diversi. “La famiglia e la scuola sono i principali ambiti in cui si richiede un intervento di affermazione e sostegno della varianza di genere. Non farlo comporta un malessere che si potrebbe tradurre in ansia, isolamento e abbandono scolastico. Gli adulti hanno tutti il compito, non facile ma stimolante, di accompagnare i bambini e le bambine in modo positivo e rassicurante”.
Cosa serve per accogliere
Il lavoro da fare perché davvero ogni individuo possa sentirsi fin dalla prima infanzia libero di essere va due direzioni. Da una parte è necessario sostenere le famiglie che vivono questa nuova fase di conoscenza affinché si sentano meno sole e giudicate. Dall’altra occorre attuare tutta una serie di accorgimenti (utilizzo bagni, spogliatoi, uniforme, etc.) affinché gli spazi istituzionali come le scuole, le società sportive, i centri di sostegno, possano diventare degli spazi protetti, sicuri e accoglienti per tutte e tutti. La formazione e l’informazione sono alla base di un nuovo approcio inclusivo. Nei workshop proposti da GenderLens generalmente si affiancano gli elementi teorici e la terminologia basica necessari per comprendere l’esperienza della varianza di genere nell’infanzia con testimonianze dirette, video, immagini di famiglie di bambin* gender variant in Italia e Spagna. Questo è indispensabile per comprendere quali sono i problemi percepiti e alcune soluzioni possibili.
Cosa è stato fatto e i prossimi passi
GenderLens propone una serie di moduli di formazione che possono essere adattati ai diversi livelli di scuola e a vari contesti. Per ora si sono mossi i primi passi, ma tantissimo è ancora da fare. “Per quanto riguarda le scuole -spiega Michela- l’anno scorso abbiamo presentato il progetto in Università a Venezia (Facoltà di Sociologia), Firenze e Siena, Campus di Arezzo (Scienze della Formazione) e naturalmente a Valencia e Barcelona”, dove in parte è nato il progetto. “Presto saremo in una scuola a Torino e siamo in contatto con gli Atenei di Perugia, Bari, Firenze, Venezia e Verona per presentarci agli studenti universitari. Per quanto riguarda le famiglie, recentemente abbiamo strutturato una serie di incontri on line con genitori di bambin* gender variant, con l’obiettivo di creare uno spazio di confronto e di sostegno per le famiglie”. Gli incontri durano circa due ore e i genitori sono accompagnati da Michela, Camilla e Francesca (un/a counselor di origini italiane che vive a Toronto, specializzata sul tema della varianza di genere nell’adolescenza). Oltre alle attività rivolte al pubblico, ovviamente continua la fase di ricerca e analisi a cui GenderLens partecipa attivamente sulle piattaforme internazionali.