Generazione 2.0: cosa vogliono le mamme?

da | 11 Mag, 2024 | Lifestyle, mamma, Soldi e Diritti

Come stanno e cosa vogliono le mamme negli anni venti del 2000?

Mentre giornali e tv raccontano settimanalmente la scelta, assolutamente legittima, di donne famose che scelgono di non avere figli o rimandano la genitorialità, sono pochi i media che danno spazio ai reali bisogni delle donne che da poco, o da qualche anno, sono diventate madri.

Di maternità si parla preferibilmente in tono di allarme: le 393 mila nascite del 2022 sono molto inferiori rispetto all’anno precedente. Il numero delle neomamme italiane si riduce perché anche la popolazione è in calo, il saldo migratorio non compensa e il numero di figli pro capite resta più basso rispetto ai vicini europei. Questi dati sono un problema, perché il nostro sistema sociale ed economico è pensato per un equilibrio tra giovani e vecchi: se l’equilibrio non c’è il paese, come un corpo che vacilla, non si regge in piedi.

Fare figli è una libertà conquistata con il tempo e che va rispettata, ma oggi in molti casi non appare più come libertà: il progetto di genitorialità è rimandato a causa di incertezze e precarietà lavorativa, le opportunità per le donne svaniscono nel momento in cui si mette su famiglia e i servizi di welfare non accennano a migliorare.

In equilibrio precario tra lavoro e cura

Maternità è sinonimo di precarietà e difficoltà nel bilanciare la vita lavorativa e quella familiare: è quanto emerge dall’ultimo rapporto di Save the Children “Le equilibriste” sulla situazione della maternità in Italia, alla ricerca costante di un equilibrio, appunto, tra vita professionale e cura dei figli.

I dati in arrivo non promettono nulla di meglio rispetto all’anno scorso. 

C’è una nuova espressione che ben esprime la situazione: “motherhood penalty”, ovvero la penalizzazione che la maternità provoca a livello lavorativo, sociale, ideologico e con conseguenze anche sulla retribuzione.

C’è chi rinuncia al lavoro, chi dimezza il proprio salario con un part time, chi rinuncia a formazione e aggiornamento, e chi, non potendo rinunciare al lavoro fino all’ultimo momento – come nel caso delle freelance – si ritrova con il pc in mano fino all’arrivo in sala parto.

Eppure, se pensiamo alle competenze acquisite, c’è una cosa che mette d’accordo tutte le mamme: la maternità dovrebbe essere un valore aggiunto quando cerchi lavoro.

Più cura paterna, ma quanti impegni!

Rispetto a qualche decennio fa, sono tante le mamme di oggi che posso finalmente contare su una condivisione – anche se non sempre e veramente equa – dei compiti con i papà. Finalmente ci si è resi conto che il papà può essere intercambiabile con la mamma: può far addormentare i bambini, cucinare, andare alla riunione a scuola.

Questo permette alle mamme non solo di lavorare fuori casa e provare a realizzarsi dal punto di vista professionale ma anche, perché no, concedersi l’uscita con le amiche, l’attività sportiva, anche hobby e passioni.

Dov’è il problema dunque? Nel fatto che ancora troppo spesso l‘organizzazione familiare si regge sul famoso e devastante “carico mentale” delle mamme. Aumentano le attività dei genitori ma anche quelle delle figli: dal basket alla piscina, dal pigiama party alla scelta del campo estivo.

Nelle città si fa ancora troppa poca rete tra i genitori: basta fermarsi davanti a una scuola per rendersi conto che ogni bambino viene accolto da un adulto per capire che ci si supporta troppo poco a vicenda. 

Alla fatica fisica si accompagna la privazione di energie mentali ed emotive, causata dall’organizzazione e dalla corsa continua dietro le esigenze di tutti.

Come si sentono le mamme 

Da una ricerca realizzata da IPSOS, il 57% delle mamme intervistate dichiara di sentirsi molto stanca e il 47% sovraccaricata. Quasi tutte vorrebbero dei compagni più pro-attivi, ovvero vorrebbero essere dispensate dal dire loro che cosa devono fare. 

Tra le sfide più critiche per entrambi i genitori c’è la continua negoziazione con i figli, che pare essere uno dei compiti più stancanti. 

In generale, quasi il 70% delle madri sente su di sé il peso della responsabilità dei figli e del rapporto di coppia rispetto al partner: fa fatica a seguire gli impegni dei figli, sente la difficoltà di gestire gli impegni familiari e lamenta di non avere abbastanza tempo da dedicare al compagno/marito, alle amicizie e a se stessa.

Il quadro che emerge è quello di wonder mamme, donne negoziatrici e decisioniste, ma anche tanto affaticate e autocritiche.

Cosa vogliono le mamme

Fare figli vuol dire fare delle rinunce, ma queste dovrebbe essere divise tra entrambi i genitori e allora il carico potrebbe essere più leggero.

Un buon punto di partenza potrebbe essere l’investimento in congedo di paternità obbligatorio, In Italia ancora ridicolo rispetto a paesi europei come la Spagna o la Francia, in cui è rispettivamente di 16 settimane e di 28 giorni.

In caso di bisogno, le mamme italiane dichiarano di poter contare sull’appoggio di parenti o amici, ma lamentano una scarsa tutela da parte delle istituzioni e delle associazioni. 

Uno sforzo in più nell’investimento sul welfare sociale permetterebbe ai genitori di non dover forzatamente scegliere tra figli e lavoro e di sentirsi supportati anche nei momenti più complessi, non solo nei primi mesi di vita, ma anche durante l’adolescenza, un altro momento duro e delicato per tutta la famiglia. 

Dal punto di vista economico, incentivi per i datori di lavoro che assumono mamme e sussidi per aiutare la famiglia dovrebbero essere considerati un investimento necessario per il benessere delle future generazioni.

Infine, ci sentiamo di dire, le mamme di oggi hanno bisogno di più tempo lento e relax. Oggi, invece, tutto corre in fretta e resta poco spazio per esprimersi, parlare, ascoltare. E forse, le mamme hanno bisogno proprio di questo. 

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