Genitori separati? I consigli della pedagogista su spazi, tempi e organizzazione familiare, per affrontare il cambiamento insieme ai bambini con serenità e consapevolezza
Dai week-end alternati alle vacanze, passando per le decisioni che riguardano la scuola e il tempo libero: se i genitori sono separati, riuscire a garantire a bambini e ragazzi serenità e protezione può passare anche da una buona – e condivisa – organizzazione delle questioni più strettamente pratiche, che hanno a che fare con la vita di tutti i giorni.
Ma come gestire al meglio questa organizzazione? A quali “regole” attenersi? E, soprattutto, come evitare che il conflitto della coppia si riversi sui figli? Ne abbiamo parlato nelle scorse settimane, in diretta sul nostro profilo Instagram, con Vanja Paltrinieri, pedagogista, formatrice e counselor del CPPP – Centro Psico-Pedagogico per l’Educazione e la Gestione dei Conflitti. Insieme a lei abbiamo elaborato questa “mappa”, utile a orientarsi nei momenti in cui la strada della genitorialità sembra farsi complicata e un po’ in salita come quando ci si separa.
Prima regola: organizzazione
Una buona educazione passa attraverso una chiara organizzazione familiare ed educativa, che non deve venir meno in caso di separazione. Anzi, proprio l’avere una routine ben definita è ciò che permette a bambini e ragazzi di trovare sicurezza, aiutando a contenere anche eventuali preoccupazioni che possono comparire in caso di separazione dei genitori. Per questo, è fondamentale che le abitudini dei bambini siano mantenute e che possano continuare a svolgere tutte le loro attività come prima, sia con la mamma che con il papà: questo li fa sentirsi al sicuro, con la percezione che qualcosa sta cambiando, ma all’interno di un contesto definito e conosciuto.
Prima decidere, poi comunicare
È importante che tutte le scelte che riguardano la nuova organizzazione familiare siano prese dai genitori, senza coinvolgere i bambini o chiedere il loro parere: saranno mamma e papà, una volta presa la decisione di separarsi, a comunicare loro quali saranno i nuovi spazi e tempi della famiglia, che devono tenere conto dell’età dei figli. Sarebbe meglio non arrivare alla comunicazione con le idee troppo confuse su cosa avverrà: ricordiamoci che, quello dei bambini, è un pensiero molto concreto.
Difficilmente i più piccoli riusciranno a fare propria, per esempio, l’idea di una casa nuova nella quale andranno a vivere o nella quale si trasferirà uno dei due genitori senza vederla. Meglio, allora, parlare con i figli della separazione quando già i nuovi spazi sono definiti in modo che il bambino possa visitarli e poi personalizzarli insieme al genitore con il quale li vivrà.
A ognuno i propri spazi e tempi
La nuova organizzazione deve tenere conto che ci siano un tempo per la mamma e uno per il papà. Se la separazione avviene nel primo anno di vita, quello con la mamma sarà un tempo inizialmente predominante, più cresceranno, maggiore sarà il tempo da trascorrere anche con il papà fino ad arrivare, indicativamente dopo i tre anni, a una condivisione anche del 50%. La cosa importante è evitare, nei vari passaggi, l’effetto “pacchetto”, cioè che il bambino si senta “spostato” da una parte all’altra. Una buona pratica può essere quella di usare l’uscita da scuola come momento di passaggio da mamma a papà o viceversa.
Per quanto riguarda gli spazi, è fondamentale che in entrambe le case dei genitori il bambino ne abbia uno a lui dedicato nel quale portare i propri giocattoli e vestiti. Nel caso dei più piccoli, possono aiutare i cosiddetti “oggetti transizionali”, che i bambini tendono a portare sempre con loro: una sorta di “coperta di Linus” che facilitano il passaggio da uno spazio fisico, e affettivo, all’altro.
Come affrontare le difficoltà dei bambini
La separazione è un momento di rottura difronte al quale è normale che i bambini provino emozioni ed esprimano pensieri e difficoltà, che vanno accolti e ascoltati molto attentamente, con la consapevolezza, tuttavia, che non sempre sarà possibile soddisfare i loro desideri e aspettative.
Nel caso dei bambini più grandi, potrebbero verificarsi un calo del rendimento scolastico, un peggioramento dell’attenzione o difficoltà a stare fermi: tutti segnali del momento di inquietudine che si sta vivendo. I più piccoli possono manifestare qualche regressione, come il fare la pipì a letto di notte, o avere scatti di rabbia. Sono tutte manifestazioni che vanno prese seriamente e con la giusta attenzione, monitorandone frequenza e durata, in modo da valutare, se dovessero protrarsi, l’opportunità di un intervento di tipo educativo che aiuti i bambini a superare il momento di difficoltà. Molto spesso, tuttavia, una volta che i bambini stabilizzano il proprio pensiero rispetto alla nuova situazione e hanno la possibilità di constatare che le proprie routine e abitudini sono mantenute, queste problematiche tendono naturalmente a rientrare.
Imparare a distinguere i ruoli
Di fronte alle domande dei bambini su quanto sta succedendo, meglio non entrare nelle motivazioni specifiche della separazione, come si farebbe tra adulti, quanto piuttosto trovare un modo per spiegare la situazione con parole e concetti concreti che loro siano in grado di capire, in base all’età, e rassicurarli sul fatto che mamma e papà saranno sempre presenti.
È importante, poi, non sminuire mai davanti ai bambini l’altro genitore ricordandosi che si sta parlando del genitore del proprio figlio e non dell’ex compagno o compagna. Anche se può essere molto faticoso, soprattutto nei primi tempi, l’adulto deve imparare a distinguere i diversi livelli e qual è il proprio nuovo ruolo, ovvero quello genitoriale, che rimane sempre. Con la separazione finisce, infatti, il tempo della coppia, ma non quello dell’essere genitore.
Chiedere un supporto
Avvalersi, all’inizio di una separazione, dell’aiuto di un pedagogista o di un parent counselor può essere molto utile, anche quando la separazione non è conflittuale, per capire insieme come organizzarsi nel modo più adatto in base all’età dei bambini o dei ragazzi. Confrontarsi con una persona terza, inoltre, aiuta a spostare il focus dall’emotività perché riporta ogni decisione a elementi oggettivi, che non riguardano le dinamiche di coppia, ma i bambini e il loro sviluppo.
Anche col passare del tempo, se su particolari questioni non si riesce a trovare un accordo condiviso, un esperto può aiutare a superare l’impasse indirizzando la scelta dei genitori verso criteri di tipo puramente educativo, che aiutano a prendere la decisione migliore in base all’età del bambino.
Un aiuto tanto più prezioso in presenza di particolari patologie o fragilità dei figli per contenere e affrontare le difficoltà che questi bambini, posti di fronte a un cambiamento importante come è la separazione dei genitori, possono vivere in maniera molto intensa.
La coesione educativa
Le regole, i sì e i no dell’educazione devono continuare a essere condivisi tra i genitori: anche se ci si separa è importante mantenere la coesione educativa. Davanti alle richieste di bambini e ragazzi, dunque, mai prendere decisioni avventate, ma confrontarsi sempre con l’altro genitore prima di dare una qualsiasi risposta. È questa coesione di intenti e comportamenti, necessaria sempre, che permette ai figli di avere a disposizione uno spazio di libertà nel quale muoversi in sicurezza.
Quando la famiglia si allarga
Di fronte all’arrivo di nuovi compagni e compagne dei genitori, la cosa importante è tutelare la stabilità: meglio presentare i nuovi compagni – con i relativi figli, se presenti – quando si ha una certo sicurezza rispetto alla stabilità della relazione. Le nuove figure non vanno, poi, introdotte come alternative all’altro genitore, ma come nuovi compagni di vita dei genitori – cosa che può comportare opposizione soprattutto nella preadolescenza per la difficoltà dei ragazzi a riconoscere il bisogno di una dimensione di coppia dei propri genitori.
Buone regole sono, poi, quelle di non imporre mai la presenza dei nuovi compagni, di rispettare i tempi di bambini e ragazzi e di andare per gradi. Soprattutto, mai chiedere il “benestare” ai figli a nuove relazioni o convivenze: non sono i figli a dover decidere per noi, spetta agli adulti farlo e gestire di conseguenza la situazione.
Nonni, zii&co
Sempre in un’ottica di stabilità, i bambini devono continuare a frequentare nonni, zii, cugini, come prima della separazione dei genitori – con l’accortezza, valida per tutti gli adulti coinvolti, di non denigrare mai l’altro genitore davanti ai più piccoli.
Nei momenti di festa, poi, che sono eccezionali e nel quale bambino è contento che tutti siano presenti – dai compleanni agli eventuali sacramenti religiosi fino alle feste della scuola – via libera alla presenza della famiglia allargata. Meglio evitare, invece, situazioni costruite ad hoc per provare a rimettere insieme la coppia separata.
Il genitore perfetto? Non esiste
Come in ogni situazione che ha a che fare con la crescita dei figli, anche quando ci si separa è bene ricordarsi che il genitore perfetto non esiste. Tutte le indicazioni descritte qui sopra, così come il ricorso alla consulenza di una pedagogista, sono importanti, ma vanno inseriti in un quadro di “sostenibilità” che tiene conto dei tempi, delle emozioni e dei vissuti di ciascuno. Anche per questo, è utile avere a disposizione una “mappa” con alcuni punti fermi che ci consenta di orientarci in un momento certamente complesso: se anche non percorreremo la strada “perfetta”, impareremo muoverci su percorsi alternativi per arrivare comunque alla meta. Ovvero, accompagnare i bambini a crescere in modo sereno nella famiglia che cambia forma.